La GAMeC, da sempre attenta agli aspetti meno noti della contemporaneità, presenta, per la prima volta a livello internazionale, l’intero corpus delle opere pittoriche di Vanessa Beecroft (Genova, 1969; vive a Long Island).
Fonte inesauribile di ispirazione, linguaggio privato con cui indagare il privato stesso, la pittura appare qui connaturata alla natura performativa dei tableaux vivant, riconducibili alla tematica tradizionale delle bagnanti e del nudo femminile, ultimo stadio del collage e del polimaterismo novecentesco. Fin dagli esordi, nel 1993, presso la galleria di Luciano Inga Pin, la ricerca artistica di Vanessa Beecroft si caratterizza per l’attenzione rivolta alle dinamiche corporee che investono l’universo femminile. A presentarla al gallerista milanese e a scoprirne il talento lo stesso Giacinto di Pierantonio, che qui ne cura la personale e che con essa ne sottolinea la coerenza artistica.
L’esposizione evidenzia dunque il legame che nella Beecroft unisce due linguaggi espressivi abitualmente lontani -pittura tradizionale e pratica performativa- e al tempo stesso sottolinea gli elementi che li rendono autonomi e quindi necessari e complementari. Comune ai due linguaggi è uno scenario femminile costantemente minacciato, sovrabbondante e soverchiante, che nelle opere
Di chiara derivazione espressionista, la pittura di Beecroft presenta il tratto sintetico di un Matisse o di uno Schiele, nella resa di corpi esili, piegati e dolenti. Ma, vera linfa, da cui attingere suggestioni formali e cromatiche appare il ricco formulario klimtiano in cui la presenza femminile è pretesto per creare allegorie misteriose. Emblematico in tal senso è l’olio del 1995, dalla collezione Martinelli di Venezia, sintesi originale tra La Strega (1898) e il ritratto di Johanna Staude (1917-1918) di Gustav Klimt. L’uso primitivo del colore, viceversa, prevale in altri lavori. Campiture uniformi di giallo ricorrono nella capigliatura di una madre con bambino (acrilico del 2007); grezze tonalità di rossi, nella chioma di un acrilico del 2007, che come una fiamma si allunga verso l’alto.
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hehehe...
bella roba!!! è scandaloso che un museo abbia il coraggio di esporre questi scarti... alé, raschiamo il barile proprio sul fondo!
sarebbe bello vedere insieme gli acquerelli di Federico Lombardo
e la Beecroft
li adoro
sarebbe interessante poter leggere ogni tanto della vera critica d'arte...la mostra di Vanessa Beecroft alla GAMeC si divide in due parti molto nette, la prima è composta dai disegni degl'inizi, freschi, belli e con una grande urgenza espressiva...la seconda con i nuovi lavori realizzati appositamente per la mostra che mostrano un'assoluto vuoto sia di ispirazione che di realizzazione. Sono solo un remake di quelle opere così ispirate. Giacinto Di Pietrantonio ha voluto lanciare un salvagente alla sua amica in evidente crisi dopo il fiasco dei lavori realizzati in Sudan, riuscendo solo ad evidenziare una crisi creativa sempre più accentuata. Purtroppo il nostro non rischia del suo, dirige un museo ed è con denaro pubblico che finanzia le mostre, un gallerista ci avrebbe pensato molte volte prima di aprire le porte di una esibizione così triste e povera...ma non è un caso, allo stesso tempo nel museo è in corso una mostra di sculture di Enzo Cucchi che grida vendetta per quanto è orribile...forse è arrivato il momento di cambiare.
Ho avuto modo di vedere questi lavori della Beecroft ed il mio giudizio è senz'altro negativo. L'arte è un'altra cosa!
caro Morimura, non ho visto la mostra, ma vedo che su Enzo Cucchi abbiamo lo stesso parere... lo hai conosciuto?? Io purtroppo sì. Un caro saluto
perche' non ha nulla da dire?
che orrorema si vendono bene credo!
piu delle foto che cn le donnine nudo non entrano in tutti i salottini.
ma poi mi chiedo perche la venessa non sa' parlare nelle interviste!
e' una delusione il suo lavoro descritto dalle sue parole!
che vergogna di mostra!