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Luigi Serafini – Luna-Pac Serafini
il Padiglione d’Arte Contemporanea dedica una mostra antologica a Luigi Serafini (Roma, 1949), artista dal talento eclettico e bizzarro, ironico viaggiatore nei territori dell’inconscio culturale e dell’immaginario sociale, il cui lavoro si sviluppa sempre all’insegna dello spiazzamento e della sorpresa
Comunicato stampa
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A 25 anni dalla pubblicazione di quell’enciclopedia visionaria che è il Codex Seraphinianus, pubblicato da Franco Maria Ricci nel 1981 (e oggi appena riedito per i tipi di Rizzoli, con diverse tavole inedite), il Padiglione d’Arte Contemporanea dedica una mostra antologica a Luigi Serafini (Roma, 1949), artista dal talento eclettico e bizzarro, ironico viaggiatore nei territori dell’inconscio culturale e dell’immaginario sociale, il cui lavoro si sviluppa sempre all’insegna dello spiazzamento e della sorpresa.
Pittore, scultore, disegnatore raffinato e imprevedibile, architetto, designer, scenografo, costumista (per il Teatro della Scala, il Piccolo Teatro di Milano, la Tv), e ancora ceramista, polemista, scrittore (suoi testi sono stati pubblicati da Archinto e da Bompiani), “impareggiabile miniatore e instancabile artigiano, che all'arte chiede di essere un parco dei divertimenti, uno sterminato luna park, un paradiso per bambini”, come ha scritto di lui Vittorio Sgarbi, Luigi Serafini è un artista trasversale e difficilmente inquadrabile in correnti o movimenti, anticipatore di tendenze e instancabile giocoliere della parola e dell’immagine.
La mostra ripercorre, in maniera trasversale e tutt’altro che didascalica, le tappe principali del lavoro di Serafini, che si sviluppa con coerenza ma anche con continui salti linguistici e concettuali dalle pagine, per loro statuto illeggibili, del Codex, ai celebri “repaintings” digitali, ricombinazioni e reinvenzioni di certa pittura neoclassica. Si attraversa il folle universo serafiniano tra fantastici e strani diorami, scenografie, quadrerie, nonché tra alcune delle sue creazioni più celebri: dalle mucche-cetrioli, agli ombrelli con le zampe, ai Pesci-occhi, alle tassidermiche Gal-Galline, e così via, fino alla paradossale installazione della Famiglia Gomitaly e alla bellissima ed erotica Lady C., la grande donna-carota in grandezza naturale, che genera carote dalle mani aperte.
Per la prima volta sono esposte al grande pubblico le tavole originali del Codex Seraphinianus, un libro che ripercorre in chiave utopica e fantastica tutti i campi dello scibile, dalla zoologia alla botanica, dalla mineralogia all’etnografia, dalla fisica alla tecnologia, e che valse al suo autore le attenzioni di scrittori e intellettuali fuori dagli schemi, da Italo Calvino, a Giorgio Manganelli, a Federico Zeri e molti altri, oltre che recensioni su giornali di mezzo mondo.
Italo Calvino rimase affascinato dalla sua visionarietà, e ne descrisse minutamente le regole, i meccanismi interni, le figure retoriche a cui questa, a suo parere, sottostava, sostenendo che, “come l’Ovidio delle Metamorfosi, Serafini crede nella contiguità e permeabilità d’ogni territorio dell’esistere: l’anatomico e il meccanico si scambiano le loro morfologie, l’umano e il vegetale si completano… il vegetale si sposa al merceologico… lo zoologico al minerale, e così il cementizio e il geologico, l’araldico e il tecnologico, il selvaggio e il metropolitano, lo scritto e il vivente”. Mentre Federico Zeri, dal canto suo, vi ritrovò le tracce delle influenze più disparate, da Arcimboldi a Bosch, fino alle “macchine inutili di Munari, i ‘Templi dell’Uovo’ di Fabrizio Clerici, Gaudì, oltre che la letteratura di fantascienza, le alchimie verbali di Jules Laforgue, lo sfrenato meccanismo, di paradossale astrattezza, di Raymond Russell, il surreale giuoco di metamorfosi di Alberto Savinio, e altro ancora”.
Pittore, scultore, disegnatore raffinato e imprevedibile, architetto, designer, scenografo, costumista (per il Teatro della Scala, il Piccolo Teatro di Milano, la Tv), e ancora ceramista, polemista, scrittore (suoi testi sono stati pubblicati da Archinto e da Bompiani), “impareggiabile miniatore e instancabile artigiano, che all'arte chiede di essere un parco dei divertimenti, uno sterminato luna park, un paradiso per bambini”, come ha scritto di lui Vittorio Sgarbi, Luigi Serafini è un artista trasversale e difficilmente inquadrabile in correnti o movimenti, anticipatore di tendenze e instancabile giocoliere della parola e dell’immagine.
La mostra ripercorre, in maniera trasversale e tutt’altro che didascalica, le tappe principali del lavoro di Serafini, che si sviluppa con coerenza ma anche con continui salti linguistici e concettuali dalle pagine, per loro statuto illeggibili, del Codex, ai celebri “repaintings” digitali, ricombinazioni e reinvenzioni di certa pittura neoclassica. Si attraversa il folle universo serafiniano tra fantastici e strani diorami, scenografie, quadrerie, nonché tra alcune delle sue creazioni più celebri: dalle mucche-cetrioli, agli ombrelli con le zampe, ai Pesci-occhi, alle tassidermiche Gal-Galline, e così via, fino alla paradossale installazione della Famiglia Gomitaly e alla bellissima ed erotica Lady C., la grande donna-carota in grandezza naturale, che genera carote dalle mani aperte.
Per la prima volta sono esposte al grande pubblico le tavole originali del Codex Seraphinianus, un libro che ripercorre in chiave utopica e fantastica tutti i campi dello scibile, dalla zoologia alla botanica, dalla mineralogia all’etnografia, dalla fisica alla tecnologia, e che valse al suo autore le attenzioni di scrittori e intellettuali fuori dagli schemi, da Italo Calvino, a Giorgio Manganelli, a Federico Zeri e molti altri, oltre che recensioni su giornali di mezzo mondo.
Italo Calvino rimase affascinato dalla sua visionarietà, e ne descrisse minutamente le regole, i meccanismi interni, le figure retoriche a cui questa, a suo parere, sottostava, sostenendo che, “come l’Ovidio delle Metamorfosi, Serafini crede nella contiguità e permeabilità d’ogni territorio dell’esistere: l’anatomico e il meccanico si scambiano le loro morfologie, l’umano e il vegetale si completano… il vegetale si sposa al merceologico… lo zoologico al minerale, e così il cementizio e il geologico, l’araldico e il tecnologico, il selvaggio e il metropolitano, lo scritto e il vivente”. Mentre Federico Zeri, dal canto suo, vi ritrovò le tracce delle influenze più disparate, da Arcimboldi a Bosch, fino alle “macchine inutili di Munari, i ‘Templi dell’Uovo’ di Fabrizio Clerici, Gaudì, oltre che la letteratura di fantascienza, le alchimie verbali di Jules Laforgue, lo sfrenato meccanismo, di paradossale astrattezza, di Raymond Russell, il surreale giuoco di metamorfosi di Alberto Savinio, e altro ancora”.
10
maggio 2007
Luigi Serafini – Luna-Pac Serafini
Dal 10 maggio al 17 giugno 2007
arte contemporanea
Location
PAC – PADIGLIONE D’ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Palestro, 14, (Milano)
Milano, Via Palestro, 14, (Milano)
Biglietti
€ 5 intero - € 3 ridotti e studenti - € 2 scolaresche
Orario di apertura
9.30 – 19.00 tutti i giorni. Giovedì fino alle 21
Vernissage
10 Maggio 2007, ore 18:30-21
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
STUDIO DE ANGELIS
Autore