Artista acclamato della nuova generazione polacca, Wilhelm Sasnal (Tarnów-Polonia, 1972), fin dagli esordi – datati alla seconda metà degli anni Novanta – dimostra un’assoluta libertà pittorica legata al gusto per le ibridazioni linguistiche. La sua arte si nutre di immagini ed è conseguenza ovvia del filtro che i nuovi media tecnologici hanno imposto al modo di vedere e percepire la realtà. Distante da ogni forma di realismo, i suoi referenti pittorici non appartengono al mondo delle cose bensì a quello più vischioso delle immagini costruite e divulgate da pittura fotografia grafica e televisione. Sasnal sembra accettare queste premesse adottando nei suoi quadri le stesse retoriche formali dello scatto ravvicinato e deformante della fotografia, le alterazioni cromatiche del video, la sintassi riduttiva di grafica e stampa. Il processo di selezione da cui muove l’artista è estremamente soggettivo; Sasnal fruga tra i fantasmi sedimentati nella propria mente per restituirci allucinazioni visive altamente personali. Sulla tela si riverberano gli esiti travolgenti di una mutazione interiore che l’artista presenta come sintesi ulteriore d’immagine. Non mera rivisitazione ma una visione – se si può – ancora più distillata.
Le opere presenti al Camden Art Centre di Londra, nei mesi estivi del 2004, si distinguono per un generale ascetismo compositivo che tradisce – in tal modo – la natura mentale dei quadri di Sasnal. Gli enigmatici Untitled sembrano nati dalla catarsi delle potenti spinte interiori all’artista e da un lavoro di paziente ricomposizione delle proprie emozioni. L’atmosfera di distacco che si crea fra l’opera e l’artista è inevitabile. Al completo disinnesco emotivo Sasnal affianca un totale disinteresse per la narrazione. Anche nei loro esiti meno astratti, i suoi quadri evitano ogni forma di racconto; la storia è sacrificata al singolo fotogramma, sempre parziale ma di forte carattere evocativo. Dedotte tanto dalla comunicazione di massa quanto dalla memoria del proprio passato, le tele del polacco sono larve figurative di un ricordo che lentamente trascolora nel tempo. I dettagli sono stati dimenticati, ogni ambientazione ha perso definizione: come accade per gli stati onirici, l’artista ricorda solo i pochi elementi indelebili che hanno impressionato la sua coscienza. Il resto della composizione è insignificante astrazione, neutro sottofondo in cui il frammento è sospeso enigmaticamente.
Oltre che recuperare i tagli violenti e le improbabili deformazioni di tanta fotografia contemporanea, Sasnal sterza volentieri verso riduzioni iconografiche sospese tra le allucinazioni rarefatte di certo Surrealismo e la deriva al monocromo della pittura minimalista. Una sintesi che s’ispira ai rapidi schematismi della pubblicitaria e della grafica discografica contemporanea così come alle ironiche abbreviazioni dei comics fino alla grafica digitale dei computer.
alan santarelli
mostra visitata il 25 giugno 2004
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