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Antonio Possenti – Nel sogno abitato. Storie dipinte di Dino Campana
La rivisitazione iconografica, che Possenti conduce intorno alla leggendaria parabola esistenziale di Campana, tocca gli episodi più significativi
Comunicato stampa
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Dino Campana
All’opera e alla vita di Dino Campana, in occasione del settantacinquesimo anniversario della scomparsa del poeta (nato a Marradi nel 1885 e morto nel manicomio di Castelpulci nel 1932), Antonio Possenti dedica la mostra che inaugura giovedì 28 giugno nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. Curata da Giovanni Faccenda, Nel sogno abitato. Storie dipinte di Dino Campana, promossa dal Comune di Firenze, Assessorato alla Cultura e organizzata dallo studio di architettura Alessandro Luzzi Workshop.
L’incontro con poeti e scrittori è quasi un punto destinale per il pittore lucchese come dimostrano alcune sue mostre, da Arthur Rimbaud. Occasioni e suggestioni, Sala delle Reali Poste, Firenze 1999, a Lo zoo dell'anima. Gli Animali nella poesia di Giovanni Pascoli, nella foresteria di Casa Pascoli a Castelvecchio Pascoli, 2005, a Bestie. Antonio Possenti, Federico Tozzi. Sessantanove dipinti per sessantanove racconti, Magazzini del Sale, Siena, 2006. In questa esposizione, l’artista compie un vero e proprio viaggio creativo intorno al mondo poetico e biografico di Dino Campana: le quarantacinque opere in mostra testimoniano la perfetta e riuscita traduzione di quel linguaggio in una lingua, se possibile, ancora più lirica, visionaria, realistica e fantastica al tempo stesso. Possenti si è immedesimato – lui stesso parla di “transfert” – nelle passioni letterarie e amorose, nei viaggi, nei miti, nelle violente critiche al sistema culturale, nella vena di follia che ha attraversato tutta la breve vita del poeta, traducendole in opere pittoriche piene di spunti narrativi autonomi, intuizioni sorprendenti, riferimenti chiari ma che conservano intatto l’enigma.
“Mi sono nutrito, e continuo a farlo, di letteratura – dice Antonio Possenti – sono stato, soprattutto in passato, un lettore tanto accanito quanto disordinato, non avendo avuto argomenti di particolare preferenza. Il libro, del resto, mi ha dato modo di esercitare una tendenza istintiva: l’abbandono alla fantasia. Campana in questo è stato uno dei miei numi tutelari.”
La rivisitazione iconografica, che Possenti conduce intorno alla leggendaria parabola esistenziale di Campana, tocca gli episodi più significativi: l’adolescenza inquieta a Marradi segnata dal rapporto morboso con la madre; le prime fughe verso Milano, Genova, il Canton Ticino, la Francia, e la partenza tanto sognata per il Nuovo Mondo, l’Argentina, Buenos Aires e la Pampa; la Firenze ostile che lo tiene a distanza dai suoi cenacoli culturali; Soffici e Papini che smarriscono l’unica copia del manoscritto Il più lungo giorno, e lui – come leggenda vuole – che lo riscrive in poco tempo, e anche meglio, fino a pubblicarlo a proprie spese con il nuovo titolo, I canti Orfici; la tormentata e passionale relazione con Sibilla Aleramo; il lungo pellegrinaggio verso la Verna; l‘internamento nei vari manicomi fino alla reclusione definitiva in quello di Castelpulci. I temi s’intrecciano – sonno e veglia, la notte e il viaggio, il bestiario - tanto da scoprire più d’una analogia biografica, culturale e sentimentale tra Campana e Possenti. I miti campaniani diventano, per l’artista lucchese, pretesti di racconto, di pittura, di vere e proprie escursioni fantastiche: rivivono, così, le città portuali, le enormi prostitute, la schiava adolescente che ha fatto palpitare più d’una generazione. E l’estrema deriva del manicomio.
La varietà dei temi, la fantasia che li alimenta, il riflesso analitico che li accompagna hanno in se’ una caratteristica originale: il diletto e la meraviglia del loro autore. Un diletto riconducibile, come scrive Giovanni Faccenda, piuttosto al gesto creativo, perché la gioia e l’aria felice che qualcuno ha osservato nel lavoro di Possenti, se esiste, è solo in superficie, ed ingannevole è, in questo senso, la vocazione all’uso colore. Scendendo in profondità prende forma e sostanza semmai una fiaba triste, densa di riflessioni che riguardano anche il nostro quotidiano, distillato, attraverso suggestive citazioni che subito ci riportano alla storia di Campana.
Una storia straordinaria che Possenti è riuscito a raccontare con il suo personalissimo alfabeto di colori, secondo uno schema che, negli ultimi anni, ha accolto al suo interno sfumature divisioniste, tali da impreziosire un impianto cromatico che già si distingueva per le sue effervescenze. Resta, comunque, la singolare costruzione specifica di ogni parte del dipinto, la nascita e la maturità di figure, oggetti ed animali, che prendono improvvisamente corpo dalla prima stesura, e poi si inseriscono, come teatranti guidati dal loro regista, in un canovaccio di natura atipica.
La mostra nasce in relazione al Premio Letterario “Dino Campana” che si terrà ad ottobre 2007 a Marradi.
Dino Campana
All’opera e alla vita di Dino Campana, in occasione del settantacinquesimo anniversario della scomparsa del poeta (nato a Marradi nel 1885 e morto nel manicomio di Castelpulci nel 1932), Antonio Possenti dedica la mostra che inaugura giovedì 28 giugno nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. Curata da Giovanni Faccenda, Nel sogno abitato. Storie dipinte di Dino Campana, promossa dal Comune di Firenze, Assessorato alla Cultura e organizzata dallo studio di architettura Alessandro Luzzi Workshop.
L’incontro con poeti e scrittori è quasi un punto destinale per il pittore lucchese come dimostrano alcune sue mostre, da Arthur Rimbaud. Occasioni e suggestioni, Sala delle Reali Poste, Firenze 1999, a Lo zoo dell'anima. Gli Animali nella poesia di Giovanni Pascoli, nella foresteria di Casa Pascoli a Castelvecchio Pascoli, 2005, a Bestie. Antonio Possenti, Federico Tozzi. Sessantanove dipinti per sessantanove racconti, Magazzini del Sale, Siena, 2006. In questa esposizione, l’artista compie un vero e proprio viaggio creativo intorno al mondo poetico e biografico di Dino Campana: le quarantacinque opere in mostra testimoniano la perfetta e riuscita traduzione di quel linguaggio in una lingua, se possibile, ancora più lirica, visionaria, realistica e fantastica al tempo stesso. Possenti si è immedesimato – lui stesso parla di “transfert” – nelle passioni letterarie e amorose, nei viaggi, nei miti, nelle violente critiche al sistema culturale, nella vena di follia che ha attraversato tutta la breve vita del poeta, traducendole in opere pittoriche piene di spunti narrativi autonomi, intuizioni sorprendenti, riferimenti chiari ma che conservano intatto l’enigma.
“Mi sono nutrito, e continuo a farlo, di letteratura – dice Antonio Possenti – sono stato, soprattutto in passato, un lettore tanto accanito quanto disordinato, non avendo avuto argomenti di particolare preferenza. Il libro, del resto, mi ha dato modo di esercitare una tendenza istintiva: l’abbandono alla fantasia. Campana in questo è stato uno dei miei numi tutelari.”
La rivisitazione iconografica, che Possenti conduce intorno alla leggendaria parabola esistenziale di Campana, tocca gli episodi più significativi: l’adolescenza inquieta a Marradi segnata dal rapporto morboso con la madre; le prime fughe verso Milano, Genova, il Canton Ticino, la Francia, e la partenza tanto sognata per il Nuovo Mondo, l’Argentina, Buenos Aires e la Pampa; la Firenze ostile che lo tiene a distanza dai suoi cenacoli culturali; Soffici e Papini che smarriscono l’unica copia del manoscritto Il più lungo giorno, e lui – come leggenda vuole – che lo riscrive in poco tempo, e anche meglio, fino a pubblicarlo a proprie spese con il nuovo titolo, I canti Orfici; la tormentata e passionale relazione con Sibilla Aleramo; il lungo pellegrinaggio verso la Verna; l‘internamento nei vari manicomi fino alla reclusione definitiva in quello di Castelpulci. I temi s’intrecciano – sonno e veglia, la notte e il viaggio, il bestiario - tanto da scoprire più d’una analogia biografica, culturale e sentimentale tra Campana e Possenti. I miti campaniani diventano, per l’artista lucchese, pretesti di racconto, di pittura, di vere e proprie escursioni fantastiche: rivivono, così, le città portuali, le enormi prostitute, la schiava adolescente che ha fatto palpitare più d’una generazione. E l’estrema deriva del manicomio.
La varietà dei temi, la fantasia che li alimenta, il riflesso analitico che li accompagna hanno in se’ una caratteristica originale: il diletto e la meraviglia del loro autore. Un diletto riconducibile, come scrive Giovanni Faccenda, piuttosto al gesto creativo, perché la gioia e l’aria felice che qualcuno ha osservato nel lavoro di Possenti, se esiste, è solo in superficie, ed ingannevole è, in questo senso, la vocazione all’uso colore. Scendendo in profondità prende forma e sostanza semmai una fiaba triste, densa di riflessioni che riguardano anche il nostro quotidiano, distillato, attraverso suggestive citazioni che subito ci riportano alla storia di Campana.
Una storia straordinaria che Possenti è riuscito a raccontare con il suo personalissimo alfabeto di colori, secondo uno schema che, negli ultimi anni, ha accolto al suo interno sfumature divisioniste, tali da impreziosire un impianto cromatico che già si distingueva per le sue effervescenze. Resta, comunque, la singolare costruzione specifica di ogni parte del dipinto, la nascita e la maturità di figure, oggetti ed animali, che prendono improvvisamente corpo dalla prima stesura, e poi si inseriscono, come teatranti guidati dal loro regista, in un canovaccio di natura atipica.
La mostra nasce in relazione al Premio Letterario “Dino Campana” che si terrà ad ottobre 2007 a Marradi.
28
giugno 2007
Antonio Possenti – Nel sogno abitato. Storie dipinte di Dino Campana
Dal 28 giugno al 29 luglio 2007
arte contemporanea
Location
PALAZZO VECCHIO
Firenze, Piazza Della Signoria, (Firenze)
Firenze, Piazza Della Signoria, (Firenze)
Orario di apertura
dalle ore 10 alle ore 19
Vernissage
28 Giugno 2007, ore 18
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore