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Ivan Theimer – Alle Porte d’Oriente
La mostra raccoglie, sul sagrato del Duomo di Massa, con sfondo la candida facciata della Cattedrale, undici grandi opere di un protagonista della scultura internazionale contemporanea: l’artista moravo Ivan Theimer
Comunicato stampa
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Mostra promossa dal Comune di Massa e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, con il patrocinio della Provincia di Massa-Carrara e organizzata da Conftourist in collaborazione con la Galerie Claude Bernard di Parigi
La mostra raccoglie, sul sagrato del Duomo di Massa, con sfondo la candida facciata della Cattedrale, undici grandi opere di un protagonista della scultura internazionale contemporanea: l’artista moravo Ivan Theimer.
Le opere, esposte a Massa dal 20 dicembre 2006 al 14 gennaio 2007, rispecchiano le peculiarità dell’arte di Theimer, dove la scultura classica convive e si alimenta di echi orientali. L’Europa e l’Oriente si intrecciano ma senza gli esotismi in cui si smarriscono gli europei che si innamorano dell’Oriente. Ivan Theimer guarda le cose da una prospettiva diversa, quella di uno slavo centroeuropeo: quello che per noi è orientale per lui è naturalmente meridionale e mediterraneo. Lontano dal giudicare l’ellenismo come romanizzazione dell’eredità greca, Theimer lo considera un fenomeno più globale e cosmopolita, consapevole che la diffusione del gusto dei caratteri ellenici penetrò ben al di là del mondo mediterraneo, in Africa come in Asia, creando le condizioni per una contaminazione con le culture orientali che ci permettono di trovare memorie greco romane in Magreb o in Somalia, in Afganistan in India.
La scultura di Theimer procede sempre come una sinfonia, con un tema accennato e che sembra lentamente emergergere dal fondo, eco lontana e quasi indistinta che poi si precisa e si sviluppa, riemerge più volte, si fa spazio e si espande fino a diventare motivo dominante.
Tra le undici opere che occuperanno il suggestivo sfondo della facciata della Cattedrale, Testa di Medusa suggerisce, con le ambigue origini della sua simbologia, un’ambivalenza di significato: malocchio per il pavido ed inesperto novizio, salvezza per il sapiente che sembra scansare il pericolo e piegare la potenza della natura a suo vantaggio. A ciò fa immediato riscontro la Grande Tartaruga, che contrappone alla frenesia dei moderni la sapienza degli antichi, per i quali il segreto della felicità è la lentezza.
Le due Tartarughe con stele che si fronteggiano ai lati della balaustra, portando sul dorso i simboli delle antiche civiltà, suggeriscono che prima o poi anche la diversità degli opposti tornerà ad incontrarsi. Certo il passo della tartaruga è lento, a volte lentissimo, ma la tartaruga è animale di lunga vita e di straordinaria pazienza.
Scoperta, rispetto e anche omaggio alla diversità, è in effetti l’inusitata “tredicesima” fatica di Ercole, che solleva un obelisco egizio, omaggio ad un paese estraneo alla civiltà della Grecia classica, ma fulcro di civilizzazione ellenistica dopo la conquista di Alessandro.
Dall’Oriente viene anche la figura di Tobiolo, il bambino che si affaccia alla vita confidando sulla protezione di quello strano personaggio che poi si rivela essere l’arcangelo Gabriele, modello originario dell’angelo custode. Tobiolo è il bambino curioso che scopre la vita, lasciandosi guidare in un’avventura straordinaria che lo porta a vincere le forze del male e a trovare anche il rimedio per guarire la cecità del padre. Con quel suo copricapo bizantino e decorato all’orientale, parla delle sue origini e suggerisce da dove proviene la fede nella potenza salvifica del pesce, prima ancora che questi diventi il simbolo del cristiano risanato dall’acqua santa del Giordano.
E così sono ancora dei bambini, ricalcati sulla figura di Tobiolo, a guidare la nostra attenzione alle Porte d’Oriente, qui rappresentate dalla Porta di Cirillo e Metodio. Dedicata ai due santi, di origine greca e di fede orientale, primi evangelizzatori della Moravia che poi accettarono la guida del papa di Roma, questa porta celebra i primi ispiratori della riunificazione fra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. Diventati un simbolo per l’intera cristianità, recentemente Giovanni Paolo II li ha voluti idealmente affiancare a San Benedetto come patroni d’Europa.
La Porta di Cirillo e Metodio lascia emergere dal profondo simboli consueti: il serpente, il ramarro, o la memoria di sacri racconti, come quello di Adamo ed Eva o quello di Tobiolo e il suo Angelo, o simboli grafici ancora più ancestrali e misteriosi. Ma soprattutto ripete più volte, come un richiamo preciso e puntuale, il motivo della porta stretta, poco più che una fessura, un pertugio sottile dentro cui è costretta a passare, come un alito di vento, la ricerca della verità.
La mostra raccoglie, sul sagrato del Duomo di Massa, con sfondo la candida facciata della Cattedrale, undici grandi opere di un protagonista della scultura internazionale contemporanea: l’artista moravo Ivan Theimer.
Le opere, esposte a Massa dal 20 dicembre 2006 al 14 gennaio 2007, rispecchiano le peculiarità dell’arte di Theimer, dove la scultura classica convive e si alimenta di echi orientali. L’Europa e l’Oriente si intrecciano ma senza gli esotismi in cui si smarriscono gli europei che si innamorano dell’Oriente. Ivan Theimer guarda le cose da una prospettiva diversa, quella di uno slavo centroeuropeo: quello che per noi è orientale per lui è naturalmente meridionale e mediterraneo. Lontano dal giudicare l’ellenismo come romanizzazione dell’eredità greca, Theimer lo considera un fenomeno più globale e cosmopolita, consapevole che la diffusione del gusto dei caratteri ellenici penetrò ben al di là del mondo mediterraneo, in Africa come in Asia, creando le condizioni per una contaminazione con le culture orientali che ci permettono di trovare memorie greco romane in Magreb o in Somalia, in Afganistan in India.
La scultura di Theimer procede sempre come una sinfonia, con un tema accennato e che sembra lentamente emergergere dal fondo, eco lontana e quasi indistinta che poi si precisa e si sviluppa, riemerge più volte, si fa spazio e si espande fino a diventare motivo dominante.
Tra le undici opere che occuperanno il suggestivo sfondo della facciata della Cattedrale, Testa di Medusa suggerisce, con le ambigue origini della sua simbologia, un’ambivalenza di significato: malocchio per il pavido ed inesperto novizio, salvezza per il sapiente che sembra scansare il pericolo e piegare la potenza della natura a suo vantaggio. A ciò fa immediato riscontro la Grande Tartaruga, che contrappone alla frenesia dei moderni la sapienza degli antichi, per i quali il segreto della felicità è la lentezza.
Le due Tartarughe con stele che si fronteggiano ai lati della balaustra, portando sul dorso i simboli delle antiche civiltà, suggeriscono che prima o poi anche la diversità degli opposti tornerà ad incontrarsi. Certo il passo della tartaruga è lento, a volte lentissimo, ma la tartaruga è animale di lunga vita e di straordinaria pazienza.
Scoperta, rispetto e anche omaggio alla diversità, è in effetti l’inusitata “tredicesima” fatica di Ercole, che solleva un obelisco egizio, omaggio ad un paese estraneo alla civiltà della Grecia classica, ma fulcro di civilizzazione ellenistica dopo la conquista di Alessandro.
Dall’Oriente viene anche la figura di Tobiolo, il bambino che si affaccia alla vita confidando sulla protezione di quello strano personaggio che poi si rivela essere l’arcangelo Gabriele, modello originario dell’angelo custode. Tobiolo è il bambino curioso che scopre la vita, lasciandosi guidare in un’avventura straordinaria che lo porta a vincere le forze del male e a trovare anche il rimedio per guarire la cecità del padre. Con quel suo copricapo bizantino e decorato all’orientale, parla delle sue origini e suggerisce da dove proviene la fede nella potenza salvifica del pesce, prima ancora che questi diventi il simbolo del cristiano risanato dall’acqua santa del Giordano.
E così sono ancora dei bambini, ricalcati sulla figura di Tobiolo, a guidare la nostra attenzione alle Porte d’Oriente, qui rappresentate dalla Porta di Cirillo e Metodio. Dedicata ai due santi, di origine greca e di fede orientale, primi evangelizzatori della Moravia che poi accettarono la guida del papa di Roma, questa porta celebra i primi ispiratori della riunificazione fra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. Diventati un simbolo per l’intera cristianità, recentemente Giovanni Paolo II li ha voluti idealmente affiancare a San Benedetto come patroni d’Europa.
La Porta di Cirillo e Metodio lascia emergere dal profondo simboli consueti: il serpente, il ramarro, o la memoria di sacri racconti, come quello di Adamo ed Eva o quello di Tobiolo e il suo Angelo, o simboli grafici ancora più ancestrali e misteriosi. Ma soprattutto ripete più volte, come un richiamo preciso e puntuale, il motivo della porta stretta, poco più che una fessura, un pertugio sottile dentro cui è costretta a passare, come un alito di vento, la ricerca della verità.
20
dicembre 2006
Ivan Theimer – Alle Porte d’Oriente
Dal 20 dicembre 2006 al 14 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
DUOMO
Massa, Piazza Duomo, (MASSA)
Massa, Piazza Duomo, (MASSA)
Editore
BANDECCHI & VIVALDI
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore