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Il Trucco e le Maschere
Un vertiginoso viaggio nel regno della metamorfosi e del gioco ingannevole che deforma la realtà sfuggendo i tradizionali canoni estetici, attraverso le opere di cinque tra i più interessanti protagonisti del panorama internazionale: Mat Collishaw, Angelo Filomeno, Yasumasa Morimura, Tony Oursler, Sissi.
Comunicato stampa
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Byblos Art Gallery prosegue il suo percorso di ricerca ed esplorazione dei linguaggi artistici contemporanei più innovativi presentando, dal 22 gennaio al 27 marzo 2010, la mostra collettiva “Il Trucco e le Maschere”, un vertiginoso viaggio nel regno della metamorfosi e del gioco ingannevole che deforma la realtà sfuggendo i tradizionali canoni estetici, attraverso le opere di cinque tra i più interessanti protagonisti del panorama internazionale: Mat Collishaw, Angelo Filomeno, Yasumasa Morimura, Tony Oursler, Sissi.
Trucco, maschere, ambiguità, travestimenti, percezione ingannevole, manipolazione distorta del reale sono le modalità espressive e formali che la mostra, a cura di Danilo Eccher, si propone di indagare attraverso la pittura, la scultura, l’installazione video e la fotografia, percorrendo le linee di confine di un linguaggio che, anche attraverso l’esagerazione, propone l’invenzione, l’elaborazione dell’immaginazione e l’autoironia quali strumenti dell’artificio e dell’illusione contemporanei.
Affermatosi negli anni Novanta come uno dei principali esponenti del movimento Young British Art (YBA), Mat Collishaw caratterizza la sua produzione artistica più recente per un linguaggio visivo meno dirompente che si ricollega ad un immaginario iconografico del passato.
Nella serie di fotografie qui presentata “Insecticide”, l’artista riprende il tema della natura morta di epoca barocca rappresentando il disfacimento della falena come metafora del senso della precarietà del vivere. Attraverso il simbolo mitologico di leggerezza, splendore e raffinatezza, ma anche di fragilità, vanità e superbia, l’artista rappresenta gli insetti catturati nell’istante della loro morte per alludere alla società contemporanea e ai suoi valori caduchi ed effimeri. I corpi imbalsamati dei lepidotteri, che richiamano i gabinetti delle curiosità in voga nel Seicento, rivelano la brutalità violenta della morte attraverso i particolari delle ali lacerate, delle antenne spezzate e dei corpi schiacciati. Il monito biblico della Vanitas è rappresentato attraverso un’estetica morbosa e lussureggiante che insinua un inquietante memento mori nello spettatore.
Nel suo lavoro, Collishaw dimostra di essere interessato alle ambiguità e ai contrasti di immagini che seducono e allo stesso tempo disturbano, che suscitano sentimenti ambivalenti di incanto e disillusione, di attrazione e repulsione nello spettatore, in un cortocircuito artistico in continua metamorfosi.
Le magnifiche ossessioni di Angelo Filomeno prendono vita dalla manipolazione di preziosi materiali tessili su cui l’artista di origine salentina lavora nel suo laboratorio per creazioni di costumi teatrali a New York.
Grazie all'antica tradizione del ricamo che Filomeno declina con raffinata abilità sartoriale in un originale linguaggio espressivo apprezzato dalla critica internazionale, l’artista disegna su pezze di shantung, tessuti a mano appositamente per lui al telaio da artigiani indiani, un immaginario simbolico barocco in cui si stagliano inquietanti teschi e creature mostruose. Vita e morte, seduzione e dolore, trasformazioni alchemiche ricamano da sempre le visioni splendide e terrificanti dell’artista.
La differente percezione che l’io può avvertire del sé e della realtà che lo circonda, e la capacita dell’uomo di sperimentare un ruolo alternativo, sono invece le tematiche al centro della riflessione di Yasumasa Morimura, uno dei più affermati artisti giapponesi contemporanei, che utilizza la fotografia come arte della falsificazione, dell’ambiguità, in una messa in scacco dei concetti tradizionali di realtà e finzione.
Celebre per utilizzare il proprio volto come maschera per rappresentare in una perfetta sovrapposizione quello di personaggi simbolo dell’immaginario collettivo occidentale, Morimura giunge a produrre un autoritratto plurale che incarna la deriva della società postmoderna, la rottura dell’identità e la conseguente perdita del soggetto.
In mostra è esposta una selezione di fotografie. In queste immagini, realizzate in un rigoroso bianco e nero, il corpo di Morimura si fa interprete della storia del Novecento.
Nella figura degli altri, l’artista riflette su se stesso, sulla propria identità ma anche sul tema della identificazione e del desiderio di un modello nel quale riconoscersi. Nella poetica del travestimento che mette in gioco il proprio corpo e il proprio viso dai tratti somatici esplicitamente orientali, Morimura sembra incarnare il senso del ridicolo, provando fino a che punto un tentativo di imitazione esasperata possa risultare grottesco e irrisolto.
Tema ricorrente nella ricerca dell’artista americano Tony Oursler, uno dei pionieri della cosiddetta “arte multimediale”, è invece l’individuo e la sua interazione con lo spazio. Combinando scultura, proiezioni multimediali e registrazioni della voce umana, Oursler ricerca l'interazione con il pubblico e l'animazione di concetti psicologici e filosofici all'interno di uno spazio quasi onirico e terrifico che accentua il senso di disagio e inquietudine dello spettatore, la cui partecipazione emotiva è totale e coinvolgente.
La sua produzione più recente, documentata in mostra, rivela un’attenzione per la progressiva frammentazione del corpo, per cui la presenza umana si scompone fino a ridursi a particolari come un occhio o una bocca che animano forme geometriche non più riconoscibili come simulacri umani. Ispirandosi alla Pop Art, Oursler esplora inoltre le possibilità delle proiezioni video realizzando videosculture che riproducono su scala sovradimensionata oggetti quotidiani.
Nell'opera Cigarettes Oursler gioca con le dipendenze socialmente accettate, rappresentando una foresta di sigarette che bruciano. Nell’installazione le immagini sono proiettate su alti cilindri bianchi di diversa misura, ogni sigaretta è di marca diversa e lo spettatore può vedere in dettaglio il processo di combustione del tabacco con le ceneri che lentamente vanno ad accumularsi. L’effetto illusionistico è di una tale veridicità da rendere sorprendente il contrasto tra le immagini rappresentate e lo spazio circostante privo di fumo.
Il travestimento è al centro anche della esperienza dell’artista bolognese Sissi, che pone se stessa come oggetto da contemplare e parte integrante delle sue opere che coinvolgono il corpo fino a modificarlo.
La materia organica la principale fonte di fascinazione dell'artista nella realizzazione di opere che invadono lo spazio creando un universo onirico, avvolgente e fortemente sensuale, di cui si nutre il suo immaginario.
Famosa per i suoi lavori in cui l'uso di filati, lavorati con modalità neo-artigianali come grovigli di emozioni, diventano materiali per costruire involucri protettivi in cui l’artista finisce per rimanere avvolta e prigioniera, nelle sue performances Sissi conduce una sorta di parodia del sistema della moda, derivandone la necessità di esaltare i valori ornamentali e decorativi ma appunto trattandoli in modo volutamente esasperato ed eccessivo fino a raggiungere un grado di enfasi barocca, indizio di una ricerca dell’identità dai toni paradossali.
Una delle installazioni di grandi dimensioni selezionate in occasione della mostra, dal titolo “Al di là dello sguardo la corda lega”, è ispirata alla filosofia scintoista, alla quale Sissi si è avvicinata per la prima volta in Giappone durante una esperienza di residenza d’artista. Si tratta di una serie di disegni fatti a pennino su tele ovali incorniciate da corde intrecciate, di diverso genere e colore, che si stratificano attorno ad esse dando la forma e l'idea di un corpo.
Scrive Danilo Eccher nel testo in catalogo che accompagna la mostra: “L’insofferenza per il limitato spinge ad immaginare mondi alternativi dove chiunque può accedere trasformando la finzione dell’intrattenimento in esperienza vissuta e quindi in realtà. E’ la second life ma anche la finzione filmica, l’occasione televisiva. E la simulazione postmoderna del tutto è possibile purché venga a interrompere la certezza di un presente già delineato e l’ineluttabilità della corruzione fisica.”
Trucco, maschere, ambiguità, travestimenti, percezione ingannevole, manipolazione distorta del reale sono le modalità espressive e formali che la mostra, a cura di Danilo Eccher, si propone di indagare attraverso la pittura, la scultura, l’installazione video e la fotografia, percorrendo le linee di confine di un linguaggio che, anche attraverso l’esagerazione, propone l’invenzione, l’elaborazione dell’immaginazione e l’autoironia quali strumenti dell’artificio e dell’illusione contemporanei.
Affermatosi negli anni Novanta come uno dei principali esponenti del movimento Young British Art (YBA), Mat Collishaw caratterizza la sua produzione artistica più recente per un linguaggio visivo meno dirompente che si ricollega ad un immaginario iconografico del passato.
Nella serie di fotografie qui presentata “Insecticide”, l’artista riprende il tema della natura morta di epoca barocca rappresentando il disfacimento della falena come metafora del senso della precarietà del vivere. Attraverso il simbolo mitologico di leggerezza, splendore e raffinatezza, ma anche di fragilità, vanità e superbia, l’artista rappresenta gli insetti catturati nell’istante della loro morte per alludere alla società contemporanea e ai suoi valori caduchi ed effimeri. I corpi imbalsamati dei lepidotteri, che richiamano i gabinetti delle curiosità in voga nel Seicento, rivelano la brutalità violenta della morte attraverso i particolari delle ali lacerate, delle antenne spezzate e dei corpi schiacciati. Il monito biblico della Vanitas è rappresentato attraverso un’estetica morbosa e lussureggiante che insinua un inquietante memento mori nello spettatore.
Nel suo lavoro, Collishaw dimostra di essere interessato alle ambiguità e ai contrasti di immagini che seducono e allo stesso tempo disturbano, che suscitano sentimenti ambivalenti di incanto e disillusione, di attrazione e repulsione nello spettatore, in un cortocircuito artistico in continua metamorfosi.
Le magnifiche ossessioni di Angelo Filomeno prendono vita dalla manipolazione di preziosi materiali tessili su cui l’artista di origine salentina lavora nel suo laboratorio per creazioni di costumi teatrali a New York.
Grazie all'antica tradizione del ricamo che Filomeno declina con raffinata abilità sartoriale in un originale linguaggio espressivo apprezzato dalla critica internazionale, l’artista disegna su pezze di shantung, tessuti a mano appositamente per lui al telaio da artigiani indiani, un immaginario simbolico barocco in cui si stagliano inquietanti teschi e creature mostruose. Vita e morte, seduzione e dolore, trasformazioni alchemiche ricamano da sempre le visioni splendide e terrificanti dell’artista.
La differente percezione che l’io può avvertire del sé e della realtà che lo circonda, e la capacita dell’uomo di sperimentare un ruolo alternativo, sono invece le tematiche al centro della riflessione di Yasumasa Morimura, uno dei più affermati artisti giapponesi contemporanei, che utilizza la fotografia come arte della falsificazione, dell’ambiguità, in una messa in scacco dei concetti tradizionali di realtà e finzione.
Celebre per utilizzare il proprio volto come maschera per rappresentare in una perfetta sovrapposizione quello di personaggi simbolo dell’immaginario collettivo occidentale, Morimura giunge a produrre un autoritratto plurale che incarna la deriva della società postmoderna, la rottura dell’identità e la conseguente perdita del soggetto.
In mostra è esposta una selezione di fotografie. In queste immagini, realizzate in un rigoroso bianco e nero, il corpo di Morimura si fa interprete della storia del Novecento.
Nella figura degli altri, l’artista riflette su se stesso, sulla propria identità ma anche sul tema della identificazione e del desiderio di un modello nel quale riconoscersi. Nella poetica del travestimento che mette in gioco il proprio corpo e il proprio viso dai tratti somatici esplicitamente orientali, Morimura sembra incarnare il senso del ridicolo, provando fino a che punto un tentativo di imitazione esasperata possa risultare grottesco e irrisolto.
Tema ricorrente nella ricerca dell’artista americano Tony Oursler, uno dei pionieri della cosiddetta “arte multimediale”, è invece l’individuo e la sua interazione con lo spazio. Combinando scultura, proiezioni multimediali e registrazioni della voce umana, Oursler ricerca l'interazione con il pubblico e l'animazione di concetti psicologici e filosofici all'interno di uno spazio quasi onirico e terrifico che accentua il senso di disagio e inquietudine dello spettatore, la cui partecipazione emotiva è totale e coinvolgente.
La sua produzione più recente, documentata in mostra, rivela un’attenzione per la progressiva frammentazione del corpo, per cui la presenza umana si scompone fino a ridursi a particolari come un occhio o una bocca che animano forme geometriche non più riconoscibili come simulacri umani. Ispirandosi alla Pop Art, Oursler esplora inoltre le possibilità delle proiezioni video realizzando videosculture che riproducono su scala sovradimensionata oggetti quotidiani.
Nell'opera Cigarettes Oursler gioca con le dipendenze socialmente accettate, rappresentando una foresta di sigarette che bruciano. Nell’installazione le immagini sono proiettate su alti cilindri bianchi di diversa misura, ogni sigaretta è di marca diversa e lo spettatore può vedere in dettaglio il processo di combustione del tabacco con le ceneri che lentamente vanno ad accumularsi. L’effetto illusionistico è di una tale veridicità da rendere sorprendente il contrasto tra le immagini rappresentate e lo spazio circostante privo di fumo.
Il travestimento è al centro anche della esperienza dell’artista bolognese Sissi, che pone se stessa come oggetto da contemplare e parte integrante delle sue opere che coinvolgono il corpo fino a modificarlo.
La materia organica la principale fonte di fascinazione dell'artista nella realizzazione di opere che invadono lo spazio creando un universo onirico, avvolgente e fortemente sensuale, di cui si nutre il suo immaginario.
Famosa per i suoi lavori in cui l'uso di filati, lavorati con modalità neo-artigianali come grovigli di emozioni, diventano materiali per costruire involucri protettivi in cui l’artista finisce per rimanere avvolta e prigioniera, nelle sue performances Sissi conduce una sorta di parodia del sistema della moda, derivandone la necessità di esaltare i valori ornamentali e decorativi ma appunto trattandoli in modo volutamente esasperato ed eccessivo fino a raggiungere un grado di enfasi barocca, indizio di una ricerca dell’identità dai toni paradossali.
Una delle installazioni di grandi dimensioni selezionate in occasione della mostra, dal titolo “Al di là dello sguardo la corda lega”, è ispirata alla filosofia scintoista, alla quale Sissi si è avvicinata per la prima volta in Giappone durante una esperienza di residenza d’artista. Si tratta di una serie di disegni fatti a pennino su tele ovali incorniciate da corde intrecciate, di diverso genere e colore, che si stratificano attorno ad esse dando la forma e l'idea di un corpo.
Scrive Danilo Eccher nel testo in catalogo che accompagna la mostra: “L’insofferenza per il limitato spinge ad immaginare mondi alternativi dove chiunque può accedere trasformando la finzione dell’intrattenimento in esperienza vissuta e quindi in realtà. E’ la second life ma anche la finzione filmica, l’occasione televisiva. E la simulazione postmoderna del tutto è possibile purché venga a interrompere la certezza di un presente già delineato e l’ineluttabilità della corruzione fisica.”
22
gennaio 2010
Il Trucco e le Maschere
Dal 22 gennaio al 27 marzo 2010
arte contemporanea
Location
FAMA GALLERY
Verona, Corso Cavour, 25, (Verona)
Verona, Corso Cavour, 25, (Verona)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 10.00 /13.00 – 14.30 /19.30
Vernissage
22 Gennaio 2010, dalle 19.00 alle 23.00
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore
Curatore