Il titolo della mostra è stato ispirato all’artista dalla lettura del testo Blood rites di Barbara Ehrenreich (1997), le cui teorie sulla cultura religiosa ancestrale del sacrifico e la figura del dio predatore sono ritenute determinanti nell’interpretazione di questo ciclo di opere.
Luca Ottonelli, nato a Genova nel 1969, è laureato in Filosofia. Sebbene esordisca artisticamente come scultore in pietra, coltiva parallelamente l’interesse per la pittura e dal 1998 inizia la ricerca che ha portato a questo ciclo di tele. Vive e lavora a Genova, città in cui può sviluppare idee con serena obiettività.
Sul piano del linguaggio artistico si definisce un espressionista astratto particolarmente attento a dare alle proprie composizioni una caratterizzazione lucida e razionale. La sua pittura, immediata e diretta, trova efficacia nel controllo di forme archetipe, chiare e definite, che appartengono istintivamente al patrimonio di conoscenze dell’uomo e attendono di essere ridestate. Ha come ulteriori punti di riferimento il cubismo, l’opera di Juan Mirò e la pittura contemporanea messicana.
Il ciclo degli “Dei predatori” è rappresentato in mostra da nove grandi dipinti a olio su tela, insieme a ventiquattro piccoli bozzetti a pastello su carta.
Tele come Origine, I quattro elementi, La casa degli dei o le Due divinità che si fronteggiano su un campo di battaglia (opera pubblicata sul manifesto della rassegna) esprimono in maniera ottimale gli interessi dell’artista, fortemente attratto dal mondo archetipo degli istinti primitivi, ovvero da tutto quanto resta nella memoria inconscia dell’uomo di un epoca in cui temeva l’occhio dei predatori scintillante nelle tenebre e guardava con terrore ai colori accesi di un serpente velenoso.
Ottonelli si esprime nella ricerca di quei segni legati alla memoria ancestrale dell’uomo. Riproduce sulla tela forme archetipe, come la zanna, l’occhio, la spirale, oggetti che animano sempre i suoi quadri e sono in grado di risvegliare nell’osservatore sensazioni appartenute a un sopito passato remoto e primitivo che è tuttavia ancora vivo nella nostra capacità di percezione istintiva delle cose.
Sul piano formale le pitture di Ottonelli sono governate dall’ordine e vivono nella riduzione dei segni in forme geometriche, accattivanti sul piano estetico in virtù della ricercatezza delle composizioni cromatiche e dell’equilibrio degli elementi aerei e dinamici.
L’evento, inserito nella programmazione per “Genova capitale europea della cultura nel 2004” è a cura della Direzione Comunicazione Ufficio Pubbliche Relazioni ed Eventi del Comune di Genova con il patrocinio del Consiglio di Circoscrizione 1° Centro-Est.
Studi storici e analisi diagnostiche collocano le due tavole di Perugino, oggi a Palazzo Baldeschi, nel periodo veneziano del Maestro,…
Porcellane, giade, argenti, bronzi e tessuti. L’ultima asta live di Pandolfini, nel 2025, è tutta dedicata all’Arte Orientale
La DG Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura promuove una nuova iniziativa dedicata alla mappatura dei progetti e delle esperienze…
Sarà una delle grandi mostre del 2026 in Italia, quella che Palazzo Ducale di Genova dedicherà ad Anthony van Dyck,…
A 50 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, e-flux lancia una open call per ripensare il monumento come dispositivo…
Trafugato e finito negli Stati Uniti, il prezioso affresco di Ercole bambino torna a Pompei grazie a un’indagine internazionale: sarà…