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Acqua d’autore: l’acqua nell’arte contemporanea #4
Il ciclo di conferenze 2009/10 affronta il tema dell’acqua nelle arti figurative dai primi del Novecento ai nostri giorni.
Comunicato stampa
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Acqua d’autore: l’acqua nell’arte contemporanea
a cura di Paolo Campiglio
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Bs)
Il ciclo di conferenze 2009/10 affronta il tema dell’acqua nelle arti figurative dai primi del Novecento ai nostri giorni. Dei quattro elementi l’acqua è senza dubbio uno dei più fecondi e per le caratteristiche di trasparenza e fluidità, e per le antiche implicazioni mitologiche e filosofiche che hanno generato nel corso dei secoli una fitta simbologia. L’acqua è infatti il simbolo del pensiero primo generatore di vita; associata al grembo femminile racchiude significati legati alla nascita e nel suo scorrere rappresenta il tempo; come distesa, allude alla dimensione del viaggio, oppure ancora è mezzo di purificazione salvifica e di rinascita. Oltre a simbolo di vita, se associata al mostruoso e al terrifico delle impetuose distese fluttuanti, l’acqua diventa paradigma di morte; se invece è contenuta diviene specchio, con riferimento al mito di Narciso o elemento di dissolvimento, come nel fatale letto di Ofelia.
Entro questa fitta trama di simboli e metafore s’innesta l’attenzione delle avanguardie storiche al fenomeno dinamico delle rifrazioni di luce sull’acqua: tra le soluzioni più significative la frammentazione futurista dell’immagine del mare è un pretesto per una riduzione geometrica del dato naturale; più incline a una riflessione di ordine teosofico appare invece lo sviluppo di Piet Mondrian nella nota serie degli Oceani, dove la superficie marina è sintetizzata in un semplice elemento geometrico.
Negli anni dell’Informale, l’elemento dell’acqua, associato a quello delle profondità sottomarine, è evocato dalla stessa pratica pittorica a partire dal rituale dripping di Pollock fino alle fluidità e alle profondità del colore di un Rothko o di Morris Louis; la caratteristica di elemento fluido e poco controllabile del resto suggerisce l’assunzione dell’acqua a medium artistico nella pratica del flottage (galleggiamento del colore sull’acqua), in una sorta di simbiosi tra arte e natura.
E’ con gli anni sessanta, nell’ambito del Nouveau Realisme, che l’acqua con il fuoco diviene sempre più un medium utilizzato per la performance o l’installazione, come nelle “pitture d’acqua e fuoco” di Yves Klein. Sempre negli anni sessanta, l’acqua della piscina di un attore hollywoodiano, come in un famoso ciclo di opere di David Hockney, esalta invece il senso di vuoto e la superficialità; in questo solco si colloca una nota installazione di Pino Pascali (Il mare, 1967) che intende ricostruire con semplici mezzi il “mare in una stanza”, opera che anticipa il recupero di significati alchemici dell’Arte Concettuale. Gli elementi (acqua, aria, terra, fuoco) divengono motori di energia dapprima nell’Arte Povera, nelle simbologie stratificate di Joseph Beyus (Oliverstone, 1984) e in seguito più diffusamente nella pratica della performance. L’idea dell’acqua generatrice o distruttrice trova un’inedita espressione nell’uso del video e delle tecniche digitali in artisti come Bill Viola (Fuoco, acqua , respiro, 1966) o gli italiani Fabrizio Plessi e Studio Azzurro.
Una conversazione con Hidetoshi Nagasawa
Hidetoshi Nagasawa (artista)
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea
Palazzo Panella - via Matteotti, 53 – 25036 Palazzolo s/O (BS)
Giovedì 25 febbraio 2010 ore 21,00
Le opere di Nagasawa danno corpo all’ombra e sono il corpo dell’ombra, nascono e si collocano nel “Ma”, ovvero la soglia, uno spazio Zen, un luogo fisico e mentale dove si concentrano tutte le energie.
Nagasawa con il suo lavoro vuole farci “toccare” l’idea, l’intuizione dalla quale parte; questa intuizione gli appare nel momento in cui il mondo visibile e quello invisibile entrano in contatto, dilatando le percezioni spazio-temporali, cosa che può avvenire nel dormiveglia, nell’ebbrezza, nella meditazione; il Ma, il confine, la soglia che unisce e separa il mondo visibile e quello invisibile, è dove lavora l’artista.
Le opere di Nagasawa sono molto evocative, hanno un forte valore simbolico e lirico, in loro fonde le eredità spirituali dell’Oriente (filosofia e pratica Zen) e dell’Occidente (Vecchio e Nuovo Testamento, psicanalisi). I temi principali sono: Poesia, Natura, Viaggio. Dagli anni ’80 la sua scultura diventa sempre più poetica, grandi ispiratori sono il poeta Li-Po e gli Haiku (brevi componimenti di 17 sillabe) del poeta giapponese Basho, il poeta viaggiatore.
Nagasawa della cultura Orientale ha conservato l’idea della Natura, della sua forza e del suo potere nonché il rapporto osmotico tra uomo e natura. Le opere rimandano ad una “natura altra” perché c’è sempre un lavoro di trasposizione, una realtà diversa, mitica, fiabesca; molte sono ispirate a “Angeli, Ali, Veli” che rappresentano la leggerezza spirituale, l’incontro tra l’umano e il divino: per coglierne il senso è necessario un punto di vista privilegiato (ali e angeli si comprendono come tali solo visti dall’alto). Il viaggio, simboleggiato dalla barca, è un viaggio mitico, un viaggio nello spazio e nel tempo, il viaggio tra l’Oriente e l’Occidente. La barca, tema di molte sculture ripetuto negli anni, diventa sempre più leggera e dal 1983 è una sagoma di tubi di alluminio vuota.
I suoi lavori hanno una logica interna, spesso spiazzante, e geometrie nascoste: Infatti si ispirano all’ordine della natura (cristalli, fiocchi di neve, ragnatele, fiori..) che è un ordine geometrico, una progressione di forme. Questo linguaggio geometrico si esprime con una progressione matematica, dove il numero 7 è ricorrente e rappresenta la totalità in movimento nella simbologia numerica orientale. Ecco perché le sue opere sono come gli haiku, componimenti poetico-filosofici, dove l’estrema concisione, semplicità, essenzialità e condensazione di pensiero che stimolano l’immaginazione e la mente.
I materiali, che hanno una grandissima importanza (animismo orientale), sono diversi e sempre naturali; possono essere vergini (sassi, legni, ecc) e assumere una dimensione poetica, oppure avere già in sé una storia ed esser scelti per questa storia ( vecchie travi, infissi, ecc.).
I titoli di Nagasawa, di solito tratti da miti greci, Bibbia e pensiero Zen, sono un’operazione a lavoro concluso, non spiegano ma ne sono la metamorfosi finale.
La cultura e l’arte giapponese, strettamente legata alla filosofia Zen, permea profondamente il lavoro di Nagasawa, ma anche la cultura classica Occidentale, i Miti greci e romani, il Vecchio e il Nuovo Testamento.
Nel corso di trent’anni il lavoro di Nagasawa è cambiato si è trasformato, seguendo una naturale evoluzione. Figure mezzi, materiali e immagini variano nel corso del tempo per poi ripresentarsi a distanza di anni, ma il suo lavoro rimane saldamente ancorato ad una chiara e immutabile filosofia.
Note biografiche
Hidetoshi Nagasawa nasce nel 1940 in Manciuria. Nel 1945 si trasferisce nel villaggio rurale di Kawashima, in Giappone. Laureato nel 1963 in Architettura e Design, trova lavoro in uno studio di architettura. Nel 1966 sposa Kimiko Ezaki e dopo pochi mesi parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest: attraversa Thailandia, Malesia, India, Pakistan, Afghanistan, Persia, Iraq, Giordania, Libano, Siria e Turchia, passa dalla Grecia e giunge a Brindisi e risale l’Italia visitando Napoli, Roma e Firenze. Nell’agosto del 1967 arriva a Milano, dove si conclude il suo viaggio a causa del furto della bicicletta. Trova uno studio nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni ed entra in contatto con un gruppo di artisti tra cui Castellani, Fabro, Nigro, Trotta e Ongaro; attratto dai numerosi stimoli che gli offre l’ambiente milanese, decide di rimanervi. E’ nel 1968 che l’attività artistica di Nagasawa acquisisce continuità e consapevolezza. Nel 1970 presenta la sua prima mostra personale alla galleria milanese Françoise Lambert e partecipa a una mostra collettiva sull’arte contemporanea giapponese presso il Solomon R. Guggenheim di New York. Nel 1971 avvia la sua produzione di sculture. Nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel 1976 espone assieme a Luciano Fabro e Antonio Trotta nella mostra Aptico. Il senso della scultura a Verbania-Pallanza. Negli anni Ottanta il lavoro di Nagasawa subisce un ampliamento di scala che lo porta a creare ambienti al confine tra scultura e architettura; le sue opere diventano antigravitazionali, capaci di sfidare le leggi della fisica e la forza di gravità. Nel 1988 espone al PAC di Milano. Negli anni Novanta Nagasawa è presente in tutto il mondo in importanti appuntamenti nazionali e internazionali: a Kassel, per la IX edizione di Documenta nel 1992, alla Biennale di Venezia nel 1993 con una sala personale nel Padiglione Italiano e a Bologna nei locali di Villa delle Rose della Galleria d’Arte Moderna. Nello stesso anno in Giappone inaugura una mostra antologica presso il Museo Mito e nel 1996 espone in una personale alla Fondazione Mirò di Palma de Mallorca. Milano ospita nuovamente il lavoro di Nagasawa nel 2001 presso il Palazzo della Triennale e nel 2002 a Palazzo delle Stelline; nello stesso anno a Palazzo Pretorio di Certaldo viene presentata la mostra Giardino della casa del tè e nel 2003 a Modena espone presso il Caffè letterario, Giardino Palazzo Agazzotti. Nel 2006 partecipa alla XII Biennale internazionale di scultura di Carrara e l’anno successivo espone presso la Torre di Guevara a Ischia. Nel 2008 realizza l’opera Giardino rovesciato per il parco-museo della Villa medicea La Magia, a Pistoia, e partecipa alla XVIII Biennale Internazionale di Scultura a Carrara. A fine anno realizza per la galleria MarcoRossi artecontemporanea di Milano una nuova opera in marmo intitolata Albero di Farfalle. Il 2009 è invece l’anno di sei mostre itineranti che vedono Nagasawa ospite di alcuni tra i più importanti musei del Giappone, tra cui il National Museum di Osaka, percorso che si concluderà a giugno del 2010. A cavallo tra il 2009 e il 2010 poi l’artista viene invitato a partecipare alla rassegna Inspired by George Byron patrocinata dal Comune di Roma; da gennaio a marzo esporrà inoltre alla Galleria San Fedele di Milano una grande scultura di marmo bianco di Carrara ispirata al tema della croce.
Il suo lavoro è oggi presente in numerose ed importanti collezioni pubbliche e private in America, Belgio e Giappone, tra cui: FRAC, Fontevraud; Solomon R Guggenheim Museum, New York; Middelheim Museum, Anversa; The National Museum of Modern Art, Osaka; Museum of Contemporary Art, Hiroshima; Municipio Adachi-ku, Tokyo; Art Tower, Mito; Contemporary Art center, Mito.
Prossimi appuntamenti:
Da lunedì 18 gennaio fino al 9 aprile 2010 Mostra Regina. Futurismo, arte concreta e oltre, a cura di
Paolo Campiglio
Domenica 14 marzo Percorsi didattici in mostra
(Iscrizioni entro venerdì 12 marzo 2010) ore 14.30-16.15: Aerosculture indossate
ore 16.30-18.15: La leggerezza del fiore
Domenica 28 marzo Percorsi didattici in mostra
(Iscrizioni entro venerdì 26 marzo 2010) ore 14.30-16.15: Sculture di carta: il volto in maschera
ore 16.30-18.15: Suggestioni spaziali: il cosmo tra tecnologia e
poesia
Venerdì 19 marzo 2010 Portare acqua a Venezia: Lucio Fontana e le Venezie
Luca Massimo Barbero (Direttore MACRO)
a cura di Paolo Campiglio
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea, Palazzo Panella, Palazzolo sull’Oglio (Bs)
Il ciclo di conferenze 2009/10 affronta il tema dell’acqua nelle arti figurative dai primi del Novecento ai nostri giorni. Dei quattro elementi l’acqua è senza dubbio uno dei più fecondi e per le caratteristiche di trasparenza e fluidità, e per le antiche implicazioni mitologiche e filosofiche che hanno generato nel corso dei secoli una fitta simbologia. L’acqua è infatti il simbolo del pensiero primo generatore di vita; associata al grembo femminile racchiude significati legati alla nascita e nel suo scorrere rappresenta il tempo; come distesa, allude alla dimensione del viaggio, oppure ancora è mezzo di purificazione salvifica e di rinascita. Oltre a simbolo di vita, se associata al mostruoso e al terrifico delle impetuose distese fluttuanti, l’acqua diventa paradigma di morte; se invece è contenuta diviene specchio, con riferimento al mito di Narciso o elemento di dissolvimento, come nel fatale letto di Ofelia.
Entro questa fitta trama di simboli e metafore s’innesta l’attenzione delle avanguardie storiche al fenomeno dinamico delle rifrazioni di luce sull’acqua: tra le soluzioni più significative la frammentazione futurista dell’immagine del mare è un pretesto per una riduzione geometrica del dato naturale; più incline a una riflessione di ordine teosofico appare invece lo sviluppo di Piet Mondrian nella nota serie degli Oceani, dove la superficie marina è sintetizzata in un semplice elemento geometrico.
Negli anni dell’Informale, l’elemento dell’acqua, associato a quello delle profondità sottomarine, è evocato dalla stessa pratica pittorica a partire dal rituale dripping di Pollock fino alle fluidità e alle profondità del colore di un Rothko o di Morris Louis; la caratteristica di elemento fluido e poco controllabile del resto suggerisce l’assunzione dell’acqua a medium artistico nella pratica del flottage (galleggiamento del colore sull’acqua), in una sorta di simbiosi tra arte e natura.
E’ con gli anni sessanta, nell’ambito del Nouveau Realisme, che l’acqua con il fuoco diviene sempre più un medium utilizzato per la performance o l’installazione, come nelle “pitture d’acqua e fuoco” di Yves Klein. Sempre negli anni sessanta, l’acqua della piscina di un attore hollywoodiano, come in un famoso ciclo di opere di David Hockney, esalta invece il senso di vuoto e la superficialità; in questo solco si colloca una nota installazione di Pino Pascali (Il mare, 1967) che intende ricostruire con semplici mezzi il “mare in una stanza”, opera che anticipa il recupero di significati alchemici dell’Arte Concettuale. Gli elementi (acqua, aria, terra, fuoco) divengono motori di energia dapprima nell’Arte Povera, nelle simbologie stratificate di Joseph Beyus (Oliverstone, 1984) e in seguito più diffusamente nella pratica della performance. L’idea dell’acqua generatrice o distruttrice trova un’inedita espressione nell’uso del video e delle tecniche digitali in artisti come Bill Viola (Fuoco, acqua , respiro, 1966) o gli italiani Fabrizio Plessi e Studio Azzurro.
Una conversazione con Hidetoshi Nagasawa
Hidetoshi Nagasawa (artista)
Fondazione Ambrosetti Arte Contemporanea
Palazzo Panella - via Matteotti, 53 – 25036 Palazzolo s/O (BS)
Giovedì 25 febbraio 2010 ore 21,00
Le opere di Nagasawa danno corpo all’ombra e sono il corpo dell’ombra, nascono e si collocano nel “Ma”, ovvero la soglia, uno spazio Zen, un luogo fisico e mentale dove si concentrano tutte le energie.
Nagasawa con il suo lavoro vuole farci “toccare” l’idea, l’intuizione dalla quale parte; questa intuizione gli appare nel momento in cui il mondo visibile e quello invisibile entrano in contatto, dilatando le percezioni spazio-temporali, cosa che può avvenire nel dormiveglia, nell’ebbrezza, nella meditazione; il Ma, il confine, la soglia che unisce e separa il mondo visibile e quello invisibile, è dove lavora l’artista.
Le opere di Nagasawa sono molto evocative, hanno un forte valore simbolico e lirico, in loro fonde le eredità spirituali dell’Oriente (filosofia e pratica Zen) e dell’Occidente (Vecchio e Nuovo Testamento, psicanalisi). I temi principali sono: Poesia, Natura, Viaggio. Dagli anni ’80 la sua scultura diventa sempre più poetica, grandi ispiratori sono il poeta Li-Po e gli Haiku (brevi componimenti di 17 sillabe) del poeta giapponese Basho, il poeta viaggiatore.
Nagasawa della cultura Orientale ha conservato l’idea della Natura, della sua forza e del suo potere nonché il rapporto osmotico tra uomo e natura. Le opere rimandano ad una “natura altra” perché c’è sempre un lavoro di trasposizione, una realtà diversa, mitica, fiabesca; molte sono ispirate a “Angeli, Ali, Veli” che rappresentano la leggerezza spirituale, l’incontro tra l’umano e il divino: per coglierne il senso è necessario un punto di vista privilegiato (ali e angeli si comprendono come tali solo visti dall’alto). Il viaggio, simboleggiato dalla barca, è un viaggio mitico, un viaggio nello spazio e nel tempo, il viaggio tra l’Oriente e l’Occidente. La barca, tema di molte sculture ripetuto negli anni, diventa sempre più leggera e dal 1983 è una sagoma di tubi di alluminio vuota.
I suoi lavori hanno una logica interna, spesso spiazzante, e geometrie nascoste: Infatti si ispirano all’ordine della natura (cristalli, fiocchi di neve, ragnatele, fiori..) che è un ordine geometrico, una progressione di forme. Questo linguaggio geometrico si esprime con una progressione matematica, dove il numero 7 è ricorrente e rappresenta la totalità in movimento nella simbologia numerica orientale. Ecco perché le sue opere sono come gli haiku, componimenti poetico-filosofici, dove l’estrema concisione, semplicità, essenzialità e condensazione di pensiero che stimolano l’immaginazione e la mente.
I materiali, che hanno una grandissima importanza (animismo orientale), sono diversi e sempre naturali; possono essere vergini (sassi, legni, ecc) e assumere una dimensione poetica, oppure avere già in sé una storia ed esser scelti per questa storia ( vecchie travi, infissi, ecc.).
I titoli di Nagasawa, di solito tratti da miti greci, Bibbia e pensiero Zen, sono un’operazione a lavoro concluso, non spiegano ma ne sono la metamorfosi finale.
La cultura e l’arte giapponese, strettamente legata alla filosofia Zen, permea profondamente il lavoro di Nagasawa, ma anche la cultura classica Occidentale, i Miti greci e romani, il Vecchio e il Nuovo Testamento.
Nel corso di trent’anni il lavoro di Nagasawa è cambiato si è trasformato, seguendo una naturale evoluzione. Figure mezzi, materiali e immagini variano nel corso del tempo per poi ripresentarsi a distanza di anni, ma il suo lavoro rimane saldamente ancorato ad una chiara e immutabile filosofia.
Note biografiche
Hidetoshi Nagasawa nasce nel 1940 in Manciuria. Nel 1945 si trasferisce nel villaggio rurale di Kawashima, in Giappone. Laureato nel 1963 in Architettura e Design, trova lavoro in uno studio di architettura. Nel 1966 sposa Kimiko Ezaki e dopo pochi mesi parte dal Giappone in bicicletta dirigendosi verso Ovest: attraversa Thailandia, Malesia, India, Pakistan, Afghanistan, Persia, Iraq, Giordania, Libano, Siria e Turchia, passa dalla Grecia e giunge a Brindisi e risale l’Italia visitando Napoli, Roma e Firenze. Nell’agosto del 1967 arriva a Milano, dove si conclude il suo viaggio a causa del furto della bicicletta. Trova uno studio nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni ed entra in contatto con un gruppo di artisti tra cui Castellani, Fabro, Nigro, Trotta e Ongaro; attratto dai numerosi stimoli che gli offre l’ambiente milanese, decide di rimanervi. E’ nel 1968 che l’attività artistica di Nagasawa acquisisce continuità e consapevolezza. Nel 1970 presenta la sua prima mostra personale alla galleria milanese Françoise Lambert e partecipa a una mostra collettiva sull’arte contemporanea giapponese presso il Solomon R. Guggenheim di New York. Nel 1971 avvia la sua produzione di sculture. Nel 1972 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel 1976 espone assieme a Luciano Fabro e Antonio Trotta nella mostra Aptico. Il senso della scultura a Verbania-Pallanza. Negli anni Ottanta il lavoro di Nagasawa subisce un ampliamento di scala che lo porta a creare ambienti al confine tra scultura e architettura; le sue opere diventano antigravitazionali, capaci di sfidare le leggi della fisica e la forza di gravità. Nel 1988 espone al PAC di Milano. Negli anni Novanta Nagasawa è presente in tutto il mondo in importanti appuntamenti nazionali e internazionali: a Kassel, per la IX edizione di Documenta nel 1992, alla Biennale di Venezia nel 1993 con una sala personale nel Padiglione Italiano e a Bologna nei locali di Villa delle Rose della Galleria d’Arte Moderna. Nello stesso anno in Giappone inaugura una mostra antologica presso il Museo Mito e nel 1996 espone in una personale alla Fondazione Mirò di Palma de Mallorca. Milano ospita nuovamente il lavoro di Nagasawa nel 2001 presso il Palazzo della Triennale e nel 2002 a Palazzo delle Stelline; nello stesso anno a Palazzo Pretorio di Certaldo viene presentata la mostra Giardino della casa del tè e nel 2003 a Modena espone presso il Caffè letterario, Giardino Palazzo Agazzotti. Nel 2006 partecipa alla XII Biennale internazionale di scultura di Carrara e l’anno successivo espone presso la Torre di Guevara a Ischia. Nel 2008 realizza l’opera Giardino rovesciato per il parco-museo della Villa medicea La Magia, a Pistoia, e partecipa alla XVIII Biennale Internazionale di Scultura a Carrara. A fine anno realizza per la galleria MarcoRossi artecontemporanea di Milano una nuova opera in marmo intitolata Albero di Farfalle. Il 2009 è invece l’anno di sei mostre itineranti che vedono Nagasawa ospite di alcuni tra i più importanti musei del Giappone, tra cui il National Museum di Osaka, percorso che si concluderà a giugno del 2010. A cavallo tra il 2009 e il 2010 poi l’artista viene invitato a partecipare alla rassegna Inspired by George Byron patrocinata dal Comune di Roma; da gennaio a marzo esporrà inoltre alla Galleria San Fedele di Milano una grande scultura di marmo bianco di Carrara ispirata al tema della croce.
Il suo lavoro è oggi presente in numerose ed importanti collezioni pubbliche e private in America, Belgio e Giappone, tra cui: FRAC, Fontevraud; Solomon R Guggenheim Museum, New York; Middelheim Museum, Anversa; The National Museum of Modern Art, Osaka; Museum of Contemporary Art, Hiroshima; Municipio Adachi-ku, Tokyo; Art Tower, Mito; Contemporary Art center, Mito.
Prossimi appuntamenti:
Da lunedì 18 gennaio fino al 9 aprile 2010 Mostra Regina. Futurismo, arte concreta e oltre, a cura di
Paolo Campiglio
Domenica 14 marzo Percorsi didattici in mostra
(Iscrizioni entro venerdì 12 marzo 2010) ore 14.30-16.15: Aerosculture indossate
ore 16.30-18.15: La leggerezza del fiore
Domenica 28 marzo Percorsi didattici in mostra
(Iscrizioni entro venerdì 26 marzo 2010) ore 14.30-16.15: Sculture di carta: il volto in maschera
ore 16.30-18.15: Suggestioni spaziali: il cosmo tra tecnologia e
poesia
Venerdì 19 marzo 2010 Portare acqua a Venezia: Lucio Fontana e le Venezie
Luca Massimo Barbero (Direttore MACRO)
25
febbraio 2010
Acqua d’autore: l’acqua nell’arte contemporanea #4
25 febbraio 2010
incontro - conferenza
Location
FONDAZIONE AMBROSETTI – PALAZZO PANELLA
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Palazzolo Sull'oglio, Via Giacomo Matteotti, 53, (Brescia)
Vernissage
25 Febbraio 2010, ore 21
Autore
Curatore