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fino all’8.X.2006 | Intersezioni – Antony Gormley | Roccelletta di Borgia (cz), Parco Archeologico Scolacium

di - 11 Luglio 2006

Antony Gormley approda in Calabria. A Scolacium esattamente, il sito archeologico che lo scorso anno aveva ospitato un terzetto d’eccezione: Tony Cragg, Mimmo Paladino e Jan Fabre.
Ora, l’assessore Maurizio Rubino ci riprova e sforna una seconda edizione della rassegna estiva Intersezioni. Con molti pro, ma anche alcuni contro. È interessante innanzitutto la volontà del politico di An di rilanciare la regione mediante l’arte contemporanea. Della Calabria, ha spiegato, si parla sempre facendo riferimento alle solite cose. È una condizione a cui tutto il Sud è abituato. Nonostante gli sforzi continui per uscire da uno stato di marginalità e per scrollarsi di dosso certe etichette, i pregiudizi -e i dati di fatto- restano duri a morire. Quindi, nonostante le appartenenze di partito opposte, Rubino mutua da Antonio Bassolino l’idea di investire sul contemporaneo ed arruola, a questo proposito, Alberto Fiz. Cui affida il compito di organizzare delle mostre di spessore. Non le immancabili collettive di artisti locali, ma iniziative a carattere internazionale, per richiamare su sé stessi nuovi sguardi. E quest’atteggiamento è, ovviamente, un pro. Poi c’è la mostra. Divisa in due sezioni. La prima, ospitata da un ex-frantoio, abbastanza discutibile. In cui il rapporto tra opera e spazio non si esplica in una fusione omogenea, ma si conclude in un’accozzaglia di oggetti, tra le sculture e le rimanenze dell’officina stessa. Un allestimento con lavori da galleria che poco ha a che vedere con un progetto di simile portata. La seconda è costituita dalla grande installazione congegnata dall’artista inglese –sostenuto in Italia dal gallerista Mimmo Scognamiglio- nel parco della Roccelletta di Borgia. Circa cento sculture in ferro, create sul calco del corpo di Gormley e dist ribuite su fasce ortogonali. Quasi un’armata di soldati impassibili, senza tempo e vita, posti su basamenti in cemento, o sepolti nella terra, fino al busto, o, talvolta, fino alla testa.
Si tratta di un’operazione di proporzioni monumentali -peraltro prodotta interamente dall’organizzazione- che pur raggiungendo nella veduta d’insieme l’apice emozionale non riesce ad integrarsi con il sito né ad ingaggiare con esso una schermaglia di contrasti. Spazio ed opera restano due realtà separate, che non dialogano, né s’offendono.
Nulla a che vedere con l’inquietante sipario di sculture e suoni realizzato da Mimmo Paladino, lo scorso anno, nell’orchestra del teatro magno-greco. O con il braciere e i doccioni piazzati da Jan Fabre nelle rimanenze della basilica. Entrambe le opere, infatti, gareggiavano nel dare un’interpretazione profonda del genius loci.
A prescindere, però, da considerazioni di carattere critico, che rimangono circostanziate ad un ambito prettamente specialistico, questo genere di manifestazioni deve continuare ad esistere. Nonostante tutti gli ostacoli che affrontano nel “farsi accettare” dalla popolazione locale, che non riesce ad individuarne i vantaggi dal punto di vista sia culturale che economico. Non sono mancate, infatti, le polemiche. La prima relativa al sito archeologico, secondo alcuni non tutelato abbastanza durante le fasi di scavo. Congettura immediatamente smentita dagli organizzatori e dagli studiosi che hanno monitorato i lavori ed il territorio. La seconda incentrata sul budget della mostra. Un giornale locale ha dichiarato un costo di circa 600.000 euro, in buona percentuale finanziato dai fondi europei destinati alla cultura. La somma, che ha coperto, tra le altre voci, la produzione e l’acquisto di una parte delle opere, che andranno a costituire nell’ambizione dell’assessore una collezione di arte contemporanea locale, è sembrata, infatti, clamorosa. Anche qui, insomma, pro e contro. I pro, neanche a dirlo, sono rappresentati dalla possibilità di creare un corpus di opere di prestigio in Calabria, piaccia o no agli artisti locali che vorrebbero gli sforzi delle istituzioni perennemente concentrati su di sé. Ma non solo. L’intento didattico, espresso da Fiz in conferenza stampa, di dare, cioè, alla gente del luogo la possibilità e gli strumenti di conoscere e capire quello che succede al di fuori dei confini nazionali, è lodevole.

Soprattutto perchÊ tenderebbe ad incoraggiare la formazione di un sistema privato di gallerie, per ora completamente assente. È anche vero, però, che ci sono musei in Italia che realizzano la programmazione di un intero anno con una cifra di gran lunga inferiore a quella spesa per Gormley. Calabria, o cara. Appunto.

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Time Horizon. Antony Gormley al Parco Archeologico di Scolacium: un’installazione di 100 sculture e una mostra personale di grandi opere – A cura di Alberto Fiz
Organizzazione: Assessorato alla Cultura della Provincia di Catanzaro con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria
25 giugno-8 ottobre 2006
Presso il Parco Archeologico di Scolacium Roccelletta di Borgia (Catanzaro)
Orari: tutti i giorni 10 – 21,30; ingresso libero
Info: 0961. 391356-84342-741257
Ufficio Stampa:
Studio Esseci-Sergio Campagnolo, tel. 049 663499; fax 049 655098
Email: info@studioesseci.net; website: www.studioesseci.net
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  • Ma quale magna magna, io ci sono stato, l'ingresso era pure gratuito, invece di scadere nel qualunquismo che non ci fa mai crescere in questa regione, perchè non plaudiamo all'iniziativa e cominciamo a pensare che forse qualcosa sta cominciando a muoversi pure da noi?

    p.s.: caso mai, nel tuo cervello qualunquista si facesse spazio l'idea, non sono ne un organizzatore, nè uno che vi magna...magna, nè sono nel libro paga di nessuno, l'ho solo visitato.

    ciao Lino

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