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Buongiorno! Cristiana Collu al MART

di - 4 Dicembre 2011
E’ il caso di dire “spazio (per l’arte) ai giovani”. Davanti alla abituale empasse di lasciare uno spazio prestigioso ad un curatore italiano, si rischiava di avere al MART un curatore straniero. Ed invece no…Si completa con Cristiana Collu la ricostruzione di un panorama che finalmente lascia spazio ad una gestione nuova dell’arte contemporanea in Italia.
Il MART, ovvero il più prestigioso Museo d’arte contemporanea, con una collezione che spazia dal Novecento fino alla scena attuale, ha una direttrice. E’ stato un processo lento iniziato con la nomina di Gianfranco Maraniello ad uno spazio prestigioso come quello della Galleria Comunale di Bologna, proseguito con grande fatica con nomi che hanno avuto l’unica sfortuna di muovere i destini della scrittura espositiva in spazi importanti con pochi spiccioli e una forte resistenza interna, tra partiti politici e le resistenze dei vecchi nomi della curatela cui si deve “l’ovvio e l’ottuso” degli ultimi anni. L’ultimo atto, prima della nomina di Cristiana Collu, è stato quello che ha visto Bartolomeo Pietromarchi alla direzione del MACRO (il 14 prossimo conosceremo i suoi progetti).
Nella storia personale di  Cristiana Collu ci sono due punti significativi che si propongono a termometro della condizione di rivalsa che una tale nomina propone al mondo dell’arte. E’ nata a Cagliari, in una città che ha faticato a proporsi sulla scena, e che lei stessa ha portato sul fronte dell’arte grazie al MAN di Nuoro: è  nata nel 1969, un anno dopo il fatidico 1968, cui gran parte della vecchia scena dell’arte deve la propria esistenza. La generazione dei quarantenni quindi sale sul podio, saltando a pie’ pari la generazione dei cinquantenni che hanno avuto la sventura di non riuscire a togliere il podio alle vecchie logiche di partito.

Una scelta indubbiamente coraggiosa quella del Consiglio di Amministrazione del museo (composto da Isabella Bossi Fedrigotti, Salvatore Settis con il supporto di Korn/Ferry International) sulla quale ha evidentemente pesato la forza e il coraggio di una curatrice che ha lavorato con ostinazione per far prevalere le ragioni dell’arte anche in un contesto certamente di periferia.
Ora, la questione aperta resta quella dei finanziamenti: la possibilitĂ  quindi di non bruciare una candidatura fresca e nuova in una scena dimessa e costipata dalle manovre manageriali nazionali cui, comunque, gli spazi pubblici devono i loro destini.
Quale sarà la ricetta da mettere in atto? Il MART può affermarsi a livello internazionale non soltanto per le mostre di cassetta sul Novecento, ma può riprendere una tradizione che ha a volte proposto contaminazioni eccellenti, sprovincializzate rispetto alla routine delle mostre, proponendo grandi temi, allargando il dibattito dell’arte contemporanea alla multimodalità espressiva, riattivando delle energie sopite che possono però fare la differenza. Così come capita negli spazi di pari tenore a livello internazionale. Un compito difficile certamente, ma una sfida che Cristiana Collu può raccogliere favorita dall’attenzione e dall’entusiasmo che vedrà crescere attorno a sé se sarà in grado di dare una vera svolta alla vita culturale di un centro che tradizionalmente si pone tra Occidente e Oriente, quindi aperto verso le nuove realtà del contesto internazionale.

Ha certamente dalla sua parte anche una preparazione quasi inedita tra i curatori: la ricordo come ex collega alla Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni dell’Università La Sapienza di Roma, quindi con una esperienza accademica che ha proseguito poi alla Facoltà di Architettura di Alghero e di Cagliari. Quindi una donna di cultura. Potrebbe essere quest’ultimo un indizio concreto per un ritorno alla qualità, alla cultura, alla passione per le idee, all’imprenditorialità giovane e creativa fatta da chi conosce  la gavetta. Il MART quindi come un contenitore d’oro, raccolto nelle splendide architetture di Mario Botta, con il volto rivolto verso il mondo della cultura, perché ad esso si aggiunga un adeguato contenuto.
a cura di angelo capasso

[exibart]

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