I Musei Capitolini, nella sede del Palazzo dei Conservatori, ospitano per la prima volta a Roma dal 3 aprile al 6 luglio 2008 la splendida Testa in bronzo della regina tolemaica Arsinoe III, concessa in prestito temporaneo dal Museo Civico del Palazzo Te di Mantova. Uno scambio tra i due musei che ha previsto l’invio a Mantova di alcuni capolavori delle collezioni di antichità del Palazzo dei Conservatori, del Palazzo Nuovo e della Centrale Montemartini di Roma in occasione della Mostra “La Forza del Bello. L’arte greca conquista l’Italia”.

L’evento è promosso dal Comune di Roma Sovraintendenza ai Beni Culturali in collaborazione con il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova.


Arsinoe III, figlia di Tolemeo III e Berenice II, nacque nel 246 o 245 a.C. e fu regina d'Egitto dal 220 al 204 a.C. Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre del 220 a.C. sposò il fratello Tolemeo IV, con il quale regnò per sedici anni ed ebbe un figlio, Tolemeo V. Nel 217 a.C. si impegnò personalmente nella battaglia di Rafia rivolgendo accorate esortazioni ai soldati, decisive per le sorti dello scontro con le truppe siriane di Antioco III. Coraggiosa ed energica, manifestò il proprio carattere fiero e aristocratico nel giudizio fortemente critico verso la condotta di vita e le inclinazioni del coniuge, uomo descritto dalle fonti come debole, incurante degli affari di Stato, la cui inettitudine accelerò il declino dell'impero tolemaico. Arsinoe fu assassinata per intrighi di corte nell'estate del 204 a.C., poco dopo la morte del fratello-sposo. La folla disperata e inferocita ne vendicò l’omicidio giustiziando i responsabili del delitto.


La popolarità del personaggio è testimoniata dalla varietà di opere che ne celebrano l’immagine: statue onorarie, monete, ritratti e rilievi, ritrovati prevalentemente in Egitto, realizzati durante la sua vita e subito dopo la morte. La produzione di immagini postume sembra rispecchiare una precisa strategia propagandistica del figlio di Arsinoe, il re Tolemeo V, che attraverso il culto della madre intendeva legittimare e rafforzare, nel segno della continuità dinastica, il proprio potere.


La preziosa testa femminile in bronzo del Museo Civico di Mantova , di dimensioni lievemente maggiori del naturale (h. cm 31), è una rarissima testimonianza di ritratto femminile di età ellenistica sopravvissuto al naufragio della bronzistica antica. La magnifica scultura fu donata alla città di Mantova dal diplomatico e collezionista di antichità egiziane Giuseppe Acerbi, console generale austriaco ad Alessandria d’Egitto dal 1826 al 1834. Il luogo del rinvenimento è ignoto, ma la sua provenienza dall’Egitto è altamente probabile.

Il bronzo, caratterizzato da un realismo sobrio e stringato, registra con oggettività i tratti del volto della regina in età matura, pur attenuandone lievemente alcune caratteristiche fisionomiche ben documentate da profili riprodotti su monete dell’epoca. Il raffinato modellato della testa, forse appartenente ad una statua onoraria realizzata dopo la morte della sovrana, riconduce la scultura nell’ambito della ritrattistica in bronzo dell’ellenismo alessandrino ad opera di eccellenti maestranze attive in Egitto tra la fine del III secolo a.C. e i primi del II secolo a.C.

La qualità formale del ritratto, non esente da semplificazioni, non autorizza una sua attribuzione all’ambiente di corte. E’ più ragionevole presumere che la scultura, forse ispirata ad un modello ufficiale, sia stata commissionata da un privato, di rango sociale elevato, nel clima di rivitalizzazione del culto della regina Arsinoe III instaurato dal figlio Tolemeo V.


Sarà possibile dunque ammirare ai Musei Capitolini una scultura di grande valore storico grazie alla generosa collaborazione di Ugo Bazzotti, Direttore del Museo Civico di Palazzo Te, e di Enrico Voceri, Presidente del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura.

Contemporaneamente a Mantova alcune opere dei Musei Capitolini, tra le quali lo Spinario in bronzo donato nel 1471 da Sisto IV al Popolo Romano e da allora conservato nel palazzo della magistratura capitolina, saranno esposte a Palazzo Te, dal 29 marzo 2008, alla mostra La Forza del Bello, ideata e curata da Salvatore Settis. Uno scambio culturale e artistico di alto profilo per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale comune.

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Arsinoe III regina d’Egitto




Nata nel 246 o 245 a.C. da Tolemeo III Euergetes e Berenice II di Cirene, Arsinoe III sposò nel 220 a.C. il fratello Tolemeo IV, asceso al trono d’Egitto nel 222/221 a.C. con il titolo di Theos Philopator (dio che ama il padre). (fig. 1. Ritratto in basalto di Arsinoe III, Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek; fig.2. Ritratto di Tolemeo IV, Boston, Museum of Fine Arts).


L’avvenimento più importante della sua vita fu la partecipazione alla battaglia di Rafia (22 giugno 217 a.C.), durante la guerra tra l’Egitto ed Antioco III di Siria, nella quale la coraggiosa ed energica regina rivolse accorate esortazioni ai soldati che furono decisive per le sorti dello scontro. Rimase poi a fianco del fratello sino al termine della campagna militare, conclusa con l’insperata vittoria dell'esercito tolemaico.


Al ritorno ad Alessandria, in segno di ringraziamento per il successo riportato, Arsinoe dedicò ad Artemide un ricciolo reciso dalla sua chioma. In occasione delle celebrazioni ufficiali per la vittoria, il sinodo sacerdotale, riunitosi a Memphis il 15 novembre 217 a.C., decretò onori divini ad Arsinoe e al fratello Tolemeo IV in qualità di "dei che amano il padre". L'anno successivo i Theoi Philopatores furono integrati nel culto dinastico alessandrino.


Il 9 ottobre 210 a.C. nacque l'erede al trono, il futuro Tolemeo V Epiphanes, che venne subito nominato correggente. Successivamente a questa data la figura di Arsinoe rimase nell'ombra, offuscata dal ruolo emergente assunto da Agatoclea, amante di Tolomeo IV e sorella dello spregiudicato Agatocle, il quale, a giudizio degli scrittori antichi, detenne di fatto il potere insieme con il primo ministro Sosibio. Confuse e incerte sono le notizie secondo le quali la regina sarebbe stata ripudiata dal marito ed esiliata a Cipro tra il 210 e il 204 a.C.


Le fonti antiche descrivono Tolemeo IV come un uomo debole, incurante degli affari di Stato, la cui inettitudine accelerò il declino dell'impero tolemaico. Il re era dedito a una vita di piaceri incentrata intorno al culto di Dioniso, considerato progenitore mitico della dinastia. A questo culto si connette una vicenda che ha per protagonista Arsinoe III: nel corso della celebrazione dei Lagynophoria, festa conviviale dedicata a Dioniso che si svolgeva probabilmente all'interno del palazzo reale, la regina, informatasi sul rituale della festa, espresse con toni accesi e sprezzanti tutto il suo disgusto al vecchio precettore Eratostene, autore della sua biografia. L'episodio illumina un tratto significativo della personalità della regina, il cui spirito fiero e aristocratico si manifestava nel giudizio fortemente critico verso la condotta di vita e le inclinazioni del coniuge.


Fra l'estate e l'autunno del 204 a.C. Tolemeo IV morì per cause che rimangono oscure. Sosibio e Agatocle, temendo che Arsinoe assumesse legittimamente la reggenza in nome del figlio, di appena sei anni, la fecero uccidere e ritardarono di alcuni giorni l'annuncio della morte dei dinasti per meglio predisporre la conquista del potere, che assumeranno nella veste di tutori di Tolemeo V, proclamato re. La reazione della popolazione alessandrina all’annuncio della morte della regina è descritta da Polibio «Dopo che era stata resa pubblica la sua [di Arsinoe] morte ... fu


grande il turbamento delle masse. Nessuno infatti diceva una parola del re, ma, quanto ad Arsinoe, la gente, rinnovando il ricordo ora della sua condizione di orfana, ora delle violenze e degli oltraggi che aveva subìto sin dall'inizio della sua vita e insieme il ricordo delle sventurate circostanze della sua morte, finì per provare tanta tristezza e disperazione che la città si riempì di gemiti, lacrime, lamenti incessanti» (Polibio, XV 25, 8-9. Trad. it. M. Mari). Disperazione che si trasformerà nel tempo in ira incontenibile, sfociando infine in un'efferata vendetta contro i responsabili dell'omicidio che saranno brutalmente massacrati nello stadio di Alessandria verso la fine del 203 a.C. Nel 199/198 a.C. Tolemeo V onorerà il ricordo della madre con l'istituzione di una sacerdotessa eponima, la hiéreia Arsinoes Philopatoros.