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Fabio Ceccarelli – Ipnotizzante
Il globale nel locale, in una perfetta sintesi ispirata dalla Weltanschauung di una esistenza sempre più complessa e affascinante, anche se “spaventosa” per il nuovo inconoscibile che introduce, resa calma dal soffio del Ch’i che Fabio Ceccarelli offre come soluzione alle tensioni del mutamento.
Comunicato stampa
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Un artista della Glocalizzazione
Fabio Ceccarelli non appartiene alla categoria degli artisti cui la critica d’arte ci ha abituato a conoscere.
E’ un artista che appartiene al mondo globale di questa era contemporanea così complessa e, nello stesso tempo, così affascinante.
Non è, però, un artista globalizzato. Nell’affermare la sua piena appartenenza al mondo della globalizzazione non significa collocarlo in un amorfo territorio artistico, omogeneizzato, spiritualmente massificato, significa, invece, collocarlo all’interno di un complesso processo di mutamento dal quale ha incorporato il meglio dell’odierna Weltanschauung che trascende la singolarità individuale, autoreferente ed autopoietica, di un passato prossimo che ha
ancora i piedi nel presente e che si manifesta, invece, attraverso il riconoscersi in un collettivo condiviso.
Ogni sua opera ci parla della nuova dimensione antropologica nella quale ci troviamo ed il suo “bello”, concetto necessariamente da rivedere in quanto ai suoi contenuti nella mutata situazione esistenziale universale, assolve ad un compito che paradossalmente ci richiama a Benedetto Croce ed è legato alla funzione sociale dell’arte.
La funzione sociale dell’arte, in un’era moderna dominata dalla meccanicizzazione esasperata e dall’affermarsi di tecnologie che mirano più alla quantità che alla qualità, diventa un forte punto di riferimento, per riaffermare l’essenza della natura umana, per esaltare il suo “genio”, inteso come talento naturale, libero ed estroso, capace di volare per i percorsi infiniti della sua creatività. L’artista non può essere inquadrato in schemi rigorosi, né essere analizzato scientificamente, in quanto il suo lavoro, come diceva Kant, è frutto di spontaneità, autenticità, immediatezza, applicate in maniera inconfondibilmente personale.
I soggetti dei lavori di Fabio Ceccarelli, le sue tecniche, le sue composizioni spaziali che organizzano i suoi dipinti, i suoi colori vivono nelle nostre strade, nelle nostre
tecnologie, nel nostro mondo virtuale adagiato sulla Rete e disegnano panorami nei quali ciascuno riconosce il suo tempo e riconosce se stesso pur all’interno di una creatività non sempre legata agli stilemi dell’evidenza ma piuttosto alle forme al di là del reale che spesso popolano le nostre menti quando siano libere di gettarsi all’interno di tripudi di libertà non altrimenti acquisibili. I suoi volti, per esempio, esprimono quell’arroganza di essere tali nonostante tutto. Sono volti immaginati, volti riconoscibili
solo da particolari ma volti liberi e consapevoli di possedere una tela e di possedere il mondo.
Fabio Ceccarelli è anche un odierno poeta della glocalizzazione.
La sua arte che s’affaccia sull’universale, nello stesso tempo contiene il locale, il suo proprio originario locale o quello sperimentato durante i suoi numerosi viaggi.
Certamente qualcuno potrebbe obiettare che le sue opere rientrano pienamente in una “normalità” artistica contemporanea che si esprime con gli strumenti che questa contemporaneità mette a disposizione.
Ciò è vero ma quello che deve essere letto, oltre questa “normalità”, sono i segni, riscontrabili nelle sue opere, di una presenza che sfugge agli occhi di molti ed è estranea ad un’ottica occidentale: l’antica arte geomantica taoista cinese del Feng Shui.
Con creatività, intuizione e capacità di sintesi notevole, Fabio Ceccarelli assume il Feng Shui, notoriamente dottrina ausiliaria dell’architettura, a principio ispiratore della composizione delle sue opere che respirano di Ch’i e s’adagiano sull’equilibrio dinamico di Yin e Yang. A ben guardare, nei suoi quadri, è sempre evidente il T'ai Chi T'u, rappresentazione di Yin e Yang, nell’osmosi delle differenti parti.
Il globale nel locale, in una perfetta sintesi ispirata dalla Weltanschauung di una esistenza sempre più complessa e affascinante, anche se “spaventosa” per il nuovo inconoscibile che introduce, resa calma dal soffio del Ch’i che Fabio Ceccarelli offre come soluzione alle tensioni del mutamento.
Dott. Elio Satti
Fabio Ceccarelli non appartiene alla categoria degli artisti cui la critica d’arte ci ha abituato a conoscere.
E’ un artista che appartiene al mondo globale di questa era contemporanea così complessa e, nello stesso tempo, così affascinante.
Non è, però, un artista globalizzato. Nell’affermare la sua piena appartenenza al mondo della globalizzazione non significa collocarlo in un amorfo territorio artistico, omogeneizzato, spiritualmente massificato, significa, invece, collocarlo all’interno di un complesso processo di mutamento dal quale ha incorporato il meglio dell’odierna Weltanschauung che trascende la singolarità individuale, autoreferente ed autopoietica, di un passato prossimo che ha
ancora i piedi nel presente e che si manifesta, invece, attraverso il riconoscersi in un collettivo condiviso.
Ogni sua opera ci parla della nuova dimensione antropologica nella quale ci troviamo ed il suo “bello”, concetto necessariamente da rivedere in quanto ai suoi contenuti nella mutata situazione esistenziale universale, assolve ad un compito che paradossalmente ci richiama a Benedetto Croce ed è legato alla funzione sociale dell’arte.
La funzione sociale dell’arte, in un’era moderna dominata dalla meccanicizzazione esasperata e dall’affermarsi di tecnologie che mirano più alla quantità che alla qualità, diventa un forte punto di riferimento, per riaffermare l’essenza della natura umana, per esaltare il suo “genio”, inteso come talento naturale, libero ed estroso, capace di volare per i percorsi infiniti della sua creatività. L’artista non può essere inquadrato in schemi rigorosi, né essere analizzato scientificamente, in quanto il suo lavoro, come diceva Kant, è frutto di spontaneità, autenticità, immediatezza, applicate in maniera inconfondibilmente personale.
I soggetti dei lavori di Fabio Ceccarelli, le sue tecniche, le sue composizioni spaziali che organizzano i suoi dipinti, i suoi colori vivono nelle nostre strade, nelle nostre
tecnologie, nel nostro mondo virtuale adagiato sulla Rete e disegnano panorami nei quali ciascuno riconosce il suo tempo e riconosce se stesso pur all’interno di una creatività non sempre legata agli stilemi dell’evidenza ma piuttosto alle forme al di là del reale che spesso popolano le nostre menti quando siano libere di gettarsi all’interno di tripudi di libertà non altrimenti acquisibili. I suoi volti, per esempio, esprimono quell’arroganza di essere tali nonostante tutto. Sono volti immaginati, volti riconoscibili
solo da particolari ma volti liberi e consapevoli di possedere una tela e di possedere il mondo.
Fabio Ceccarelli è anche un odierno poeta della glocalizzazione.
La sua arte che s’affaccia sull’universale, nello stesso tempo contiene il locale, il suo proprio originario locale o quello sperimentato durante i suoi numerosi viaggi.
Certamente qualcuno potrebbe obiettare che le sue opere rientrano pienamente in una “normalità” artistica contemporanea che si esprime con gli strumenti che questa contemporaneità mette a disposizione.
Ciò è vero ma quello che deve essere letto, oltre questa “normalità”, sono i segni, riscontrabili nelle sue opere, di una presenza che sfugge agli occhi di molti ed è estranea ad un’ottica occidentale: l’antica arte geomantica taoista cinese del Feng Shui.
Con creatività, intuizione e capacità di sintesi notevole, Fabio Ceccarelli assume il Feng Shui, notoriamente dottrina ausiliaria dell’architettura, a principio ispiratore della composizione delle sue opere che respirano di Ch’i e s’adagiano sull’equilibrio dinamico di Yin e Yang. A ben guardare, nei suoi quadri, è sempre evidente il T'ai Chi T'u, rappresentazione di Yin e Yang, nell’osmosi delle differenti parti.
Il globale nel locale, in una perfetta sintesi ispirata dalla Weltanschauung di una esistenza sempre più complessa e affascinante, anche se “spaventosa” per il nuovo inconoscibile che introduce, resa calma dal soffio del Ch’i che Fabio Ceccarelli offre come soluzione alle tensioni del mutamento.
Dott. Elio Satti
06
novembre 2010
Fabio Ceccarelli – Ipnotizzante
Dal 06 novembre al 03 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
CIVICO69
Firenze, Via Ghibellina, 69, (Firenze)
Firenze, Via Ghibellina, 69, (Firenze)
Orario di apertura
da martedi a venerdi 10-14 e 16-19
sabato 16-20
Vernissage
6 Novembre 2010, ore 18,30
Autore
Curatore