Un attento monitoraggio delle varie chiese della zona ha suggerito un’apertura in direzione cremonese, con uma sezione di opere del seguito campesco di particolare qualità e rilievo, le quali, pur datate ancora nel XVI secolo, in qualche modo “aprono” al Seicento. Si tratta soprattutto di dipinti di Giovan Battista Troni deno il Malosso e della sua scuola (Cristoforo Agosta, Emmenegildo Lodi, Giovan Francesco Raimondi), e di Galeazzo Ghidoni. Questi artisti infatti rappresentano l’unico tramite reale, per quanto attardato, con il grande secolo della pittura a Cremona, e propongono indagini di un certo interesse per i contatti con l’ltalia centrale (è il caso del Ghidoni).
Il seguito è rappresentato dalla comminenza “illuminata” di Casalmaggiore, che si rivolge ad artisti di altri centri, dal piemontese Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, al modenese Camillo Gavasseti, a Luigi Amidano, parmense, per i quali si tentano analisi più approfondite proprio sul versante della committenza (ad esempio, Moncalvo e i Barnabiti, secondo un filone di studi iniziato dalla mostra di due anni fa a Casale Monferrato).Sono considerate anche le presenze “attuali”, forse non sempre legate ad un passato casalasco, come i già ricordati Mastelletta, i due quadri del Fiammenghino a Cingia de’ Botti, ecc.. Per quanto riguarda il Moncalvo, è prevista l’esposizione del dipinto già a Casalmaggiore ed oggi di proprietà della Pinacoteca di Brera (in deposito presso la parrocchiale di Golasecca), e della Immacolata Concezione di Marzalengo, probabilmente della medesima provenienza, sulla quale non erano ancora stati condotti studi adeguati.
Un’analisi sul territorio ha indotto a presentare dipinti più legati al contesto cremonese, come la Santa Lucia del Genovesino a Castelponzone o una notevole pala dell’ancora poco noto Agostino Bonisoli, mentre è stato ritrovato fortunosamente, ad una settimana dall’apertura della mostra, lo splendido dipinto del napoletano Battistello Caracciolo tratugato nel 1992 dalla chiesa del Vho di Piadena.
Un allargamento dell’esposizione anche alle opere del XVII secolo risulta di notevole interesse, non solo per testimoniare adeguatamente un importante pittore casalasco come Marcantonio Ghislina, da tempo in attesa di una rigorosa rivalutazione, e sul quale si realizza una sezione monografica, anche in considerazione del ruolo primario che svolse a Cremona nei primi anni del secolo; ma soprattutto per verificare gli incroci, sempre ad altissimo livello, tra l’area veneta (Giambenino Cignaroli), quella egiziana (Francesco Monti), quella fiorentina (Sebastiano Galeoni) e quella cremonese, nella quale si indagano in maniera approfondita alcuni fenomeni sinora poco considerati, dal classicismo del Guerrini alla vena eccentrica e “bambocciante” del De Hò. Lo “scavo” sul territorio, oltre a notevoli conferme, ha potuto fornire novità di rilievo, tra cui spicca una bella pala firmata dal raro Johann Georg Fockhetzer a Martignana, artista bavarese formatosi nell’Accademia bolognese del quale si conoscevano solo due dipinti sicuri a Cremona e a Lodi.
Marco Tanzi Curatore della mostra
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