Uno squarcio nella parete, provocato da un impatto violento, e -al suo interno- un abitacolo invaso dalla luce ossessiva di una sirena e un monitor che trasmette immagini in successione. Senza mediazioni, rapidamente, l’opera di Maarten Van den Eynde (Belgio, 1977) proietta lo spettatore all’interno di una dimensione spazio–temporale straniante. È l’elaborazione delle memorie sensoriali ed affettive personali a sottendere alla genesi dei lavori esposti. Come un filtro, dunque, la sensibilità soggettiva agisce consentendo a chi guarda di prendere una certa dalla realtà.
Nei dipinti di Ivan Malerba (Napoli, 1972) vengono descritti ambienti con attenzione maniacale che affonda la propria origine in un immaginario surreale e fantastico, sostenuto da una costruzione spaziale volutamente erronea. I wallpainting di Simone Tosca (Cortemaggiore, Piacenza, 1974) reinterpretano la realtà trasferendone in silhouette monumentali l’eleganza e la delicatezza proprie alle forme vegetali. Oggetto della sua rielaborazione digitale sono, infatti, piccole piante che vengono manipolate e ingrandite. Nelle opere di Faris Mc Reynolds (Dallas, 1977) compaiono paesaggi dalle tinte incerte, opache e dai contorni inconsistenti. I suoi quadri si aprono su mondi che sembrano visioni interiori, come fossero dovute al ricordo.
L’intervento di Enrico Glerean (San Donà di Piave, Venezia, 1977) si è svolto, invece, durante l’inaugurazione. Avvalendosi della sola musica, il giovane sound artist, crea atmosfere suggestive e affascinanti che si rifanno all’esperienza sensoriale comune.
L’installazione di Anna Galtarossa (Bussolengo, 1975) sembra coniugare realtà e finzione in un universo onirico personale e privato. Un rifugio sicuro, nascosto nel cuore della montagna, in cui però oltre al sogno alberga l’incubo. L’opera di Maarten Vanden Eynde , citata in apertura, continua all’interno della galleria con un cannocchiale dal quale guardare un mappamondo che gira. In realtà è un casco blu delle Nazioni Unite dipinto. Eccola la terra, vista dalla luna.
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