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Fino al 6.I.2002 | Da Kandinskij a Pollock. La vertigine della non-forma | Lugano, Museo Cantonale d’Arte

di - 5 Novembre 2001

Nel 1911 alla galleria Tannhauser di Monaco, viene allestita la prima mostra del Blau Reiter: Kandinskij inaugura così un indirizzo di ricerca che vuole emancipare la materia espressiva dall’oggetto della rappresentazione. Questo tipo di ricerca coinvolse, in epoche diverse, artisti che contribuirono così a far passare il termine di “non-forma” piuttosto che “informale”, al fine di evidenziare la maggiore ampiezza di una definizione, che univa sotto di sé i concetti di informale, action painting, espressionismo astratto, spazialismo e altro, opponendosi non tanto alla “figura”, quanto alla “forma” intesa come tradizione normativa, canone illusionista di matrice Occidentale.
A questo proposito la mostra di Lugano indaga sul grado di parentela che lega gli artisti oltre i confini di scuole, movimenti e tendenze. Sono più di cento le opere raccolte qui, tra dipinti e carte, di alcuni dei protagonisti del ‘900, provenienti da una sessantina di prestatori. Il percorso espositivo, di tipo cronologico, lascia che il visitatore sia guidato dalle parole degli artisti stessi piuttosto che da definizioni scientifiche. La preoccupazione comune dei protagonisti della mostra può essere avvicinata a quella che turbò lo stesso Kandinskij per primo: “Che cosa deve rimpiazzare l’oggetto?”. Proprio questo “baratro spaventoso” crea la “vertigine” che dà il titolo alla mostra, cioè la caratteristica ricerca di libertà espressiva da parte di tutti gli autori. A ciò si può aggiungere il legame con l’esistenzialismo, per l’importanza data al vissuto intimo, quello che Kandinskij definisce lo “spirituale nell’arte”.
La mostra si apre con le opere degli anni ‘20 di Kandinskij, Klee e Prampolini: qui il visitatore è accompagnato dalle note di Arnold Schönberg, autore che tentò con il suo lavoro di rompere la frase, ovvero la forma in musica. Si prosegue con una sala dedicata ai primi lavori di Hans Hartung. Poi, ecco le opere anni ‘20 e ‘30 di Dubuffet, Foutrier e Fontana. Il primo in particolare dimostra l’istintività dell’art brut e l’analogia tra arte plastica e musica. Infatti il confronto con una composizione musicale dello stesso Dubuffet, diffusa in sala, consente di capire l’importanza di concetti di “improvvisazione” ed “emotività”. La parte centrale della mostra si spinge sino alla fine degli anni ‘50 e sviluppa ulteriormente il concetto di emozione, di “necessità interiore” (Kandinskij), descrivendo la predilezione per il gesto spontaneo rispetto all’organizzazione formale, il rapporto diretto con la tela, fino al superamento del supporto con artisti come Burri e Fontana, alla pura fisicità di Pollock. Sono qui presenti anche lavori di Vedova, Morlotti, Capogrossi, Tapies, Michaux, Kline, Rothko. La sezione sull’Abstract Expressionism americano si associa invece alla musica di Charlie Parker, e permette di identificare l’opera con l’atto creativo stesso, proprio come accade nell’improvvisazione jazz. Conclude il percorso espositivo una sezione sulle esperienze svizzere coeve: da Cavalli a Iseli, da Rollier a Schaffner. L’intenzione dei curatori può essere riassunta da “Basel Mural III”, (1958) di Sam Francis, che apre la mostra. Il dipinto, dalla storia travagliata, è l’emblema di un “cammino difficile e avventuroso” che avvicina “artisti liberi, devianti, d’avamposto e quindi inclassificabili” che “rimettono in questione un condizionante concetto di forma” (Lorenza Trucchi).

Link correlati
www.museo-cantonale-arte.ch

Niccolò Manzolini



Da Kandinskij a Pollock. La vertigine della non-forma
Lugano,
Museo Cantonale dell’Arte
Via Canova 10-6900
Tel +41 91 9104780
dic-mca@ti.ch
Orari: martedì h 14-17, da mercoledì a sabato 10-17, lunedì chiuso
Ingresso Fr.10, ridotto Fr. 7 (1 Fr.=1.300 lire circa)
Catalogo a cura di M. Franciolli e l. Trucchi; formato 25×28; 248 pagg.; illustrazioni: 110 a colori+25 b/n; Fr.52


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Visualizza commenti

  • Mostra interessante dell'arte contemporanea che gradirei vedere, artisti di una potenza tale da farci rimanere incantati dinanzi alle loro opere. Invio i miei omaggi.

  • Ciao a tutti,
    ho avuto modo di apprezzare Kandiskij qualche tempo fa a Milano presso la Fondazione Mazzotta: Mi piacerebbe ora ritrovarlo a Lugano ove vorrei fare una capatina proprio questa domenica. Qualcuno di Voi ci è per caso già stato e mi può comunicare qualche sensazione? Ne vale la pena?
    grazie
    ciao Stef-

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