Dopo circa 400 anni di oblio, il 12 novembre, alla Courtauld Gallery di Londra, sarà nuovamente possibile ammirare la “Madonna Botti” opera che, dipinta intorno al 1529 da Andrea del Sarto, era considerata dagli studiosi come perduta.
Il dipinto, raffigurante la Madonna col Bambino, venne registrato nel 1591 nella collezione d’arte del Marchese Matteo Botti, ricco mercante fiorentino. Nel 1620, in seguito alla bancarotta di Botti, l’opera perviene nella collezione del Granduca Cosimo dè Medici, che la invia a Palazzo Pitti. Qui si sa che la tela viene adornata di una nuova cornice in legno dorato riccamente elaborata. Da questo momento le tracce del dipinto si perdono: non registrata in altri inventari dei Medici, dell’opera si conosceva l’aspetto grazie alle diverse copie esistenti in varie altre collezioni. Nel 1997, l’opera viene messa in vendita in un’asta minore dai suoi proprietari, eredi Boothe, come “copia di Andrea del Sarto”. Lo sconosciuto acquirente, che si fa oggi rappresentare da un legale e si avvale della facoltà di rimanere anonimo, acquista il dipinto ritenendolo una copia, e pagandolo come tale.
La scoperta del reale valore della tela avviene durante i lavori di pulitura eseguiti dal Courtauld Institute, quando smontando la tela dalla sua cornice ( ancora quella originaria seicentesca, stranamente conservata in ottime condizioni), è stato trovato un piccolo cartellino con la scritta ” So-Ho”, antica abbreviazione di Somerset House, la residenza reale inglese divenuta Somerset Palace nel 1617. Partendo da questa indicazioni sono stati spulciati i registri reali ed è stata trovata l’indicazione del dipinto nelle collezioni di Carlo I.
A questo punto si sono aperte altri interrogativi “investigativi”: come ha fatto il dipinto a raggiungere l’Inghilterrra? E come è approdato poi negli Stati Uniti?
Gli studiosi ritengono che l’opera sia giunta nella collezione reale inglese tramite la regina Henrietta Maria, moglie di Carlo I e figlia di Maria dè Medici. Il dipinto, probabilmente un dono famigliare, sarebbe stato poi conservato nella cappella della residenza inglese. Nel 1649, in seguito alla vendita dei beni di Carlo I, il quadro fu acquistato da R. van Leemput. In seguito potrebbe essere giunto in qualche modo nelle mani di John Boothe di Dunham Massey, che nel 1650 circa inviò i suoi tre figli a far fortuna nelle Americhe. Infatti il dipinto, secondo le ricostruzioni fatte dagli eredi Boothe, risulta sempre essere appartenuto alla famiglia.
Gli accordi presi dallo sconosciuto proprietario della “Madonna Botti” e la Courtald Gallery, prevedono l’esposizione dell’opera presso questa sede per un anno circa. E poi? Cosa ne sarà di questa viaggiatrice involontaria? Sarà di nuovo celata dallo sguardo dei più in una collezione privata o, comincerà un nuovo pellegrinaggio in giro per mostre e musei, magari italiani? Nel frattempo si sa che Hollywood è interessata alla storia per farne un film.
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Silvia Giabbani
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