Può l’esecuzione di uno spartito darsi nel silenzio e una coreografia coincidere con la partitura ritmica di tale spartito? In questo spazio si situa Both Sitting Duet, terzo esperimento di Living Room, rassegna di eventi performativi ‘per uno spazio ridotto a stretto contato con il pubblico’. È il Raum ad ospitare gli eventi promossi da Xing, network nazionale che progetta, organizza e sostiene singole opere d’arte, performance e pubblicazioni dallo sguardo interdisciplinare. Interessato alle tendenze dei nuovi linguaggi legati a trasversalità e ibridazione dei codici artistici, il progetto Living Room a cura di Silvia Fanti, propone un interessante esperimento tra coreografia e ricerca musicale. Both Sitting Duet è il frutto della collaborazione più che decennale tra il compositore Matteo Fargion e il coreografo Jonathan Burrows. Una composizione musicale per il corpo, personalissima versione di 45 minuti della classica partitura For John Cage di Morton Feldman.
Due soli corpi in scena e lo spazio ridotto all’essenziale. I performer, seduti l’uno accanto all’altro, non si guardano. Davanti a loro, a terra due spartiti. Istruzioni numeriche quelle di Burrows, note quelle di Fagion. Il pezzo è eseguito in silenzio. Le quattro mani dialogano, danzano in aria e tracciano traiettorie effimere, i palmi comprimono le gambe, le dita definiscono fughe repentine, allontanamenti improvvisi dal tronco, le spalle si spostano con moti circolari, le scarpe diventano strumenti da percuotere. I gesti trans-codificano la musica in un codice nuovo, corporeo e ritmico a metà tra danza e atti ordinari. La coreografia muta che ne viene fuori ricorda la gestualità irascibile e composta escogitata da Pierre Boulez nella direzione d’orchestra. Alla formalizzazione del gesto esatto e in sincrono sembra sovrapporsi, ad un certo punto, la ritualità dei gesti quotidiani. Dentro questo nuovo linguaggio i movimenti sono a-funzionali, eppure vivono nell’interferenze con codici noti: indicazioni direzionali del vigile, sospensioni ritmiche del ping pong… È la stessa sensazione che si ha quando in una catena di nonsense si infilano passaggi di logica ostentata (da Burchiello a Toti Scialoja), fino a creare momenti comici dentro una partitura in cui, di fatto, non c’è niente da ridere. Serietà degli interpreti e scambio di funzioni fanno il resto. Sotto lo sguardo sordo dello spettatore, il corpo danzante ritrova la sua fisicità minimale. L’assenza della musica genera una densità dello spazio alla quale non si è abituati. Conduce in un contesto percettivo che richiede allo spettatore una forte presenza
Both Sitting Duet è, insomma, un pezzo concettuale che, indagando il rapporto tra coreografia e musica, genera un linguaggio esilarante che si diverte ad indagare le potenzialità e i limiti della danza. Il Raum si conferma un’importante dec-room per artisti in grado di porre domande e generare dubbi. Artisti che privilegiano la caccia alla cattura e scelgono nuove strade per superare vecchi paradigmi.
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