Lei, Monna Lisa, naturalmente non è presente; da quando, nel 1911, l’opera venne trafugata da un italiano, è confinata sotto altissima sorveglianza nelle sale del Louvre. Da parte sua Alain Katz, conservatore dei musei di Cholet e curatore della manifestazione, dichiara che l’originale non gli interessa: je ne fréquente pas les dames derrières les vitres. In realtà in questo approccio all’arte, ludico e scanzonato, è piuttosto il modo in cui l’icona è stata utilizzata ad appassionare pubblico e curatori.
Venerata e dissacrata come nessun’altra opera d’arte, questa piccola tela ha attraversato i secoli rappresentando per alcuni la più alta espressione dell’arte occidentale, per altri un feticcio da abbattere, per tutti un simbolo, un riferimento inevitabile con il quale confrontarsi.
L’eccesso di culto di cui la Gioconda è stata oggetto fino all’800 doveva necessariamente portare a una dissacrazione. Il più radicale è stato Malevic, che nel 1914 ha sfregiato il volto di Monna Lisa con una doppia croce rossa. Poi sono cominciate le reinterpretazioni (dai baffi di Marcel Duchamp, nel 1919, a quelli di Salvador Dalì, nel 1954) e le riproduzioni (Monna Lisa sulle magliette, sugli accendini, sulle scatole di biscotti, sui preservativi…). La manifestazione di Cholet intende mettere in evidenza proprio questa natura “prismatica” del capolavoro leonardesco: la sua versatilità nel prestarsi alle imitazioni e alle contraffazioni, l’insuperabile inclinazione alla divulgazione nell’immaginario collettivo.
Le tre aree tematiche (arte, stampa e feticismo) che hanno ispirato il progetto impegnano tre differenti musei.
Les zavat’arts de Monna Lisa, che comprende 120 opere tra pitture, sculture e installazioni, si incentra sull’esperienza della copia e dell’interpretazione.
Une femme sous presse ripropone tutte le apparizioni di Monna Lisa, sui manifesti o tra le pagine dei giornali, compreso il suo “travestimento” in Monica Lewinski.
Jocondes à la folie, infine, aspira ad essere la mostra più kitsch dell’anno con il suo carico di arredamenti, vestiti e gadget, tutti ispirati alla Gioconda.
Madame, inossidabile, continua a sorridere dalla tela…
Pietro Gaglianò
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la gioconda deve essere restituita all"italia.
é e sempre sarà nostro patrimonio,i Francesi guadagnano su Leonardo d. V:e poi ci snobbano a livello Europeo,sono contrario a pagare per vedere un"opera che appartiene a tutti noi. Ciao a tutti
Non mi sembra proprio il caso di mettere in discussione il LEGITTIMO POSSESSO di un'opera che si trovava in francia alla morte di Leonardo che è sempre stata lì e ha una storia legata ai luoghi in cui è stata esposta...
preoccupiamoci di altro piuttosto, come, per esempio, riscattarci davnto a questo snobismo culturale da parte del resto degli Europei
come si fa a non essere daccordo
D'accordo con te... ma questo che c'entra con la mostra di cui parla l'articolo?