Categorie: altrecittà

Fino al 16.VI.2019 | Petr Davidtchenko, Millenium Worm | Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi

di - 7 Giugno 2019
Tre caratteristiche sono indispensabili a un artista per definirsi tale e avere qualche chance di affermarsi nel panorama artistico internazionale: disciplina, metodo e il fatto di lavorare su un immaginario personale  e ben identificabile. Indubbiamente Petr Davidtchenko (nato ad Arzamas, città militare russa, nel 1984) ha tutte e tra queste caratteristiche – e diverse altre – che lo rendono particolarmente interessante e degno di nota.
Dopo i suoi primi studi presso il Konstfack University College of Arts di Stoccolma, un Master in scultura presso il Royal College of Art di Londra e diverse collaborazioni con artisti quali Franko B o Andrei Molodkin, Davydtchencho nel 2015 ha deciso di trasferirsi da Londra a Maubourguet (un villaggio post-industriale nel sud della Francia, ai piedi dei Pirenei), trovando ospitalità presso The Foundry, un sito di produzione artistica in cui si è creata una comunità di artisti e non provenienti da diverse parti del mondo. Qui ha deciso di dare inizio ad un pratica rigorosa, facendola diventare l’oggetto e il soggetto del suo lavoro artistico: Davydtchenko ha iniziato a nutrirsi esclusivamente di animali che trova morti lungo il bordo della strada. Nessun acquisto di cibo, solo alimenti che può trovare dove nessuno si sognerebbe di cercarli (stessa cosa per le verdure: esclusivamente ortica o erbe selvatiche che crescono ai lati della carreggiata). Nel frattempo ha imparato a scuoiare gli animali, a macerare e conservare le carni, a conciare le pelli. Quando è a Maubourguet, l’artista di sveglia all’alba, si fa un bagno nelle acque di piccolo lago della zona e comincia a percorrere con la sua bicicletta (sulla quale è montata una telecamera) decine e decine di chilometri in cerca del suo nutrimento, sia fisico che artistico.
Petr Davidtchenko, Millenium Worm, vista della mostra
Il risultato del suo lavoro è ora visibile a Palazzo Lucarini Contemporary di Trevi, con una mostra personale curata da Maurizio Coccia e aperta fino al 16 giugno. Grazie ad un imponente allestimento il museo si è trasformato in una sorta di labirinto: il percorso, pur rimanendo relativamente libero, è segnato da stretti corridoi realizzati con pannelli in legno rivestiti da coperte militari provenienti dai magazzini di diversi eserciti del nord Europa. In ogni singola stanza troviamo video, sculture realizzate con pelli di animale o, addirittura, pelli in lavorazione, ovvero messe ad essiccare con il sale. Non è mancata, durante l’inaugurazione, la possibilità di “assaggiare” la carne stufata di alcuni animali: un istrice e un gatto! I video, tutti di grande qualità estetica e formale, rimandano scene in loop di pochi minuti con: Petr che mangia un topo (crudo), un barbagianni ferito trovato di notte al centro della carreggiata, Petr con una volpe morta, un enorme bruco, Petr che di notte, nudo e coperto da tatuaggi, cammina al centro di una strada trafficata coperto di sangue e con in mano un coltello e la carcassa di un animale morto.
Il titolo della mostra è: “Millennium Worm”, con un esplicito riferimento alla mai avvenuta apocalisse profetizzata da molti a causa del baco del millennio, il quale avrebbe portato, secondo alcuni, alla caduta di aerei, al black out totale se non addirittura all’esplosione delle centrali nucleari. Quello che però Davydtchenko preconizza a Trevi non è un “errore di scrittura”, ma un millennium worm, ovvero un malware del nuovo millennio in grado di autoreplicarsi. Questo verme, questo virus, è il suo stile di vita, apertamente avverso a quello capitalistico e “civilizzato”. Non a caso la mostra – che era già stata presentata lo scorso maggio alla Fondazione VOLUME! di Roma con un talk ed una istallazione site specific – è stata seguita da due presentazione fortemente volute da Maurizio Coccia presso due Accademie di Belle Arti Italiane: a Milano (con la cattedra del prof. Sergio Nannicola) e a L’Aquila (con quella del prof. Silvano Manganaro). In entrambi i casi il titolo di questi incontri era: Language of Catastrophe.
Ogni artista ha il suo linguaggio, e quello della catastrofe è sicuramente quello che ha deciso di indagare Davydtchenko. Oltre a mettere in discussione molte delle nostre certezze su cosa sia arte, cosa sia l’alimentazione, il pregiudizio, il senso del limite.
Mattia Formica
Mostra visitata il 17 marzo
Dal 17 marzo al 16 giugno 2019 
Petr Davydtchenko. Millennium Worm
Palazzo Lucarini Contemporary, Trevi (Perugia)
Info: www.palazzolucarini.it; info@officinedellumbria.it; +39 338 6772711

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