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Divus Vespasianus. Il Bimillenario dei Flavi
Gli scritti dei maggiori specialisti e il potere delle immagini ci restituiscono, con la mostra nell’Anfiteatro e nella Domus sul Palatino che dai Flavi prendono il nome, il vero volto degli imperatori di questa dinastia
Comunicato stampa
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La Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma ricorda con una grande mostra la nascita dell’imperatore Vespasiano avvenuta 2000 anni fa. Il 2009 è, dunque, una data importante per la storia di Roma e dell’Impero, occasione per una stagione di iniziative culturali di grande rilievo, proposte dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bimillenario e varate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Tito Flavio Vespasiano nacque a Falacrinae in Sabina, un vicus del territorio di Rieti, esattamente il 17 novembre del 9 d.C.
La mostra Divus Vespasianus. Il bimillenario dei Flavi, curata da Filippo Coarelli in collaborazione con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e con Electa, resta aperta al pubblico dal 27 marzo 2009 fino al 10 gennaio 2010. Racconta le gesta della dinastia Flavia: di Vespasiano (69-79), del primogenito Tito (79-81) e del figlio minore Domiziano (81-96). La mostra comincia al Colosseo, per proseguire lungo un percorso che tocca i monumenti flavi nell’area del Foro e del Palatino con altri due punti espositivi: la Curia e il criptoportico neroniano.
Dopo una lunga e onorata carriera al servizio degli imperatori giulio-claudii nell’ambito dell’amministrazione provinciale e dell’esercito, al momento della morte di Nerone - avvenuta nel 68 d.C. - Vespasiano si trova si trova in Medio Oriente al comando dell’esercito incaricato di reprimere la grande rivolta giudaica, iniziata nel 66 d.C. La scomparsa violenta in un solo anno, il 69 d.C., degli imperatori Galba e Otone, e l’eliminazione di un terzo, Vitellio, da parte dello stesso Vespasiano, gli aprono la via del potere. Viene acclamato imperatore dall’esercito, ad Alessandria, e nel 70 si insedia a Roma. Si trattò di un evento traumatico e del tutto imprevisto, poiché alla dinastia giulio-claudia, appartenente alla più alta nobiltà repubblicana si sostituiva una famiglia modestissima, di origini sabine, priva di tradizioni aristocratiche, segnando una rottura definitiva con la gestione monopolistica del potere da parte dell’aristocrazia senatoria di Roma.
In effetti Vespasiano, ricordato come uomo semplice e dotato di un notevole senso dell’umorismo, proveniva da una sconosciuta famiglia del ceto equestre ed era quello che oggi si definirebbe un self made man. Quando arrivò alla massima carica dello Stato aveva già 60 anni. Svetonio, principale fonte storica con il suo De Vita Caesari, riporta che Vespasiano trovò le finanze statali in una situazione drammatica. A ciò si aggiungeva la debolezza della potenza militare dell’Impero, sottoposto a numerose guerre civili. Quest’ultimo problema venne risolto instaurando una ferrea disciplina nell’esercito. Nel campo delle finanze non solo impose un drastico taglio alle spese di corte, ma introdusse anche nuove imposte. La politica finanziaria di Vespasiano permise di appianare il debito pubblico e consentì anche degli importanti investimenti in lavori pubblici che cambiarono il volto della capitale.
Un altro importante passo della politica di Vespasiano è la volontà di dare un fondamento giuridico alla sua nomina, poiché non esisteva nessuna costituzione scritta che fissasse i poteri dell’imperatore il quale, secondo la consuetudine, veniva acclamato dall’esercito e, in seguito, i poteri venivano confermati dal senato. Una famosa iscrizione , la lex de imperio vespasiani – il cui frammento giunto sino a noi è in mostra alla Curia – è un importante documento che concede a Vespasiano il diritto di compiere tutti gli atti che ritiene indispensabili per il bene dello Stato. Questo atto formale sancisce il consolidamento dell’autorità imperiale.
Vespasiano muore nell’estate del 79 d.C..
L’idea centrale attorno alla quale ruota la mostra è l’immagine di Vespasiano, la novità della sua figura di homo novus, non aristocratico, nel ruolo di imperatore, e la politica popolare e innovativa che egli portò avanti a Roma e nelle province dell’Impero. I primi progetti del suo governo presero le mosse dalla restituzione alla città degli spazi che arbitrariamente Nerone aveva “privatizzato” e incluso nella propria reggia, tra questi la valle tra Oppio, Celio e Palatino che Vespasiano trasformò nel luogo più celebre della romanità: il Colosseo. Al posto del lago artificiale che faceva parte dell’estesa Domus Aurea di Nerone, Vespasiano avvia la costruzione dell’Amphitheatrum Flavium destinato ai popolari spettacoli dei gladiatori e fa costruire una monumentale fontana, la Meta Sudante. È solo nell’80 d.C. che il figlio Tito, ormai imperatore, inaugura il Colosseo.
La mostra si apre con il ritratto di Vespasiano proveniente dalla Ny Carlsberg Glyptoteck di Copenaghen che “corrisponde con piena evidenza alla descrizione che del suo fisico abbiamo degli storici delel sue imprese militari: un vecchio militare di origine plebea, dall’aspetto e nel modo di comportarsi. Invece nel ritratto del Museo Nazionale Romano (in Palazzo Massimo e in mostra, ndr) ci viene presentato il princeps dall’aspetto distinto, intellettuale e vagamente ricordante qualche sovrano ellenistico” (da Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roma, l’arte romana nel centro del potere).
Nell’area dei Fori imperiali, e precisamente nel Templum Pacis costruito all’indomani della guerra giudaica, Vespasiano fa esporre al pubblico il bottino della guerra giudaica (ossia il tesoro del Tempio di Gerusalemme), e le opere d’arte che Nerone aveva raccolto nella sua dimora, la Domus Aurea.
Vespasiano era un gran lavoratore, mattiniero ed efficiente, non amava i luoghi troppo esposti della reggia ufficiale sul Palatino e preferiva vivere più ai margini della città, negli Horti di Sallustio (ora quartiere Ludovisi), una ricca residenza immersa in un grande parco, ma aveva reso accessibili al popolo di Roma anche questi luoghi, poiché – diceva - voleva che le porte della sua dimora fossero sempre aperte agli amici.
Il secondo grande tema della mostra è Roma, che conobbe con la dinastia flavia un’intensa stagione edilizia che ne cambiò radicalmente il volto. Con Vespasiano e soprattutto con l’ultimo principe della dinastia, Domiziano, che affidò i suoi progetti alle audaci soluzioni dell’architetto Rabirio, raggiungono il pieno sviluppo la grande architettura di rappresentanza, ma anche l’urbanistica e l’architettura dei quartieri privati e residenziali: sorgono così i monumentali complessi del Templum Pacis, del Colosseo, del grandioso palazzo dinastico sul Palatino (la Domus Flavia), e ancora il Foro Transitorio, il Tempio di Giove Capitolino (che viene ricostruito due volte, la prima da Vespasiano e la seconda da Domiziano), e sorgono anche - alla luce del disegno di propaganda dinastica elaborato da Domiziano - i vari edifici destinati al culto della gens Flavia: il Tempio di Vespasiano divinizzato (nel Foro), il Divorum (nel Campo Marzio), e il Templum Gentis Flaviae (sul Quirinale).
La mostra si sviluppa principalmente nell’ambulacro del primo piano del Colosseo, che è al contempo oggetto e involucro dell’esposizione e prevede 7 sezioni così articolate:
la gens Flavia
bellum iudaicum
i ritratti della dinastia Flavia
l’urbanistica e l’architettura della Roma flavia
la villa di Domiziano ad Albanum
Miseno – Ercolano – Pompei
I Flavi e le città dell’impero
Prosegue, poi, nella Curia, al centro del Foro Romano, sul tema del Culto imperiale e nel criptoportico neroniano, sul Palatino, riunendo elementi del Palazzo imperiale.
Tra Colosseo, Curia e Criptoportico si svilupperà poi un percorso esterno, che toccherà i grandi monumenti flavi ancora conservati, dall’Arco di Tito alla Domus Flavia sul Palatino, ai vari edifici del Foro. Ecco i punti di visita che verranno illustrati con una pannellistica ad hoc:
meta sudans – valle del Colosseo
arco di Tito
arco di Domiziano
ingresso domus
basilica e aula regia
peristilio – coenatio Jovis
tempio di Minerva e peristilio
horrea Vespasiani
Equus Domitiani
rampa domizianea e atheneum
tempio divo Vespasiano - portico degli dei consentes
Campidoglio - tabularium
Il catalogo, edito da Electa, rifletterà, nel piano generale, la struttura della mostra, ma ne amplierà e arricchirà i contenuti con prospettive più ampie sui grandi temi del periodo, accostando a visioni d’insieme delle grandi aree archeologiche le osservazioni puntuali prodotte dalle ricerche recenti, e proponendo riflessioni su eventi storici come la Guerra Giudaica, e su temi più generali come la propaganda, il linguaggio dell’arte e dell’architettura, e l’amministrazione flavia.
La mostra e il catalogo che lo accompagna offriranno dunque una sintesi preziosa di immagini e di testi sulla dinastia flavia ed avranno il pregio di consentire a molti - anche non antichisti - la lettura e la comprensione di questa grande epoca dell’Impero.
Tito Flavio Vespasiano nacque a Falacrinae in Sabina, un vicus del territorio di Rieti, esattamente il 17 novembre del 9 d.C.
La mostra Divus Vespasianus. Il bimillenario dei Flavi, curata da Filippo Coarelli in collaborazione con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e con Electa, resta aperta al pubblico dal 27 marzo 2009 fino al 10 gennaio 2010. Racconta le gesta della dinastia Flavia: di Vespasiano (69-79), del primogenito Tito (79-81) e del figlio minore Domiziano (81-96). La mostra comincia al Colosseo, per proseguire lungo un percorso che tocca i monumenti flavi nell’area del Foro e del Palatino con altri due punti espositivi: la Curia e il criptoportico neroniano.
Dopo una lunga e onorata carriera al servizio degli imperatori giulio-claudii nell’ambito dell’amministrazione provinciale e dell’esercito, al momento della morte di Nerone - avvenuta nel 68 d.C. - Vespasiano si trova si trova in Medio Oriente al comando dell’esercito incaricato di reprimere la grande rivolta giudaica, iniziata nel 66 d.C. La scomparsa violenta in un solo anno, il 69 d.C., degli imperatori Galba e Otone, e l’eliminazione di un terzo, Vitellio, da parte dello stesso Vespasiano, gli aprono la via del potere. Viene acclamato imperatore dall’esercito, ad Alessandria, e nel 70 si insedia a Roma. Si trattò di un evento traumatico e del tutto imprevisto, poiché alla dinastia giulio-claudia, appartenente alla più alta nobiltà repubblicana si sostituiva una famiglia modestissima, di origini sabine, priva di tradizioni aristocratiche, segnando una rottura definitiva con la gestione monopolistica del potere da parte dell’aristocrazia senatoria di Roma.
In effetti Vespasiano, ricordato come uomo semplice e dotato di un notevole senso dell’umorismo, proveniva da una sconosciuta famiglia del ceto equestre ed era quello che oggi si definirebbe un self made man. Quando arrivò alla massima carica dello Stato aveva già 60 anni. Svetonio, principale fonte storica con il suo De Vita Caesari, riporta che Vespasiano trovò le finanze statali in una situazione drammatica. A ciò si aggiungeva la debolezza della potenza militare dell’Impero, sottoposto a numerose guerre civili. Quest’ultimo problema venne risolto instaurando una ferrea disciplina nell’esercito. Nel campo delle finanze non solo impose un drastico taglio alle spese di corte, ma introdusse anche nuove imposte. La politica finanziaria di Vespasiano permise di appianare il debito pubblico e consentì anche degli importanti investimenti in lavori pubblici che cambiarono il volto della capitale.
Un altro importante passo della politica di Vespasiano è la volontà di dare un fondamento giuridico alla sua nomina, poiché non esisteva nessuna costituzione scritta che fissasse i poteri dell’imperatore il quale, secondo la consuetudine, veniva acclamato dall’esercito e, in seguito, i poteri venivano confermati dal senato. Una famosa iscrizione , la lex de imperio vespasiani – il cui frammento giunto sino a noi è in mostra alla Curia – è un importante documento che concede a Vespasiano il diritto di compiere tutti gli atti che ritiene indispensabili per il bene dello Stato. Questo atto formale sancisce il consolidamento dell’autorità imperiale.
Vespasiano muore nell’estate del 79 d.C..
L’idea centrale attorno alla quale ruota la mostra è l’immagine di Vespasiano, la novità della sua figura di homo novus, non aristocratico, nel ruolo di imperatore, e la politica popolare e innovativa che egli portò avanti a Roma e nelle province dell’Impero. I primi progetti del suo governo presero le mosse dalla restituzione alla città degli spazi che arbitrariamente Nerone aveva “privatizzato” e incluso nella propria reggia, tra questi la valle tra Oppio, Celio e Palatino che Vespasiano trasformò nel luogo più celebre della romanità: il Colosseo. Al posto del lago artificiale che faceva parte dell’estesa Domus Aurea di Nerone, Vespasiano avvia la costruzione dell’Amphitheatrum Flavium destinato ai popolari spettacoli dei gladiatori e fa costruire una monumentale fontana, la Meta Sudante. È solo nell’80 d.C. che il figlio Tito, ormai imperatore, inaugura il Colosseo.
La mostra si apre con il ritratto di Vespasiano proveniente dalla Ny Carlsberg Glyptoteck di Copenaghen che “corrisponde con piena evidenza alla descrizione che del suo fisico abbiamo degli storici delel sue imprese militari: un vecchio militare di origine plebea, dall’aspetto e nel modo di comportarsi. Invece nel ritratto del Museo Nazionale Romano (in Palazzo Massimo e in mostra, ndr) ci viene presentato il princeps dall’aspetto distinto, intellettuale e vagamente ricordante qualche sovrano ellenistico” (da Ranuccio Bianchi Bandinelli, Roma, l’arte romana nel centro del potere).
Nell’area dei Fori imperiali, e precisamente nel Templum Pacis costruito all’indomani della guerra giudaica, Vespasiano fa esporre al pubblico il bottino della guerra giudaica (ossia il tesoro del Tempio di Gerusalemme), e le opere d’arte che Nerone aveva raccolto nella sua dimora, la Domus Aurea.
Vespasiano era un gran lavoratore, mattiniero ed efficiente, non amava i luoghi troppo esposti della reggia ufficiale sul Palatino e preferiva vivere più ai margini della città, negli Horti di Sallustio (ora quartiere Ludovisi), una ricca residenza immersa in un grande parco, ma aveva reso accessibili al popolo di Roma anche questi luoghi, poiché – diceva - voleva che le porte della sua dimora fossero sempre aperte agli amici.
Il secondo grande tema della mostra è Roma, che conobbe con la dinastia flavia un’intensa stagione edilizia che ne cambiò radicalmente il volto. Con Vespasiano e soprattutto con l’ultimo principe della dinastia, Domiziano, che affidò i suoi progetti alle audaci soluzioni dell’architetto Rabirio, raggiungono il pieno sviluppo la grande architettura di rappresentanza, ma anche l’urbanistica e l’architettura dei quartieri privati e residenziali: sorgono così i monumentali complessi del Templum Pacis, del Colosseo, del grandioso palazzo dinastico sul Palatino (la Domus Flavia), e ancora il Foro Transitorio, il Tempio di Giove Capitolino (che viene ricostruito due volte, la prima da Vespasiano e la seconda da Domiziano), e sorgono anche - alla luce del disegno di propaganda dinastica elaborato da Domiziano - i vari edifici destinati al culto della gens Flavia: il Tempio di Vespasiano divinizzato (nel Foro), il Divorum (nel Campo Marzio), e il Templum Gentis Flaviae (sul Quirinale).
La mostra si sviluppa principalmente nell’ambulacro del primo piano del Colosseo, che è al contempo oggetto e involucro dell’esposizione e prevede 7 sezioni così articolate:
la gens Flavia
bellum iudaicum
i ritratti della dinastia Flavia
l’urbanistica e l’architettura della Roma flavia
la villa di Domiziano ad Albanum
Miseno – Ercolano – Pompei
I Flavi e le città dell’impero
Prosegue, poi, nella Curia, al centro del Foro Romano, sul tema del Culto imperiale e nel criptoportico neroniano, sul Palatino, riunendo elementi del Palazzo imperiale.
Tra Colosseo, Curia e Criptoportico si svilupperà poi un percorso esterno, che toccherà i grandi monumenti flavi ancora conservati, dall’Arco di Tito alla Domus Flavia sul Palatino, ai vari edifici del Foro. Ecco i punti di visita che verranno illustrati con una pannellistica ad hoc:
meta sudans – valle del Colosseo
arco di Tito
arco di Domiziano
ingresso domus
basilica e aula regia
peristilio – coenatio Jovis
tempio di Minerva e peristilio
horrea Vespasiani
Equus Domitiani
rampa domizianea e atheneum
tempio divo Vespasiano - portico degli dei consentes
Campidoglio - tabularium
Il catalogo, edito da Electa, rifletterà, nel piano generale, la struttura della mostra, ma ne amplierà e arricchirà i contenuti con prospettive più ampie sui grandi temi del periodo, accostando a visioni d’insieme delle grandi aree archeologiche le osservazioni puntuali prodotte dalle ricerche recenti, e proponendo riflessioni su eventi storici come la Guerra Giudaica, e su temi più generali come la propaganda, il linguaggio dell’arte e dell’architettura, e l’amministrazione flavia.
La mostra e il catalogo che lo accompagna offriranno dunque una sintesi preziosa di immagini e di testi sulla dinastia flavia ed avranno il pregio di consentire a molti - anche non antichisti - la lettura e la comprensione di questa grande epoca dell’Impero.
26
marzo 2009
Divus Vespasianus. Il Bimillenario dei Flavi
Dal 26 marzo 2009 al 10 gennaio 2010
archeologia
arte antica
arte antica
Location
ANFITEATRO FLAVIO – COLOSSEO
Roma, Piazza Del Colosseo, (Roma)
Roma, Piazza Del Colosseo, (Roma)
Biglietti
Intero €12,00; ridotto € 7,50. Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano
Orario di apertura
Dal 27 marzo al 28 marzo: 8.30-17.30 (ultimo ingresso ore 16.30). Dal 29 marzo al 31 agosto: 8.30- 19.15 (ultimo ingresso ore 18.15). Dal 1 settembre al 30 settembre: 8.30-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00). Dal 1 al 24 ottobre: 8.30- 18.30 (ultimo ingresso ore 17.30). Dal 25 ottobre al 10 gennaio 2010: 8.30-16.30 (ultimo ingresso ore 15.30). Giorni di chiusura: 1 gennaio, 1 maggio, 25 dicembre. Ve
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA
Ufficio stampa
PIERRECI
Curatore