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Jimmie Durham
Durham presenta tre installazioni provenienti dalla Fondazione Morra Greco, tra cui un’inedita realizzata con cubi di cemento armato che creano un’immaginaria foresta in scala umana inaridita da una misteriosa pioggia acida.
Comunicato stampa
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Dopo la presentazione della celebre "Venere degli Stracci" di Michelangelo Pistoletto negli straordinari ambienti della chiesa gotica di Donnaregina Vecchia, il Museo MADRE di Napoli propone in collaborazione con la Fondazione Morra Greco, un progetto espositivo di Jimmie Durham.
Jimmie Durham è un Cherokee, nato in Arkansas (USA) nel 1940. È artista visivo, ma anche saggista e attivista politico dell'American Indian Movement. Dedito più al teatro e alla performance negli anni '60 e '70, dagli '80 realizza anche strani oggetti, assemblage e installazioni che trovano la propria fonte maggiore nella sua cultura, che egli impiega per decostruire gli stereotipi e i pregiudizi della cultura occidentale. Per questo è già stato riconosciuto come uno dei protagonisti della corrente internazionale che ha nell'antropologia e nelle tematiche del cosiddetto postcolonialismo due momenti centrali di ispirazione e ha partecipato a diverse mostre internazionali come Documenta IX del 1992 e la 50. Biennale di Venezia. Le sue opere si presentano in primo luogo come attacchi ironici ma incisivi, alla base della cultura occidentale, ancora legata ad una struttura coloniale e analizzano in modo critico il rapporto tra la società e l'architettura, intesa come monumentalità. Ironico e sagace, il lavoro di Durham risponde, con il recupero dei materiali, allo scetticismo della cultura occidentale nei confronti delle credenze e dei modi di vita diversi: un tubo di plastica o un bastone non sono un serpente, ma possono averne la funzione. Per il progetto al MADRE, Durham presenta tre installazioni provenienti dalla Fondazione Morra Greco, tra cui un'inedita realizzata con cubi di cemento armato che creano un'immaginaria foresta in scala umana inaridita da una misteriosa pioggia acida. Delle altre due The "Petrified Forest" (2003) consiste in una sequenza di mobili ed altri oggetti di arredamento da ufficio, come fax e computer sui quali sono stati gettati pietre ed una pioggia, quasi un'eruzione lavica di cemento. Il pubblico può a mala pena districarsi tra questi angusti meandri con un senso di angoscia per una catastrofe avvenuta e al contempo di liberazione dall'alienazione della routine quotidiana del lavoro. In "Something (Perhaps a Fugue or an Elegy)" (2005), presentato alla Biennale di Venezia, invece l'assemblaggio orizzontale di oggetti apparentemente senza nessuna connessione tra loro da vita ad un enigmatico insieme totemico, quasi un contro-meccanismo criticamente aperto ad ogni interpretazione.
In the wake of the successful presentation of the celebrated "Venus of the rags" by Michelangelo Pistoletto in the enchanting scenario of the Donnaregina Vecchia gothic church, the MADRE museum of Naples is going to show an exhibition project by Jimmie Durham in partnership with the Morra Greco Foundation.
Jimmie Durham is a Cherokee, born in Arkansas (USA) in 1940. He is a visual artist, but also an essayist and a political activist with the American Indian Movement. Mainly committed to theatre and performance in the 1960s-70s, from the 1980s he began to create strange objects, assemblages and installations inspired by his culture, that he uses to deconstruct stereotypes and biases of western culture. This earned him the reputation of being one of the leading artists of the international current that draws inspiration from anthropology and postcolonialism themes. He participated to several international exhibitions, such as Documenta IX in 1992 and the 50th Venice Biennale.
His works are ironic but incisive attacks on western culture, still permeated by a colonial structure, through a critical analysis of the relationship between society and architecture seen as monumentality. Ironic and witty, Durham's work responds to the scepticism of western culture towards different beliefs and ways of life by re-using waste materials: a plastic tube or a stick are not a snake, but they can act as one.
For the project at the MADRE museum, Durham will show three installations lent by the Morra Greco Foundation, including a work shown for the first time which consists in reinforced concrete cubes that create an imaginary human-scale forest dried up by a mysterious acid rain. The "Petrified Forest" (2003) instead, consists in office furniture and furnishings, such as computers and faxes, covered by stones and concrete, just as if lava had erupted on them. The public can hardly find their way through these narrow meanders, feeling a sense of anguish for the catastrophe that has occurred, but also a sense of release from the alienation of everyday working routine. In "Something (Perhaps a Fugue or an Elegy)" (2005), presented at the Venice Biennale, the horizontal assemblage of waste materials and objects that apparently have no connection between them forms an enigmatic totem: a sort of counter-mechanism open to any interpretation.
Jimmie Durham è un Cherokee, nato in Arkansas (USA) nel 1940. È artista visivo, ma anche saggista e attivista politico dell'American Indian Movement. Dedito più al teatro e alla performance negli anni '60 e '70, dagli '80 realizza anche strani oggetti, assemblage e installazioni che trovano la propria fonte maggiore nella sua cultura, che egli impiega per decostruire gli stereotipi e i pregiudizi della cultura occidentale. Per questo è già stato riconosciuto come uno dei protagonisti della corrente internazionale che ha nell'antropologia e nelle tematiche del cosiddetto postcolonialismo due momenti centrali di ispirazione e ha partecipato a diverse mostre internazionali come Documenta IX del 1992 e la 50. Biennale di Venezia. Le sue opere si presentano in primo luogo come attacchi ironici ma incisivi, alla base della cultura occidentale, ancora legata ad una struttura coloniale e analizzano in modo critico il rapporto tra la società e l'architettura, intesa come monumentalità. Ironico e sagace, il lavoro di Durham risponde, con il recupero dei materiali, allo scetticismo della cultura occidentale nei confronti delle credenze e dei modi di vita diversi: un tubo di plastica o un bastone non sono un serpente, ma possono averne la funzione. Per il progetto al MADRE, Durham presenta tre installazioni provenienti dalla Fondazione Morra Greco, tra cui un'inedita realizzata con cubi di cemento armato che creano un'immaginaria foresta in scala umana inaridita da una misteriosa pioggia acida. Delle altre due The "Petrified Forest" (2003) consiste in una sequenza di mobili ed altri oggetti di arredamento da ufficio, come fax e computer sui quali sono stati gettati pietre ed una pioggia, quasi un'eruzione lavica di cemento. Il pubblico può a mala pena districarsi tra questi angusti meandri con un senso di angoscia per una catastrofe avvenuta e al contempo di liberazione dall'alienazione della routine quotidiana del lavoro. In "Something (Perhaps a Fugue or an Elegy)" (2005), presentato alla Biennale di Venezia, invece l'assemblaggio orizzontale di oggetti apparentemente senza nessuna connessione tra loro da vita ad un enigmatico insieme totemico, quasi un contro-meccanismo criticamente aperto ad ogni interpretazione.
In the wake of the successful presentation of the celebrated "Venus of the rags" by Michelangelo Pistoletto in the enchanting scenario of the Donnaregina Vecchia gothic church, the MADRE museum of Naples is going to show an exhibition project by Jimmie Durham in partnership with the Morra Greco Foundation.
Jimmie Durham is a Cherokee, born in Arkansas (USA) in 1940. He is a visual artist, but also an essayist and a political activist with the American Indian Movement. Mainly committed to theatre and performance in the 1960s-70s, from the 1980s he began to create strange objects, assemblages and installations inspired by his culture, that he uses to deconstruct stereotypes and biases of western culture. This earned him the reputation of being one of the leading artists of the international current that draws inspiration from anthropology and postcolonialism themes. He participated to several international exhibitions, such as Documenta IX in 1992 and the 50th Venice Biennale.
His works are ironic but incisive attacks on western culture, still permeated by a colonial structure, through a critical analysis of the relationship between society and architecture seen as monumentality. Ironic and witty, Durham's work responds to the scepticism of western culture towards different beliefs and ways of life by re-using waste materials: a plastic tube or a stick are not a snake, but they can act as one.
For the project at the MADRE museum, Durham will show three installations lent by the Morra Greco Foundation, including a work shown for the first time which consists in reinforced concrete cubes that create an imaginary human-scale forest dried up by a mysterious acid rain. The "Petrified Forest" (2003) instead, consists in office furniture and furnishings, such as computers and faxes, covered by stones and concrete, just as if lava had erupted on them. The public can hardly find their way through these narrow meanders, feeling a sense of anguish for the catastrophe that has occurred, but also a sense of release from the alienation of everyday working routine. In "Something (Perhaps a Fugue or an Elegy)" (2005), presented at the Venice Biennale, the horizontal assemblage of waste materials and objects that apparently have no connection between them forms an enigmatic totem: a sort of counter-mechanism open to any interpretation.
29
marzo 2008
Jimmie Durham
Dal 29 marzo al 26 maggio 2008
arte contemporanea
Location
MADRE – MUSEO D’ARTE DONNA REGINA
Napoli, Via Luigi Settembrini, 79, (Napoli)
Napoli, Via Luigi Settembrini, 79, (Napoli)
Biglietti
Intero: € 7.00. Ridotto: € 3.50
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 10.00 – 21.00; sabato e domenica ore 10.00 – 24.00. Chiuso martedì
Vernissage
29 Marzo 2008, ore 19
Editore
ELECTA
Autore
Curatore