Una terra dura, da conquistare. Sono queste le parole della curatrice Letizia Ragaglia su Manciano, comune racchiuso nel cuore della Maremma toscana. E le usa con consapevolezza, dopo aver curato qui tre edizioni di Quattroventi , per le quali ha chiamato a lavorare artisti di livello nazionale ed internazionale. Spazio di colline vuote di industrie e di gente schietta. Ma ospitale, sotto la corazza diffidente. La terza edizione non poteva dunque che essere dedicata all’accoglienza. Generosa e curiosa, come quella che si dà a chi si conosce e si rispetta.
La sedia, come metafora dell’ospitalità, è stato il punto di partenza per le elaborazioni di Simone Barresi, Julia Bornefeld, Letizia Cariello, Jota Castro, Flavio Favelli, Goldiechiari, Piero Golia, Jeroen
Le Tired flags di Jota Castro uniscono in una seduta metallica le bandiere israeliana e palestinese. I sedili del treno con la ruota simbolo dei Rom di Luca Vitone invitano al viaggio e alla scoperta. Il trono intessuto di Sabrina Mezzaqui richiama i colori verdi della Maremma e parla di pazienti lavorazioni artigianali. Riccardo Previdi e Jeroen Jacobs hanno creato uno stampo per panchine, da inserire nel contesto di Manciano come comodi punti di sosta. Goldiechiari -è forse la loro l’installazione più riuscita- usano la sedia per chiudere una porta assediata dall’esterno come in un film dell’orrore. La sedia-gabbia di Letizia Cariello oscilla dalla torre del Comune e richiama le esposizioni al pubblico ludibrio. Simone Barresi fa emergere la sua sedia dall’erba di un giardino, colorandola coi toni artificiali di un verde da carrozzeria. Rosso rubino è l’inarrivabile seduta di Julia Bornefeld, composta da ventiquattro petali d’acciaio (nella piazzetta di Montemerano).
Il lavoro degli artisti a Manciano e nelle sue frazioni ha un carattere eminentemente progettuale. L’aspetto manuale della creazione invece è stato portato avanti in collaborazione con gli artigiani locali, che durante i lavori si son fatti prendere dall’entusiasmo ed hanno ideato e realizzato anche opere personali, esposte a fianco di quelle degli artisti. In occasione della mostra si svolge un ricco calendario di eventi che attrae la popolazione, i turisti e che mira a coinvolgere le aziende locali. L’interazione tra la gente del posto e gli autori chiamati ad operare qui è segno di un’ospitalità effettiva. Non solo auspicata con le metafore dell’arte.
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