Categorie: altrecittà

Ogni singolo giorno, secondo Haim Steinbach

di - 11 Luglio 2019
È dalla metà degli anni Settanta che Haim Steinbach (Rehovot, Israele, 1944) seleziona oggetti appartenenti al quotidiano per metterli al centro delle sue opere, il tempo che basta per farci sembrare tutto molto ordinario e per darci l’idea che è proprio questo che conta.
“Every single day”, il titolo della mostra che fino al 15 Settembre occuperà gli spazi del Museion a Bolzano (che ha appena annunciato il cambio di direzione), è talmente esplicativo da non farci sentire nessun bisogno di mettere i puntini sulle i. “Every single day” esprime il pensiero dell’artista, quello che l’arte ci accompagna tutti i giorni. Un significato semplice e immenso.
Facciamo un piccolo resoconto: in mostra ci sono installazioni, wall painting, box, scaffali ed elementi testuali (tutte opere degli ultimi trent’anni) e il concetto dei lavori è basato sull’idea di display, che si concentra sulla scelta e sulla disposizione di un oggetto ma soprattutto sulla sua relazione con esso. I progetti riflettono questioni sociali, culturali e identitarie e sono talmente variegati da essere in grado di aprire domande sempre diverse.
La consuetudine e l’ordinarietà corrispondono a quella fetta di torta relativa a situazioni che non prendiamo mai in considerazione perché le abbiamo sempre sotto gli occhi, quelle alle quali nessuno dà importanza perché non sono né eccezionali né straordinarie.
Eppure, sappiamo tutti, il bello si nasconde nelle cose di ogni giorno.
Haim Steinbach, every single day, veduta della mostra. Foto Luca Meneghel
Potremmo parlare dei wall painting: dall’opera adattata specificatamente per Museion che riprende una citazione di Rilke ai più d’impatto Caribbean Sea 18-4525 e Starbucks Roast, capaci di rendere evidente il colore nella sua veste dinamica rapportandolo allo spazio circostante. Potremmo soffermarci sulla straordinaria connessione che una serie di antichi giochi in legno a forma di barchette, presi in un negozio d’antiquariato a New York, creano con la città di Bolzano attraverso l’installazione diretta verso la grande vetrata del museo che si affaccia sul fiume Talvera, o si potrebbe discutere dell’importanza che le parole trovano nell’opera dell’artista, riprodotte esattamente come sono state trovate -seppur in dimensioni variabili- come No Elephants, o Either. Ma per sperimentare e innescare personalmente considerazioni sul concetto stesso di esposizione o sulle questioni ad essa correlate basterebbe soffermarsi e spulciare con lo sguardo una ad una le tantissime cose presenti.
Haim Steinbach, every single day, veduta della mostra. Foto Luca Meneghel
Fissando nel complesso la sala all’ultimo piano, ci accorgeremmo che Steinbach deve aver fatto dell’altro. Andando oltre le grandi installazioni, le pitture sui muri, le mensole, le vetrine e le fotografie qualcos’altro nello spazio attira l’attenzione: quelle che una volta erano le pareti mobili del Museion ora sono strutture interamente denudate.
La condizione transitoria, ovvero l’azione specifica dello spostamento, che l’artista applica di consueto a tutti gli oggetti -che siano acquistati, prestati o trovati- è messa in atto negli spazi architettonici del museo che si trasforma a tutti gli effetti in un oggetto. Una volta esposto, scoperto e mostrato il museo non può quindi fare altro che presentare se stesso.
Allo stesso modo del filosofo Georges Didi-Huberman che parlando della conoscenza accidentale ci invita ad aprirci al contenuto inesplorato di un’immagine della quale già disponiamo, Haim Steinbach ci invita ad aprirci in generale al contenuto e al senso inaspettato degli oggetti dei quali disponiamo –museo incluso- mettendoceli davanti in tutti i modi possibili. Nella prima mostra in un museo in Italia da vent’anni a questa parte, ci ricorda allora che l’arte può essere considerata a tutti gli effetti una piena funzione del quotidiano.
Cinzia Pistoia

Attratta dalla cultura visuale a 360 gradi, ha conseguito la laurea in arti visive presso l’Accademia di belle arti di Brera e, dopo, la specializzazione in Visual Cultures e pratiche curatoriali. Ha seguito numerosi progetti nell’ambito di ricerche interculturali e interdisciplinari e si interessa di tutto ciò che è underground. Attualmente collabora come autore per Rai Ladinia e scrive per magazine online e cartacei.

Articoli recenti

  • Libri ed editoria

Più libri più liberi 2025: la necessità del libro nel dibattito culturale contemporaneo

Fino all'8 dicembre Roma Convention Center – La Nuvola ospita l'edizione 2025 di "Più libri più liberi", la fiera nazionale…

5 Dicembre 2025 0:02
  • Mostre

Otto mostre site specific per il 2026 – 2027 di Pirelli HangarBicocca: i protagonisti

Da Benni Bosetto a Rirkrit Tiravanija, passando per un omaggio a Luciano Fabro: annunciate le mostre che animeranno gli spazi…

4 Dicembre 2025 18:43
  • Progetti e iniziative

Biscardo for Arts: arte e cultura vinicola per scoprire i luoghi storici di Verona

Un viaggio in quattro cortometraggi per raccontare quattro luoghi storici di Verona attraverso la calligrafia, la scultura, la musica e…

4 Dicembre 2025 17:37
  • Fotografia

Fotografia come veicolo di consapevolezza sociale. Walter Rosenblum raccontato dalle sue figlie

In occasione della mostra al Centro Culturale di Milano, abbiamo incontrato Nina e Lisa Rosenblum, figlie del celebre fotografo americano…

4 Dicembre 2025 17:00
  • Teatro

Dracula, il sogno di un corpo immortale nella pièce di Sinisi e De Rosa

Andrea De Rosa porta in scena il Dracula nella scrittura di Fabrizio Sinisi: il Teatro Astra di Torino si tinge…

4 Dicembre 2025 14:34
  • Arte contemporanea

Le molte vite di Marina Abramovic in mostra a Vienna: intervista alla curatrice

Intervista a Bettina M. Busse, curatrice della prima grande retrospettiva austriaca dedicata a Marina Abramovic: in mostra all'Albertina Museum, le…

4 Dicembre 2025 13:06