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Marta Jovanovic – Dance Rehearsal Project
Dance Rehearsal Project vuole rivelare la vanità di ogni aspirazione umana alla perfezione. Il progetto, perciò, si addice perfettamente a una città post-moderna come Roma, capitale di civiltà che si volevano universali ma di cui oggi restano soltanto impressionanti rovine.
Comunicato stampa
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Dance Rehearsal Project
L’ispirazione per Dance Rehearsal Project nasce dal mio fascino per l’immagine del sacrificio di una giovane vergine ad ogni inizio di primavera tratta dal balletto La Sagra della Primavera di Igor Stravinsky. La vergine deve essere sacrificata per assicurare una stagione ricca e fertile: danzando fino alla morte! “Nella Sagra, non c’è nessuna tradizione e nessuna teoria” scrive Stravinsky nel Cronache della Mia Vita, Parigi 1935.
Le mie fotografie esprimono la forte metafora del “brutto anatroccolo” – i protagonisti danzano ognuno sul proprio palcoscenico senza ambire alla Scala di Milano o al Teatro Nazionale di Belgrado, essi gioiscono del fatto che il loro danzare non deve sottostare alle norme del balletto o di altre discipline. Goncourt, a suo tempo, chiamò le ballerine di Degas “scimmiette”. I miei “brutti anatroccoli” si sentono celebrità nel proprio personale mondo e credono fortemente in se stessi, senza riversarsi nell’alta stilizzazione delle ballerine di Vanessa Beecroft o lo status di super-vip dei modelli di David Lachapelle.
Così come io non sono ne VB ne Lachapelle, loro non sono ne Mikhail Barysnikov ne Pina Bausch. Io, e “gli anatroccoli”, ci rivolgiamo alla non pateticità: non c’è niente da perdere, si fa ciò che si vuole, perciò Fuck Art Lets Dance*!
Questa mostra è dedicata alla mia amatissima Nonna che non ha mai smesso di sognare!
Marta
* Scritta letta su una T-shirt di Johnny Knoxville in Jackass.
Marta Jovanovic
Dance Rehearsal Project
A cura di Simone Verde
La danza classica, nella sua concezione codificata del corpo e del movimento, rappresenta l’aspirazione degli esseri umani a una vita perfetta. Per aderire a questo sogno di perfezione, migliaia di ballerine hanno sottoposto e continuano a sottoporre i propri muscoli, le proprie articolazioni, la propria mente a violenze prolungate e a torture su corpi che si vorrebbe tutti uguali quando la natura li ha fatti nascere tutti diversi. In scena, la seduzione delle luci, la giovinezza degli arti deformati dopo anni di esercizio, lo scintillio di costumi nuovi di zecca quasi illudono che la perfezione sia possibile. Ma basta guardare nel backstage, gettare un occhio negli angoli dei camerini, alle centinaia di scarpe vecchie e distrutte dalla realtà del lavoro fisico alla base dell’illusione, per rendersi conto della drammatica sofferenza che alimenta il sogno. Dance Rehearsal Project vuole rivelare la vanità di ogni aspirazione umana alla perfezione. Il progetto, perciò, si addice perfettamente a una città post-moderna come Roma, capitale di civiltà che si volevano universali ma di cui oggi restano soltanto impressionanti rovine.
La mostra dovrebbe investire soltanto alcuni spazi, ma distribuiti puntualmente su tutta la superficie del museo. Il progetto è composto da quattro tipologie di opere:
1. Portrait gallery: piccole tele quadrate su cui si trova una vera e vecchia scarpetta di danza classica. Ognuna di queste scarpe, deformate dall’uso e dalla fatica di una danza che si vorrebbe aerea e senza peso, costituisce un ritratto della persona che l’ha utilizzata, delle sue aspirazioni e delle sue sofferenze per conseguirle.
2. Fuck art let’s dance: galleria di ritratti fotografici di ballerini in formato reale.
3. Decadence e Passé. Decadence, istallazione con centinaia di scarpette di danza classica e stroboscopio; Passé, istallazione con scarpette di danza classica e specchio
4. Dress rehearsal: resti di costumi di danza classica.
DANCE REHEARSAL PROJECT
(Filosofia e descrizione)
“Nella Sagra, non c’è nessuna tradizione e nessuna teoria” scrisse Stravinski nel suo Cronache della Mia Vita a Parigi nel 1935.
L’ idea per il Dance Rehearsal Project nasce dall’analisi sia della condizione femminile nella società contemporanea che del “ruolo” della persona femminile. “ Tu sei una ragazza, è normale che tu prenda lezioni di danza classica, non lo si discute neanche!” - quante volte avete sentito mamme, nonne, zie ripetere questa frase quando la bambina invece si lamenta perché non vuole andare a lezione a causa del dolore alle dita dei piedi, alla schiena, o semplicemente perché preferisce passare il tempo giocando con il fratellino senza fare “cose da femminucce”? Ah, si, c’è la tradizione e c’è la teoria e non importa quanto pensiamo che la nostra mente sia contemporanea. La tradizione e la teoria nella società sono molto più presenti di quanto non ci piacerebbe pensare, anche nel ventunesimo secolo.
L’ oggetto del Dance Rehearsal Project, come nel mio lavoro e nella mia ricerca in generale, è la femminilità. Esamino le maschere mentali che le persone “indossano” per glorificare il proprio femminile. Durante la ricerca, discutendo il progetto con le varie persone che ho avuto la fortuna di incontrare, ho superato il confine del sesso e ho esteso la mia ricerca a tutti livelli dell’umanità fin nella sua flora e fauna emotiva in ordine al femminile – lato che a nessuno di noi manca. Le scarpette da punta di danza classica sono il simbolo, la metafora del femminile. La scelta della scarpetta da punta di danza classica rispetto a tacchi alti, piedi fasciati delle Giapponesi, colli ad anello o immagini da disordine alimentare, avviene per ragioni puramente personali.
Come tema portante per il Dance Rehearsal Project, ancora una volta attingo da un tema della selvaggia mitologia slava, ambito a me familiare e conosciuto: La Danza della Vergine del vulcanico capolavoro di Igor Stravinsky La Sagra di Primavera, composto per i Ballets Russes di Diaghilev a Parigi all'inizio del '900.
L’installazione Decadens ritrae tutte le “Vittime”. La grande specchiera neoclassica che ne fa parte proviene dagli arredi della Casina Valadier nei giardini di Villa Borghese a Roma e rappresenta, in tutta la sua bellezza, i canoni e le norme che determinano i giochi di ruolo, i soliti vecchi giochi (, i giochi dei soliti vecchi ruoli). Lo spettatore/spettatrice vede il proprio viso e corpo riflessi nello specchio sopra la pila di vecchie, strausate scarpette da punta di danza classica, le quali rappresentano la gloria passata, e si riconosce nello schema, nel circolo vizioso.
Chi è la Vittima?
Oltre all’istallazione Decadens, altri due elementi compongono il Dance Rehearsal Project : la Portrait Gallery, piccole sculture realizzate su vecchie tele piene di polvere proprio con le strausate scarpette da punta di danza classica, e Fuck Art Lets Dance, una serie di fotografie di grande formato.
I ritratti della Portrait Gallery rappresentano i souvenir che ricordano la gloria una volta, o mai, raggiunta. I protagonisti della serie di fotografie esprimono ironicamente il proprio lato femminile. Ogni personaggio indossa un tutù improvvisato nel proprio “glorioso” modo.
Dance Rehearsal Project ricerca, reinventa, reinterpreta, smonta e rimonta, schernisce e glorifica la femminilità nella sua essenza e a tutti livelli.
L’istallazione Decadens racchiude interamente la filosofia di tutto il progetto.
Marta Jovanovic
Roma, 19.01.2009
L’ispirazione per Dance Rehearsal Project nasce dal mio fascino per l’immagine del sacrificio di una giovane vergine ad ogni inizio di primavera tratta dal balletto La Sagra della Primavera di Igor Stravinsky. La vergine deve essere sacrificata per assicurare una stagione ricca e fertile: danzando fino alla morte! “Nella Sagra, non c’è nessuna tradizione e nessuna teoria” scrive Stravinsky nel Cronache della Mia Vita, Parigi 1935.
Le mie fotografie esprimono la forte metafora del “brutto anatroccolo” – i protagonisti danzano ognuno sul proprio palcoscenico senza ambire alla Scala di Milano o al Teatro Nazionale di Belgrado, essi gioiscono del fatto che il loro danzare non deve sottostare alle norme del balletto o di altre discipline. Goncourt, a suo tempo, chiamò le ballerine di Degas “scimmiette”. I miei “brutti anatroccoli” si sentono celebrità nel proprio personale mondo e credono fortemente in se stessi, senza riversarsi nell’alta stilizzazione delle ballerine di Vanessa Beecroft o lo status di super-vip dei modelli di David Lachapelle.
Così come io non sono ne VB ne Lachapelle, loro non sono ne Mikhail Barysnikov ne Pina Bausch. Io, e “gli anatroccoli”, ci rivolgiamo alla non pateticità: non c’è niente da perdere, si fa ciò che si vuole, perciò Fuck Art Lets Dance*!
Questa mostra è dedicata alla mia amatissima Nonna che non ha mai smesso di sognare!
Marta
* Scritta letta su una T-shirt di Johnny Knoxville in Jackass.
Marta Jovanovic
Dance Rehearsal Project
A cura di Simone Verde
La danza classica, nella sua concezione codificata del corpo e del movimento, rappresenta l’aspirazione degli esseri umani a una vita perfetta. Per aderire a questo sogno di perfezione, migliaia di ballerine hanno sottoposto e continuano a sottoporre i propri muscoli, le proprie articolazioni, la propria mente a violenze prolungate e a torture su corpi che si vorrebbe tutti uguali quando la natura li ha fatti nascere tutti diversi. In scena, la seduzione delle luci, la giovinezza degli arti deformati dopo anni di esercizio, lo scintillio di costumi nuovi di zecca quasi illudono che la perfezione sia possibile. Ma basta guardare nel backstage, gettare un occhio negli angoli dei camerini, alle centinaia di scarpe vecchie e distrutte dalla realtà del lavoro fisico alla base dell’illusione, per rendersi conto della drammatica sofferenza che alimenta il sogno. Dance Rehearsal Project vuole rivelare la vanità di ogni aspirazione umana alla perfezione. Il progetto, perciò, si addice perfettamente a una città post-moderna come Roma, capitale di civiltà che si volevano universali ma di cui oggi restano soltanto impressionanti rovine.
La mostra dovrebbe investire soltanto alcuni spazi, ma distribuiti puntualmente su tutta la superficie del museo. Il progetto è composto da quattro tipologie di opere:
1. Portrait gallery: piccole tele quadrate su cui si trova una vera e vecchia scarpetta di danza classica. Ognuna di queste scarpe, deformate dall’uso e dalla fatica di una danza che si vorrebbe aerea e senza peso, costituisce un ritratto della persona che l’ha utilizzata, delle sue aspirazioni e delle sue sofferenze per conseguirle.
2. Fuck art let’s dance: galleria di ritratti fotografici di ballerini in formato reale.
3. Decadence e Passé. Decadence, istallazione con centinaia di scarpette di danza classica e stroboscopio; Passé, istallazione con scarpette di danza classica e specchio
4. Dress rehearsal: resti di costumi di danza classica.
DANCE REHEARSAL PROJECT
(Filosofia e descrizione)
“Nella Sagra, non c’è nessuna tradizione e nessuna teoria” scrisse Stravinski nel suo Cronache della Mia Vita a Parigi nel 1935.
L’ idea per il Dance Rehearsal Project nasce dall’analisi sia della condizione femminile nella società contemporanea che del “ruolo” della persona femminile. “ Tu sei una ragazza, è normale che tu prenda lezioni di danza classica, non lo si discute neanche!” - quante volte avete sentito mamme, nonne, zie ripetere questa frase quando la bambina invece si lamenta perché non vuole andare a lezione a causa del dolore alle dita dei piedi, alla schiena, o semplicemente perché preferisce passare il tempo giocando con il fratellino senza fare “cose da femminucce”? Ah, si, c’è la tradizione e c’è la teoria e non importa quanto pensiamo che la nostra mente sia contemporanea. La tradizione e la teoria nella società sono molto più presenti di quanto non ci piacerebbe pensare, anche nel ventunesimo secolo.
L’ oggetto del Dance Rehearsal Project, come nel mio lavoro e nella mia ricerca in generale, è la femminilità. Esamino le maschere mentali che le persone “indossano” per glorificare il proprio femminile. Durante la ricerca, discutendo il progetto con le varie persone che ho avuto la fortuna di incontrare, ho superato il confine del sesso e ho esteso la mia ricerca a tutti livelli dell’umanità fin nella sua flora e fauna emotiva in ordine al femminile – lato che a nessuno di noi manca. Le scarpette da punta di danza classica sono il simbolo, la metafora del femminile. La scelta della scarpetta da punta di danza classica rispetto a tacchi alti, piedi fasciati delle Giapponesi, colli ad anello o immagini da disordine alimentare, avviene per ragioni puramente personali.
Come tema portante per il Dance Rehearsal Project, ancora una volta attingo da un tema della selvaggia mitologia slava, ambito a me familiare e conosciuto: La Danza della Vergine del vulcanico capolavoro di Igor Stravinsky La Sagra di Primavera, composto per i Ballets Russes di Diaghilev a Parigi all'inizio del '900.
L’installazione Decadens ritrae tutte le “Vittime”. La grande specchiera neoclassica che ne fa parte proviene dagli arredi della Casina Valadier nei giardini di Villa Borghese a Roma e rappresenta, in tutta la sua bellezza, i canoni e le norme che determinano i giochi di ruolo, i soliti vecchi giochi (, i giochi dei soliti vecchi ruoli). Lo spettatore/spettatrice vede il proprio viso e corpo riflessi nello specchio sopra la pila di vecchie, strausate scarpette da punta di danza classica, le quali rappresentano la gloria passata, e si riconosce nello schema, nel circolo vizioso.
Chi è la Vittima?
Oltre all’istallazione Decadens, altri due elementi compongono il Dance Rehearsal Project : la Portrait Gallery, piccole sculture realizzate su vecchie tele piene di polvere proprio con le strausate scarpette da punta di danza classica, e Fuck Art Lets Dance, una serie di fotografie di grande formato.
I ritratti della Portrait Gallery rappresentano i souvenir che ricordano la gloria una volta, o mai, raggiunta. I protagonisti della serie di fotografie esprimono ironicamente il proprio lato femminile. Ogni personaggio indossa un tutù improvvisato nel proprio “glorioso” modo.
Dance Rehearsal Project ricerca, reinventa, reinterpreta, smonta e rimonta, schernisce e glorifica la femminilità nella sua essenza e a tutti livelli.
L’istallazione Decadens racchiude interamente la filosofia di tutto il progetto.
Marta Jovanovic
Roma, 19.01.2009
24
settembre 2009
Marta Jovanovic – Dance Rehearsal Project
Dal 24 settembre al 25 ottobre 2009
fotografia
arte contemporanea
performance - happening
arte contemporanea
performance - happening
Location
MUSEO PIETRO CANONICA
Roma, Viale Pietro Canonica, 2, (Roma)
Roma, Viale Pietro Canonica, 2, (Roma)
Orario di apertura
Martedì-domenica 9.00-19.00; festività 9.00-13.30
Vernissage
24 Settembre 2009, ore 19-21 con performance di Maria Borgese
Sito web
www.m-art-a.net
Ufficio stampa
STUDIO ORSINI
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore
Curatore