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Silverio Riva
La Fondazione Mudima riscopre con una mostra antologica l’intenso percorso artistico di una voce significativa della scultura italiana della seconda metà del Ventesimo Secolo.
Comunicato stampa
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La Fondazione Mudima riscopre con una mostra antologica l’intenso percorso artistico di una voce significativa della scultura italiana della seconda metà del Ventesimo Secolo.
Silverio Riva, nato a Voghera nel 1940, diplomatosi al Liceo Artistico continua gli studi in scultura con Luciano Minguzzi all’Accademia di Brera di Milano, distinguendosi molto presto per l’originalità e l’afflato poetico delle sue opere.
Segnalato da Alberico Sala sul Corriere della Sera come una delle figure più originali della scena artistica di quegli anni, dal 1965 si avvia verso un’importante carriera che lo porta ad esporre il suo lavoro in prestigiose gallerie ed istituzioni nazionali (Milano, Padova, Albissola, Piacenza, Savona, Campione d’Italia, Torino, Parma, etc.) ed estere (Amsterdam, Atene, Tel Aviv, Stoccolma, Basilea, etc.) in mostre personali e collettive.
Oltre alla sua attività di scultore e di professore all’Accademia di Brera, Riva nei primi anni ’80, è stato anche ideatore e curatore per il Comune di Voghera di una innovativa iniziativa artistica chiamata “Arte e Ambiente” che coinvolse l’Oltrepò pavese e che si rivolse, in anticipo sui tempi, alla sensibilizzazione del patrimonio ecologico e alla valorizzazione del territorio.
In quella occasione, e per alcune edizioni, Riva riuscì a riunire un collettivo di artisti tra i maggiori scultori italiani (Arnaldo Pomodoro, Finotti, Somaini, Sangregorio, Staccioli, Bodini e altri) che operarono in situ coinvolgendo la popolazione locale.
A più di dieci anni dalla scomparsa di Silverio Riva, la mostra alla Fondazione Mudima gli rende omaggio ripercorrendo tutte le tappe della sua carriera artistica: dagli inizi come pittore a metà anni ’50, all’immediato e definitivo passaggio alla scultura negli anni ’60 con i primi lavori influenzati da Alberto Giacometti, fino alla definizione successiva del linguaggio più maturo della produzione degli anni ’70 e ’80 e ’90.
Dalla panoramica delle opere in mostra (circa 50 opere disposte su due piani: gessi, bronzi e quadri al piano terra; terrecotte più litografie e disegni al primo piano), risulta evidente da una parte il profondo sentimento elegiaco che Riva riesce ad imprimere alla materia, trasportando la creazione artistica a diretto contatto con la purezza della natura, dall’altra la sua straordinaria abilità a trascorrere sui materiali senza soluzione di continuità: dall’uso del legno in una serie di opere dal sapore Pop della metà degli anni ’60 che avevano per soggetto nuvole, onde e soli esposte in una importante mostra alla galleria San Fedele di Milano, ai bronzi e alle ceramiche degli anni ’70 e ‘80 fino al recupero delle origini storiche della scultura classica e barbarica con un uso quasi esclusivo della terracotta negli anni ’90.
Hanno scritto di lui Alberico Sala, Roberto Sanesi, Agenore Fabbri, Luigi Carluccio, Leonardo Vergani, Vittorio Emiliani, Rossana Bossaglia e altri.
SILVERIO RIVA - Biografia
Nato a Voghera nell’agosto del 1940, negli anni ’60 Silverio Riva frequenta a Milano prima il Liceo Artistico per poi diplomarsi in scultura all’Accademia di Brera sotto la guida del suo maestro e mentore Luciano Minguzzi. In seguito si “internazionalizzerà” perfezionandosi all’Accademia estiva di Salisburgo. La strada per lui è ormai segnata. Dai primi gessi nel segno di Giacometti passerà ben presto a una creatività artistica originale, basata su una ricerca tutta sua, sia tecnica sia espressiva.
I consensi, e i risultati, non tardano ad arrivare. Nel 1965 Riva vince il primo premio per la scultura alla Mostra della Resistenza Partigiana di Piacenza. Il 1979 è l’anno della consacrazione ufficiale. Il critico del “Corriere della Sera” Alberico Sala lo segnala come miglior giovane artista nel Catalogo Nazionale Bolaffi. Sono gli anni in cui Riva “produce” a getto continuo dividendo il suo lavoro in due atelier, Milano e Voghera. Sarà, la sua, una carriera d’artista sensibile ai problemi sociali, con una straordinaria intuizione per i temi dell’ecologia. Si divide tra l’insegnamento, nella “sua” Accademia di Brera, e le mostre, personali e collettive, esponendo in gallerie e istituzioni nazionali (Milano, Padova, Pavia, Savona, Campione d’Italia, Albissola, Torino, Parma, ecc.) ed estere (Amsterdam, Atene, Tel Aviv, Stoccolma, Basilea, ecc.).
Attaccato alla sua terra d’origine, Voghera e l’Oltrepò, Riva lega buona parte dell’attività artistica al territorio da cui trae ispirazione. Si preoccupa del degrado dei monumenti. Attacca chi si disinteressa del bene pubblico. Lo impensierisce il disfacimento della natura, travolta dalla civiltà industriale. Sarà proprio per questo, con l’idea di un “ritorno alla natura”, che Riva reagisce a modo suo, da artista provocatore, plasmando opere con materiali semplici, “poveri”: pietra, legno, rami, alberi autoctoni. Il tutto sovrastato da meravigliose cornacchie: onnipresenti, un vero marchio di fabbrica, leit motiv d’autore che puntualmente irrompe con gioia e naturalezza in sculture, disegni, litografie.
Il tema del “ritorno alla natura” prende Riva, lo sollecita, a tratti lo angoscia, quasi ossessivamente. Sono, i suoi, pensieri profondi, lirici, che negli anni ’70 trasmette nelle sculture della serie “Discariche”. Chi le osserva ha la sensazione che, nel bronzo e nella ceramica, siano stati imprigionati i rifiuti, le porcherie e gli scarti del vivere quotidiano.
Uno scultore non può essere tale solo per se stesso. Deve avere una funzione pubblica. Silverio Riva ci crede, interpreta in modo completo il ruolo dell’artista, che deve “parlare” al pubblico, essere protagonista nella società, lasciare l’impronta di sé. Eccolo allora firmare monumenti “en plein air”. Li possiamo vedere a Brallo di Pregola, a Pinarolo Po, in provincia di Pavia. E, ancora, monumenti nelle chiese: San Sebastiano, San Vittore, a Voghera. Oppure monumenti funebri privati, numerosi, uno, su tutti, che spicca: quello dedicato al campione motociclistico Carlo Bandirola, una gloria vogherese.
Negli anni ’80 Riva “esporta” le sue immaginazioni in importanti collettive: “Lombardia vent’anni dopo”, a cura di Rossana Bossaglia, al Castello Visconteo di Pavia (1981); “Schieramenti del Naturalismo, a Salice Terme (1982); “Artisti e Poeti” (1984) e “Dialogo tra generazioni” (1999), entrambe a Pavia.
Riva, coerente con il suo impegno pubblico, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Voghera, inaugura formule e iniziative artistiche in giro per l’Oltrepò: per la prima volta, nel 1980 da giugno a settembre, lancia una rassegna itinerante dal titolo forte, “Arte e Ambiente”. E’ un carosello di sculture di grandi artisti che portano le loro opere in un circuito popolare a tappe: Voghera è il primo appuntamento, cui seguiranno Salice Terme, Broni, Varzi, Zavattarello, Lomello, Broni, Vigevano, Scaldasole. Il “giro” toccherà anche altre località, con una pretesa forte: mettere a contatto di realtà locali, mai sfiorate da manifestazioni d’arte contemporanea, scultori affermati, in Italia e all’estero, come Arnaldo Pomodoro, Finotti, Somaini, Alberti, Bodini, Sangregorio, Ghinzani, Staccioli, e, ovviamente, Riva. Sarà un successo di pubblico mai visto prima, tra valli, contrade e colline.
Segue, nel giugno del 1982 a Voghera, “Scultura Oggi” con opere di Alberti, Mo, Cavaliere, Giò Pomodoro, Staccioli, Azuma, Marchese, Somaini, Squattriti, Ghinzani, Riva. Il catalogo è a cura di Roberto Sanesi.
Nel 1987 Silverio Riva si cimenta in un’altra specialità: la scenografia. L’occasione è di grande prestigio: Voghera vuole festeggiare uno dei suoi concittadini più illustri, lo stilista di haute couture Valentino. Riva riceve l’incarico di occuparsi dell’allestimento. Porterà la sua firma la sfilata celebrativa in Piazza del Duomo.
Oltre alla scultura la scenografia diventerà per Riva un altro campo nel quale esercitare la propria espressività. Così, coinvolge gli allievi di questa disciplina presso l’Accademia di Brera invitandoli a elaborare progetti per il recupero del Teatro Sociale di Voghera, in perenne stato di abbandono. Un piccolo gioiello teatrale che ha visto un giovanissimo Toscanini dirigere con la sua bacchetta ai primi del Novecento.
Nel settembre ‘94 Riva promuove la realizzazione, a Voghera, della mostra “Le vestali del Futurismo”, dedicata al fondatore del movimento artistico più importante del ‘900 italiano: Filippo Tommaso Marinetti, un artista con le radici nell’Oltrepò dove, nella casa di Godiasco ha soggiornato per lunghi anni, ospitando i seguaci del Futurismo. Una delle figlie di Marinetti, Luce residente a Parigi, è intervenuta ammirando quel Teatro Sociale dove, nel 1927, suo padre aveva organizzato una manifestazione “futurista”.
Negli anni ’90 Riva, come scultore, fa un grande ritorno. Dopo i gessi, il legno, il bronzo, la ceramica, la produzione grafica e litografica de decenni precedenti punta ancora sulla terracotta, forte delle esperienze nelle grandi “botteghe” d’arte ceramica di Albissola e delle frequentazioni e collaborazioni con artisti di grande valore come Fontana, Fabbri, Rossello, Sassu e altri.
E’, il suo, un ritorno a scoprire la grande manualità plastica che offre l’argilla e a riscoprire il “classico”. E’ l’epoca di stele, colonne, portali, sentieri e lesene: opere percorse da corrosioni, segni e guasti, ma ingentilite, tuttavia, da maioliche, smalti colorati e ingobbi e protesi con speranza verso luna, stelle e cielo. Con queste sculture, nell’ottobre ‘97, allestisce la sua ultima mostra personale, Scompare prematuramente nell’ottobre del ‘98, nel pieno di una notevole maturazione artistica che stava percorrendo con appagante consapevolezza.
Silverio Riva, nato a Voghera nel 1940, diplomatosi al Liceo Artistico continua gli studi in scultura con Luciano Minguzzi all’Accademia di Brera di Milano, distinguendosi molto presto per l’originalità e l’afflato poetico delle sue opere.
Segnalato da Alberico Sala sul Corriere della Sera come una delle figure più originali della scena artistica di quegli anni, dal 1965 si avvia verso un’importante carriera che lo porta ad esporre il suo lavoro in prestigiose gallerie ed istituzioni nazionali (Milano, Padova, Albissola, Piacenza, Savona, Campione d’Italia, Torino, Parma, etc.) ed estere (Amsterdam, Atene, Tel Aviv, Stoccolma, Basilea, etc.) in mostre personali e collettive.
Oltre alla sua attività di scultore e di professore all’Accademia di Brera, Riva nei primi anni ’80, è stato anche ideatore e curatore per il Comune di Voghera di una innovativa iniziativa artistica chiamata “Arte e Ambiente” che coinvolse l’Oltrepò pavese e che si rivolse, in anticipo sui tempi, alla sensibilizzazione del patrimonio ecologico e alla valorizzazione del territorio.
In quella occasione, e per alcune edizioni, Riva riuscì a riunire un collettivo di artisti tra i maggiori scultori italiani (Arnaldo Pomodoro, Finotti, Somaini, Sangregorio, Staccioli, Bodini e altri) che operarono in situ coinvolgendo la popolazione locale.
A più di dieci anni dalla scomparsa di Silverio Riva, la mostra alla Fondazione Mudima gli rende omaggio ripercorrendo tutte le tappe della sua carriera artistica: dagli inizi come pittore a metà anni ’50, all’immediato e definitivo passaggio alla scultura negli anni ’60 con i primi lavori influenzati da Alberto Giacometti, fino alla definizione successiva del linguaggio più maturo della produzione degli anni ’70 e ’80 e ’90.
Dalla panoramica delle opere in mostra (circa 50 opere disposte su due piani: gessi, bronzi e quadri al piano terra; terrecotte più litografie e disegni al primo piano), risulta evidente da una parte il profondo sentimento elegiaco che Riva riesce ad imprimere alla materia, trasportando la creazione artistica a diretto contatto con la purezza della natura, dall’altra la sua straordinaria abilità a trascorrere sui materiali senza soluzione di continuità: dall’uso del legno in una serie di opere dal sapore Pop della metà degli anni ’60 che avevano per soggetto nuvole, onde e soli esposte in una importante mostra alla galleria San Fedele di Milano, ai bronzi e alle ceramiche degli anni ’70 e ‘80 fino al recupero delle origini storiche della scultura classica e barbarica con un uso quasi esclusivo della terracotta negli anni ’90.
Hanno scritto di lui Alberico Sala, Roberto Sanesi, Agenore Fabbri, Luigi Carluccio, Leonardo Vergani, Vittorio Emiliani, Rossana Bossaglia e altri.
SILVERIO RIVA - Biografia
Nato a Voghera nell’agosto del 1940, negli anni ’60 Silverio Riva frequenta a Milano prima il Liceo Artistico per poi diplomarsi in scultura all’Accademia di Brera sotto la guida del suo maestro e mentore Luciano Minguzzi. In seguito si “internazionalizzerà” perfezionandosi all’Accademia estiva di Salisburgo. La strada per lui è ormai segnata. Dai primi gessi nel segno di Giacometti passerà ben presto a una creatività artistica originale, basata su una ricerca tutta sua, sia tecnica sia espressiva.
I consensi, e i risultati, non tardano ad arrivare. Nel 1965 Riva vince il primo premio per la scultura alla Mostra della Resistenza Partigiana di Piacenza. Il 1979 è l’anno della consacrazione ufficiale. Il critico del “Corriere della Sera” Alberico Sala lo segnala come miglior giovane artista nel Catalogo Nazionale Bolaffi. Sono gli anni in cui Riva “produce” a getto continuo dividendo il suo lavoro in due atelier, Milano e Voghera. Sarà, la sua, una carriera d’artista sensibile ai problemi sociali, con una straordinaria intuizione per i temi dell’ecologia. Si divide tra l’insegnamento, nella “sua” Accademia di Brera, e le mostre, personali e collettive, esponendo in gallerie e istituzioni nazionali (Milano, Padova, Pavia, Savona, Campione d’Italia, Albissola, Torino, Parma, ecc.) ed estere (Amsterdam, Atene, Tel Aviv, Stoccolma, Basilea, ecc.).
Attaccato alla sua terra d’origine, Voghera e l’Oltrepò, Riva lega buona parte dell’attività artistica al territorio da cui trae ispirazione. Si preoccupa del degrado dei monumenti. Attacca chi si disinteressa del bene pubblico. Lo impensierisce il disfacimento della natura, travolta dalla civiltà industriale. Sarà proprio per questo, con l’idea di un “ritorno alla natura”, che Riva reagisce a modo suo, da artista provocatore, plasmando opere con materiali semplici, “poveri”: pietra, legno, rami, alberi autoctoni. Il tutto sovrastato da meravigliose cornacchie: onnipresenti, un vero marchio di fabbrica, leit motiv d’autore che puntualmente irrompe con gioia e naturalezza in sculture, disegni, litografie.
Il tema del “ritorno alla natura” prende Riva, lo sollecita, a tratti lo angoscia, quasi ossessivamente. Sono, i suoi, pensieri profondi, lirici, che negli anni ’70 trasmette nelle sculture della serie “Discariche”. Chi le osserva ha la sensazione che, nel bronzo e nella ceramica, siano stati imprigionati i rifiuti, le porcherie e gli scarti del vivere quotidiano.
Uno scultore non può essere tale solo per se stesso. Deve avere una funzione pubblica. Silverio Riva ci crede, interpreta in modo completo il ruolo dell’artista, che deve “parlare” al pubblico, essere protagonista nella società, lasciare l’impronta di sé. Eccolo allora firmare monumenti “en plein air”. Li possiamo vedere a Brallo di Pregola, a Pinarolo Po, in provincia di Pavia. E, ancora, monumenti nelle chiese: San Sebastiano, San Vittore, a Voghera. Oppure monumenti funebri privati, numerosi, uno, su tutti, che spicca: quello dedicato al campione motociclistico Carlo Bandirola, una gloria vogherese.
Negli anni ’80 Riva “esporta” le sue immaginazioni in importanti collettive: “Lombardia vent’anni dopo”, a cura di Rossana Bossaglia, al Castello Visconteo di Pavia (1981); “Schieramenti del Naturalismo, a Salice Terme (1982); “Artisti e Poeti” (1984) e “Dialogo tra generazioni” (1999), entrambe a Pavia.
Riva, coerente con il suo impegno pubblico, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Voghera, inaugura formule e iniziative artistiche in giro per l’Oltrepò: per la prima volta, nel 1980 da giugno a settembre, lancia una rassegna itinerante dal titolo forte, “Arte e Ambiente”. E’ un carosello di sculture di grandi artisti che portano le loro opere in un circuito popolare a tappe: Voghera è il primo appuntamento, cui seguiranno Salice Terme, Broni, Varzi, Zavattarello, Lomello, Broni, Vigevano, Scaldasole. Il “giro” toccherà anche altre località, con una pretesa forte: mettere a contatto di realtà locali, mai sfiorate da manifestazioni d’arte contemporanea, scultori affermati, in Italia e all’estero, come Arnaldo Pomodoro, Finotti, Somaini, Alberti, Bodini, Sangregorio, Ghinzani, Staccioli, e, ovviamente, Riva. Sarà un successo di pubblico mai visto prima, tra valli, contrade e colline.
Segue, nel giugno del 1982 a Voghera, “Scultura Oggi” con opere di Alberti, Mo, Cavaliere, Giò Pomodoro, Staccioli, Azuma, Marchese, Somaini, Squattriti, Ghinzani, Riva. Il catalogo è a cura di Roberto Sanesi.
Nel 1987 Silverio Riva si cimenta in un’altra specialità: la scenografia. L’occasione è di grande prestigio: Voghera vuole festeggiare uno dei suoi concittadini più illustri, lo stilista di haute couture Valentino. Riva riceve l’incarico di occuparsi dell’allestimento. Porterà la sua firma la sfilata celebrativa in Piazza del Duomo.
Oltre alla scultura la scenografia diventerà per Riva un altro campo nel quale esercitare la propria espressività. Così, coinvolge gli allievi di questa disciplina presso l’Accademia di Brera invitandoli a elaborare progetti per il recupero del Teatro Sociale di Voghera, in perenne stato di abbandono. Un piccolo gioiello teatrale che ha visto un giovanissimo Toscanini dirigere con la sua bacchetta ai primi del Novecento.
Nel settembre ‘94 Riva promuove la realizzazione, a Voghera, della mostra “Le vestali del Futurismo”, dedicata al fondatore del movimento artistico più importante del ‘900 italiano: Filippo Tommaso Marinetti, un artista con le radici nell’Oltrepò dove, nella casa di Godiasco ha soggiornato per lunghi anni, ospitando i seguaci del Futurismo. Una delle figlie di Marinetti, Luce residente a Parigi, è intervenuta ammirando quel Teatro Sociale dove, nel 1927, suo padre aveva organizzato una manifestazione “futurista”.
Negli anni ’90 Riva, come scultore, fa un grande ritorno. Dopo i gessi, il legno, il bronzo, la ceramica, la produzione grafica e litografica de decenni precedenti punta ancora sulla terracotta, forte delle esperienze nelle grandi “botteghe” d’arte ceramica di Albissola e delle frequentazioni e collaborazioni con artisti di grande valore come Fontana, Fabbri, Rossello, Sassu e altri.
E’, il suo, un ritorno a scoprire la grande manualità plastica che offre l’argilla e a riscoprire il “classico”. E’ l’epoca di stele, colonne, portali, sentieri e lesene: opere percorse da corrosioni, segni e guasti, ma ingentilite, tuttavia, da maioliche, smalti colorati e ingobbi e protesi con speranza verso luna, stelle e cielo. Con queste sculture, nell’ottobre ‘97, allestisce la sua ultima mostra personale, Scompare prematuramente nell’ottobre del ‘98, nel pieno di una notevole maturazione artistica che stava percorrendo con appagante consapevolezza.
23
novembre 2010
Silverio Riva
Dal 23 novembre al 23 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE MUDIMA
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 15-19.30 - chiuso: sabato e festivi
Vernissage
23 Novembre 2010, ore 18.30 Preview per la stampa ore 17.00
Ufficio stampa
CRISTINA PARISET
Autore