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Pietro Fortuna – Scegliere una maniera felice
Nel titolo,scegliere una maniera felice,è contenuto in buona sostanza il senso della mostra che ha anche ispirato una ricca raccolta di testi di prossima pubblicazione.
Comunicato stampa
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Nel titolo, Per esempio scegliere una maniera felice, è contenuto in buona sostanza il senso della mostra
che ha anche ispirato una ricca raccolta di testi di prossima pubblicazione per la casa editrice Derive e
Approdi. Le opere che presento nella Galleria di Giacomo Guidi, disegni e fotografie, appaiono come il
tracciato, il catalogo di modalità e corrispondenze attraverso cui indico in forma prescrittiva ed esemplare,
appunto, nella scelta di una maniera felice, un’originale occasione di rinterpretare la figurazione. In
questa prospettiva vorrei indurre chi guarda a pensare che, assimilando la figura al fondo, libera il suo
sguardo dalla fuga illusionistica ed ideologica che ha caratterizzato la modernità - l’astrazione, il minimalismo
- sino alle farneticazioni postmoderniste. Queste opere sono affidate ad un tragitto verso un
comune destino tra sguardo ed esistenza dove l’arte, nel suo identificarsi con il bene, si offre in forma di
dono, di gloria, liberata da ogni convenzione letteraria e resa vana alle promesse e all’avvenire.
I disegni che ho ottenuto riempiendo delle forme ritagliate o traforate, dove il fondo si fa partecipe della
presenza della figura, sono l’esito di un ancoraggio che, però, non si riferisce all’artificio di sovrapporre
una forma al fondo. Non ho, infatti, alcun interesse a mostrarne il processo o la costruzione; sebbene sia
stato proprio io ad averli realizzati, preferisco sbarazzarmi di quella circostanza e guardare i fogli, l’essere
sospesi alla parete in un quel luogo e non altrove, nella piena dimenticanza della loro genesi. Voglio
che segnalino soltanto la loro posizione, la franchezza di una presenza immemoriale che non può assumere
il tempo per raccontarsi; che si offrano come oggetti finiti conclusi, ma senza rilevare nessuna traccia
della loro evoluzione o dell’istante in cui hanno raggiunto il loro compimento. Ecco che l’ancoraggio
è inteso come ciò che fissa in un’unica inquadratura la figura e il fondo in un accadimento che
sospende ogni relazione semantica esibendo la sua pura evidenza. Forse per questo non sono dissimili
da certi motivi ornamentali che come sappiamo si risolvono nella loro stessa sintassi concedendo al
nostro sguardo di cogliere in un unico evento ciò che appare e l’esaurirsi del suo divenire.
Entra, così, in gioco la maniera, ovvero una modalità che accorda il suo successo alla ripetizione, alla
ridondanza. La maniera di cui parlo è una modalità soddisfatta di sé. Appunto, felice. Riuscita, compiuta,
capace di orientare favorevolmente le sue potenzialità e dirigersi in una misura opportuna e convincente
verso un compimento. Quanto di più vicino all’occasione. L’occasione è, infatti, la saldatura tra
maniera e felicità; è l’esaurirsi di una possibilità nell’evento, nel senso di un incontro inderogabile in un
luogo conveniente e in un momento propizio. Non è un favore del caso, è semmai a favore di un’azione
che trova in quella circostanza la sua chiusura, la sua conclusione.
I miei disegni appaiono algidi come distratti dal rumore a cui ci ha abituato l’avanguardia prima e attraverso
coloro che oggi la rifanno. Mi chiedo se veramente siano così freddi, dopo tutto non è una caratteristica
rilevante e qualora lo fossero veramente mi sento di dire che non saprei come rimediare, convinto,
come sono, che il sentimento, l’emozione sono temperature estranee all’arte. Se non fosse così
chissà quante volte avrei già pianto di fronte ad un quadro. Invece entro ed esco da un museo o da una
galleria con la stessa espressione con cui mi presento dal mio dentista.
Forse queste parole non incoraggiano a guardare i miei disegni, ma siccome non è poi così importante
disegnare e ancor meno ammirarne gli effetti, chi veramente è mosso da curiosità e disposto a vederli,
deve sapere che tra quelle meste e povere cose c’è un’intera vita, la mia. Si, ma la mia vita, come ho
avuto modo di capire in tutto questo tempo non è poi tanto dissimile da quella di altri, dunque, dico ai
possibili visitatori che basterà appena uno sguardo per sentirsi complici della stessa miseria.
PIETRO FORTUNA
che ha anche ispirato una ricca raccolta di testi di prossima pubblicazione per la casa editrice Derive e
Approdi. Le opere che presento nella Galleria di Giacomo Guidi, disegni e fotografie, appaiono come il
tracciato, il catalogo di modalità e corrispondenze attraverso cui indico in forma prescrittiva ed esemplare,
appunto, nella scelta di una maniera felice, un’originale occasione di rinterpretare la figurazione. In
questa prospettiva vorrei indurre chi guarda a pensare che, assimilando la figura al fondo, libera il suo
sguardo dalla fuga illusionistica ed ideologica che ha caratterizzato la modernità - l’astrazione, il minimalismo
- sino alle farneticazioni postmoderniste. Queste opere sono affidate ad un tragitto verso un
comune destino tra sguardo ed esistenza dove l’arte, nel suo identificarsi con il bene, si offre in forma di
dono, di gloria, liberata da ogni convenzione letteraria e resa vana alle promesse e all’avvenire.
I disegni che ho ottenuto riempiendo delle forme ritagliate o traforate, dove il fondo si fa partecipe della
presenza della figura, sono l’esito di un ancoraggio che, però, non si riferisce all’artificio di sovrapporre
una forma al fondo. Non ho, infatti, alcun interesse a mostrarne il processo o la costruzione; sebbene sia
stato proprio io ad averli realizzati, preferisco sbarazzarmi di quella circostanza e guardare i fogli, l’essere
sospesi alla parete in un quel luogo e non altrove, nella piena dimenticanza della loro genesi. Voglio
che segnalino soltanto la loro posizione, la franchezza di una presenza immemoriale che non può assumere
il tempo per raccontarsi; che si offrano come oggetti finiti conclusi, ma senza rilevare nessuna traccia
della loro evoluzione o dell’istante in cui hanno raggiunto il loro compimento. Ecco che l’ancoraggio
è inteso come ciò che fissa in un’unica inquadratura la figura e il fondo in un accadimento che
sospende ogni relazione semantica esibendo la sua pura evidenza. Forse per questo non sono dissimili
da certi motivi ornamentali che come sappiamo si risolvono nella loro stessa sintassi concedendo al
nostro sguardo di cogliere in un unico evento ciò che appare e l’esaurirsi del suo divenire.
Entra, così, in gioco la maniera, ovvero una modalità che accorda il suo successo alla ripetizione, alla
ridondanza. La maniera di cui parlo è una modalità soddisfatta di sé. Appunto, felice. Riuscita, compiuta,
capace di orientare favorevolmente le sue potenzialità e dirigersi in una misura opportuna e convincente
verso un compimento. Quanto di più vicino all’occasione. L’occasione è, infatti, la saldatura tra
maniera e felicità; è l’esaurirsi di una possibilità nell’evento, nel senso di un incontro inderogabile in un
luogo conveniente e in un momento propizio. Non è un favore del caso, è semmai a favore di un’azione
che trova in quella circostanza la sua chiusura, la sua conclusione.
I miei disegni appaiono algidi come distratti dal rumore a cui ci ha abituato l’avanguardia prima e attraverso
coloro che oggi la rifanno. Mi chiedo se veramente siano così freddi, dopo tutto non è una caratteristica
rilevante e qualora lo fossero veramente mi sento di dire che non saprei come rimediare, convinto,
come sono, che il sentimento, l’emozione sono temperature estranee all’arte. Se non fosse così
chissà quante volte avrei già pianto di fronte ad un quadro. Invece entro ed esco da un museo o da una
galleria con la stessa espressione con cui mi presento dal mio dentista.
Forse queste parole non incoraggiano a guardare i miei disegni, ma siccome non è poi così importante
disegnare e ancor meno ammirarne gli effetti, chi veramente è mosso da curiosità e disposto a vederli,
deve sapere che tra quelle meste e povere cose c’è un’intera vita, la mia. Si, ma la mia vita, come ho
avuto modo di capire in tutto questo tempo non è poi tanto dissimile da quella di altri, dunque, dico ai
possibili visitatori che basterà appena uno sguardo per sentirsi complici della stessa miseria.
PIETRO FORTUNA
12
marzo 2010
Pietro Fortuna – Scegliere una maniera felice
Dal 12 marzo al 14 aprile 2010
arte contemporanea
Location
GIACOMO GUIDI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Corso Vittorio Emanuele Ii, 282/284, (Roma)
Roma, Corso Vittorio Emanuele Ii, 282/284, (Roma)
Orario di apertura
da martedi al sabato ore 16-20
Vernissage
12 Marzo 2010, ore 19:00
Editore
DERIVEAPPRODI
Autore