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Fino al 30.IV.2015 | Controcanto. Palinodie e contaminazioni | Yellow, Varese

di - 7 Aprile 2015
Dal 15 marzo al 30 aprile, è in mostra presso lo spazio Yellow di Varese CONTROCANTO. Palinodie e contaminazioni, collettiva di pittura a cura di Vera Portatadino.
Le opere di quattro artisti si uniscono per raccontare attraverso declinazioni diverse una medesima storia, quella del loro amore nei confronti della pittura.
Le tre piccole tele di Sigrid Holmwood (1978) proiettano lo spettatore in un coloratissimo mondo rurale e contadino che affonda le sue radici storiche nella pittura di genere seicentesca, in Millet, Van Gogh e gli impressionisti. La fisionomia dei personaggi ritratti, appartenenti a epoche passate, è costruita attraverso un linguaggio in grado di suscitare continuo stupore: i colori, che l’artista produce manualmente servendosi di piante, semi e fiori, destabilizzano lo sguardo per via del loro carattere inusuale e costituiscono un elemento di novità che controbilancia l’anacronismo dei soggetti raffigurati.
Sebastiano Impellizzeri (1982) presenta una parte di Postcards from Gilles, progetto di più di duecento dipinti (70 in mostra) su carta telata di piccolo formato. In queste cartoline l’oggetto della rappresentazione è sempre lo stesso: il Gilles di Antoine Watteau, di cui l’artista ne scompone la morfologia per dissezionarla e riconfigurarla con uno sguardo sempre attuale. Queste giocose variazioni su tema non si circoscrivono entro i limiti di un mero esercizio di stile. La ricerca è piuttosto volta all’appropriazione e riattivazione di un’immagine consolidata della nostra tradizione storico-artistica: in altre parole, giocare con la figura di Gilles significa farla rivivere agli occhi dello spettatore. In questo modo ci rendiamo conto di come un’immagine della tradizione sia in grado di rifrangersi sino ai giorni nostri, aprendosi a un ventaglio di possibilità ancora inespresse e da esplorare. Il virtuosismo di alcune composizioni è riequilibrato da molte immagini dai tratti essenziali, in cui del dipinto storico restano solo alcuni dettagli residuali.

Alla pittura sfumata di Sebastiano si contrappone visivamente quella densa e materica di Enzo Marra (1975), che in mostra presenta sette tele di piccolo e medio formato, i cui soggetti sono attinti direttamente dal mondo dell’arte: immagini di mostre famose, scene di battiture d’asta, ritratti dei protagonisti della nostra storia artistica. Le opere analizzano e documentano proprio quel sistema, fatto di agenti diversi, verso cui sono indirizzate. Da questa indagine non è escluso nemmeno lo spettatore, che nelle due tele intitolate Observer è ritratto intento a osservare una celebre mostra di Malevich, nel primo caso, e un’opera di Joseph Beuys, nel secondo. Il punto nevralgico di questa ricerca è però rappresentato da School of London, una riproduzione pittorica della famosa fotografia del 1962 che vede Behrens, Freud, Bacon, Auerbach e Andrews intenti a parlare tutti seduti intorno a uno stesso tavolo.
Sempre a partire da una fotografia, Michele Tocca (1983) realizza e presenta in mostra Het Hollandse Landschap (or After Ruisdael), rifacimento di un dipinto di Jacob van Ruisdael. L’opera è stata commissionata a Michele dal nipote del collezionista che possedeva l’originale del pittore olandese, in seguito rubato e disperso. Quel che ne è rimasto è solo una riproduzione fotografica in bianco e nero, a partire dalla quale l’artista ha tentato di ricostruire il dipinto perduto. Siamo messi di fronte a un esercizio filologico condotto attraverso una serie di congetture e tentativi: sulla base della sua conoscenza della pittura di Ruisdael, l’artista ricostruisce quei toni e bagliori potenziali dell’originale, che nella fotografia in bianco e nero risultano inevitabilmente appiattiti. L’impossibilità di ricreare una copia fedele trasforma così questa operazione in un’opportunità per avvicinarsi, con i nostri occhi di contemporanei, a una stagione della nostra tradizione artistica.
Lontane da ogni possibile forma di ideologia nostalgica, le opere dei quattro artisti si muovono in un terreno comune, quello dell’elaborazione critica del passato, della storia della pittura e della sua tradizione iconografica. Messo davanti a una pittura metadiscorsiva, lo spettatore si trova a decifrare un linguaggio che parla di sé, di quei riferimenti storici ancora in grado di suscitare nuove suggestioni alla contemporaneità a cui è rivolto. In questo modo la storia è trattata non come un vecchio baule da cui attingere facili citazioni, ma come motore propulsivo capace di generare continuo rinnovamento.
Dario Giovanni Alì
mostra visitata il 15 marzo
Dal 15 marzo al 30 aprile 2015
Controcanto. Palinodie e contaminazioni
Yellow artist run space
c/o Zentrum
Via San Pedrino 4
21100 Varese

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