Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Vincenzo Balsamo – Il soffio dell’infinito
La Galleria MOdenArte riapre al pubblico dopo la pausa estiva con la grande mostra antologica di Vincenzo Balsamo
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria MOdenArte riapre al pubblico dopo la pausa estiva con la grande mostra antologica di Vincenzo Balsamo “Il soffio dell’infinito”. Curata da Maurizio Vanni, l’esposizione ripercorre i cinquant’anni di attività dell’artista, presentando alcune opere del suo periodo figurativo, risalenti agli anni Cinquanta e Sessanta, e del suo avvicinamento alla pittura astratta, passando per i cicli delle Decomposizioni (1975-77), delle Nebulose (1977) e delle Evocazioni (1978-79), fino ad arrivare ai più noti quadri lirico-astratti degli anni Ottanta e Novanta.
Come sottolinea Maurizio Vanni nell’introduzione al bel libro-catalogo (Carlo Cambi Editore), Balsamo fin dai primi lavori si è confrontato con l’importante dilemma che dai tempi antichi affascina la mente degli uomini: l’idea dello spazio, finito e infinito. L’artista, consapevole che le immagini fenomeniche percepite dalla natura sono i risultati formali scaturiti da energie primordiali, ha ritenuto necessario, per la sua arte, comprendere e indagare queste forze originarie ri-creandole sui supporti che sceglie per dare origine alle proprie opere. Fin dai primi lavori degli anni Cinquanta, Balsamo inizia a suddividere in piani cromatici i suoi paesaggi, trascurando la prospettiva accademica nella ricerca del dato psicologico, fino a proporre delle visioni quasi metafisiche delle nature morte. Dice a questo proposito lo stesso Balsamo “In quegli anni…cercavo di personalizzare la visione e di avere un contatto più intimista con l’immagine”
Già negli anni Sessanta l’artista supera il dualismo tra finito e infinito, tra luce e ombra, tra volumi e spazio: i ritratti si mostrano permeati di una luce artificiosa che sembra generarsi dall’interno delle figure irradiandosi fino al rigoroso e bidimensionale spazio circostante. Agli inizi degli anni Settanta l’evoluzione artistica di Balsamo lo porta a considerare l’infinito e il finito come aspetti complementari della realtà: ne risultano paesaggi e nature morte dove il finito non è mai fuori dall’infinito, non esistono più distinzioni tra volume e spazio, tra colori freddi e caldi, tra luci e ombre, le superfici diventano quasi monocromatiche, il segno si fa sempre più rapido e fluido in un divenire che comunque permette allo spettatore di calarsi in un’illusione di profondità.
Dopo la metà degli anni Settanta Balsamo propone le Decomposizioni, le Combustioni, le Vocazioni e le Nebulose. Sono lavori che manifestano il massimo grado di libertà, di apertura mentale, di ricerca interiore e un’ulteriore sperimentazione anche attraverso inediti strumenti espressivi. L’essenza fisica viene talmente violata da trasformarsi in filamenti fluttuanti, in dinamici e coloratissimi frammenti, in un’immagine di creazione intesa come genesi.
Dagli anni Novanta Vincenzo Balsamo non è più legato alle ricerche informali o astratte, bensì alla consapevolezza che la natura è di per sé un mistero impenetrabile e insondabile. Nell’ultimo ciclo di opere le forme, la luce, la superficie e il colore sono in perfetta armonia e simbiosi. L’artista adesso ricorre a forme casuali che si collegano, si incastrano, si sovrappongono e si riducono di continuo in frantumi, in perenne evoluzione, in eterno inseguimento. Le composizioni degli anni Novanta si presentano come una fitta trama di tratti e segni, e guardando più volte la stessa opera si ha la sensazione che qualcosa cambi in divenire, creando una luminescenza dalla quale nasce un effetto ottico di distanza. Maurizio Vanni conclude il suo intervento con una significativa affermazione di Balsamo:; “Negli anni novanta ho riscoperto il segreto della luce. La luce è vita. Con la luce trovo stimoli inediti e intimistici e la luminescenza mi permette di entrare nelle mie opere attraverso una totale partecipazione di me stesso. Anche i colori, spesso, sono legati alla luce”
Vincenzo Balsamo: la vita
Nato a Brindisi nel 1935, Vincenzo Balsamo è andato a Roma da ragazzo e lì, già sul finire degli anni Cinquanta, ha trovato la propria cittadinanza, non soltanto artistica. La sua formazione, lunga e ricca, ha preso le mosse dal post-impressionismo raggiungendo, via via, l'affinamento di un linguaggio pittorico inconfondibile in cui si avverte, come in sottofondo, il dialogo con Klee e Kandinsky ma anche un'appartenenza "di concetto" a Mondrian e a Rothko.
Dopo le prime mostre italiane, comincia a viaggiare in Europa e conosce Andrè Verdet, Cèsar e Hartung. Tutti incontri che lo avvicinano alla condizione della grande arte europea di quegli anni.
Nella sua inesauribile produzione sono da ricordare, tra gli altri, il ciclo delle "Decomposizioni" (1976-77) e quello delle "Evocazioni" (1978-79) mentre, a partire dal decennio successivo, l'artista ha modo di perfezionare al massimo il proprio personalissimo linguaggio aggiungendovi una inedita qualità lirica.
Nel 1993 si stabilisce a Parigi dove conserva ancora lo studio anche dopo il trasferimento a Verona, dove attualmente vive e lavora.
Innumerevoli mostre che lo hanno visto protagonista in questi anni in Italia (Roma, Torino, Milano, Bologna) e all'estero (Parigi, Zurigo, Cannes, Ginevra, Nizza).
La mostra ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Modena ed il contributo dell’agenzia di viaggi Fireball Tour e del negozio di artigianato etnico Geko - Madre Terra.
Come sottolinea Maurizio Vanni nell’introduzione al bel libro-catalogo (Carlo Cambi Editore), Balsamo fin dai primi lavori si è confrontato con l’importante dilemma che dai tempi antichi affascina la mente degli uomini: l’idea dello spazio, finito e infinito. L’artista, consapevole che le immagini fenomeniche percepite dalla natura sono i risultati formali scaturiti da energie primordiali, ha ritenuto necessario, per la sua arte, comprendere e indagare queste forze originarie ri-creandole sui supporti che sceglie per dare origine alle proprie opere. Fin dai primi lavori degli anni Cinquanta, Balsamo inizia a suddividere in piani cromatici i suoi paesaggi, trascurando la prospettiva accademica nella ricerca del dato psicologico, fino a proporre delle visioni quasi metafisiche delle nature morte. Dice a questo proposito lo stesso Balsamo “In quegli anni…cercavo di personalizzare la visione e di avere un contatto più intimista con l’immagine”
Già negli anni Sessanta l’artista supera il dualismo tra finito e infinito, tra luce e ombra, tra volumi e spazio: i ritratti si mostrano permeati di una luce artificiosa che sembra generarsi dall’interno delle figure irradiandosi fino al rigoroso e bidimensionale spazio circostante. Agli inizi degli anni Settanta l’evoluzione artistica di Balsamo lo porta a considerare l’infinito e il finito come aspetti complementari della realtà: ne risultano paesaggi e nature morte dove il finito non è mai fuori dall’infinito, non esistono più distinzioni tra volume e spazio, tra colori freddi e caldi, tra luci e ombre, le superfici diventano quasi monocromatiche, il segno si fa sempre più rapido e fluido in un divenire che comunque permette allo spettatore di calarsi in un’illusione di profondità.
Dopo la metà degli anni Settanta Balsamo propone le Decomposizioni, le Combustioni, le Vocazioni e le Nebulose. Sono lavori che manifestano il massimo grado di libertà, di apertura mentale, di ricerca interiore e un’ulteriore sperimentazione anche attraverso inediti strumenti espressivi. L’essenza fisica viene talmente violata da trasformarsi in filamenti fluttuanti, in dinamici e coloratissimi frammenti, in un’immagine di creazione intesa come genesi.
Dagli anni Novanta Vincenzo Balsamo non è più legato alle ricerche informali o astratte, bensì alla consapevolezza che la natura è di per sé un mistero impenetrabile e insondabile. Nell’ultimo ciclo di opere le forme, la luce, la superficie e il colore sono in perfetta armonia e simbiosi. L’artista adesso ricorre a forme casuali che si collegano, si incastrano, si sovrappongono e si riducono di continuo in frantumi, in perenne evoluzione, in eterno inseguimento. Le composizioni degli anni Novanta si presentano come una fitta trama di tratti e segni, e guardando più volte la stessa opera si ha la sensazione che qualcosa cambi in divenire, creando una luminescenza dalla quale nasce un effetto ottico di distanza. Maurizio Vanni conclude il suo intervento con una significativa affermazione di Balsamo:; “Negli anni novanta ho riscoperto il segreto della luce. La luce è vita. Con la luce trovo stimoli inediti e intimistici e la luminescenza mi permette di entrare nelle mie opere attraverso una totale partecipazione di me stesso. Anche i colori, spesso, sono legati alla luce”
Vincenzo Balsamo: la vita
Nato a Brindisi nel 1935, Vincenzo Balsamo è andato a Roma da ragazzo e lì, già sul finire degli anni Cinquanta, ha trovato la propria cittadinanza, non soltanto artistica. La sua formazione, lunga e ricca, ha preso le mosse dal post-impressionismo raggiungendo, via via, l'affinamento di un linguaggio pittorico inconfondibile in cui si avverte, come in sottofondo, il dialogo con Klee e Kandinsky ma anche un'appartenenza "di concetto" a Mondrian e a Rothko.
Dopo le prime mostre italiane, comincia a viaggiare in Europa e conosce Andrè Verdet, Cèsar e Hartung. Tutti incontri che lo avvicinano alla condizione della grande arte europea di quegli anni.
Nella sua inesauribile produzione sono da ricordare, tra gli altri, il ciclo delle "Decomposizioni" (1976-77) e quello delle "Evocazioni" (1978-79) mentre, a partire dal decennio successivo, l'artista ha modo di perfezionare al massimo il proprio personalissimo linguaggio aggiungendovi una inedita qualità lirica.
Nel 1993 si stabilisce a Parigi dove conserva ancora lo studio anche dopo il trasferimento a Verona, dove attualmente vive e lavora.
Innumerevoli mostre che lo hanno visto protagonista in questi anni in Italia (Roma, Torino, Milano, Bologna) e all'estero (Parigi, Zurigo, Cannes, Ginevra, Nizza).
La mostra ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Modena ed il contributo dell’agenzia di viaggi Fireball Tour e del negozio di artigianato etnico Geko - Madre Terra.
05
ottobre 2007
Vincenzo Balsamo – Il soffio dell’infinito
Dal 05 ottobre al primo dicembre 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA MODENARTE
Modena, Via Arturo Toscanini, 26, (Modena)
Modena, Via Arturo Toscanini, 26, (Modena)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17.30, il sabato dalle 11 alle 18.30, la domenica e i festivi chiusa
Vernissage
5 Ottobre 2007, ore 18,30
Editore
CARLO CAMBI
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore