Categorie: altrecittà

Quadriennale talking

di - 23 Gennaio 2004

Nell’angolo di una delle sale della Quadriennale tre personaggi fatti di corda appaiono stanchi e sembrano volersi accasciare al suolo: ecco come Alex Pinna (Imperia, 1967, vive a Torino) racconta la sua installazione Aliasliberatutti: “L’ idea mi è venuta durante l’inaugurazione della Biennale di Venezia,da cui ricevevo telefonate di amici che mi dicevano che faceva un caldo mostruoso e la Biennale era così così; mi sono allora immaginato i visitatori stanchi, e di conseguenza anche le opere. Eseguo lavori in corda da qualche anno, e volevo presentarmi alla Quadriennale col materiale più ‘mio’”.
Poco distante un neonato attira particolarmente l’attenzione dei visitatori in un misto di attrazione e di ripugnanza: è la scultura di Livio Scarpella (Ghedi, BS, 1969), che così descrive Paradiso deserto: “L’aspetto classico è solo uno degli aspetti importanti dei miei lavori: in questo caso l’immagine mi è stata suggerita da notizie di cronaca nera, di violenze su neonati, e da un testo di Marziale. La mia scultura possiede un aspetto “medusiaco” secondo la definizione di Jean Clair, ossia un senso di incanto sublime e surreale provocato dalla visione di qualcosa di orribile; ad esempio quello che si è provato alla visione della caduta delle Torri Gemelle: un senso di ‘tragedia perfetta’”.
Altra presenza tridimensionale forte è la scultura Frau Magda di Paolo Schmidlin (Milano, 1961): “Fa parte di una ‘trilogia berlinese’-dichiara l’artista-i cui soggetti appartengono al contesto storico-sociale del Nazismo e coniugano le facce contrastanti di questo regime che, pur praticando il culto della bellezza, era impregnato di valenze di morte. Questo tipo di lavoro tocca temi che mi sono sempre stati molto cari, come la bellezza, la morte e la vacuità delle cose: su questi personaggi tronfi e sicuri del loro potere e che si considerano quasi semi-dei aleggia già l’ombra della disfatta e della fine”.
L’aereo, oggetto da un paio d’anni a questa parte ancor più fortemente simbolico che in passato, è protagonista di The silver energy di Stefano Cagol (Trento, 1969), che dichiara: “Il lavoro è diviso in due parti: il video è la ripresa diurna di un fulmine rallentata del 1000% e sdoppiata al centro; io ci vedo quasi i due lobi frontali di un cervello. Nella foto è invece rappresentata una specie di simulazione indoor del modellino di un aereo caccia. Entrambi sono rappresentazioni dell’energia; tutto si basa sulla sensazione a livello emotivo, soprattutto nel video che è astratto e le cui immagini diventano ‘psico-rappresentative’”.
Laura Viale (Torino, 1967) presenta il suo Laura’s garden: “Finora ho lavorato tantissimo con la fotografia, cercando di mescolare il “naturale” con l’artificiale. Questo nuovo lavoro è sempre un’analisi sulla percezione del naturale, però è quasi un gioco: si chiama “Laura’s garden” perchè partendo da una foto l’ho letteralmente ridisegnata, creando tre piccoli pattern, tre foglioline di loto che si ripetono in dimensioni e colori diversi e si muovono al ritmo di una musica un po’ ossessiva creando il mio personale giardino”.

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stefano castelli

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