Categorie: arteatro

arteatro | Corpi d’oro e resistenze

di - 23 Febbraio 2007

Una vecchia casa diroccata, all’ora del vespro. Al suo interno tre donne anziane. Attorno a un tavolo. Due sedute, una in piedi. Scalze. Dall’altra parte della stanza, su un’altro vecchio tavolo, delle vecchie posate e dei vecchi piatti. Dietro di loro, su di una consumata panca, un uomo, anche lui scalzo, che le guarda. Ancora più indietro, su una vecchia cucina a gas, sta bollendo un brodino.

La vecchiaia, diceva Cicerone, “è l’ultimo atto della vita, tale e quale a una rappresentazione teatrale” e gli anziani in scena dimostrano di conoscere bene l’arte di invecchiare con ironia, nostalgia, sarcasmo e umanità. Lo sa bene Pina Bausch che, in più di uno spettacolo, ha portato in scena over 65, rilanciando la sfida al corpo segnato dagli anni e da teste canute: trofei e controaltari di una società dell’incertezza, che tra lifting e ritocchi, non è in grado di sfuggire al “vero e manifesto male”, la vecchiaia.
Dopo aver attraversato racconti mitologici, la rappresentazione disincantata e, a un tempo, credule delle fiabe, anche Virgilio Sieni, danzatore e coreografo fiorentino la cui ricerca coreografica è riconosciuta come una tra le più significative fra quelle maturate in questi ultimi due decenni, sembra essere approdato a una riflessione sulle età del corpo, sulla memoria, un’interrogazione sulla biunivocità della trasmissione del sapere corporeo, biologico ed emozionale. In questa sua ultima fase coreografica, l’interesse sembra essersi spostato in maniera non casuale sulle possibilità del gesto in corpi differenti. Nei suoi lavori appaiono prima i bambini, come in Under the table, realizzato per il festival Contemporanea 2005 di Prato, e poi sempre più insistentemente, persone anziane. In Osso, realizzato per Santarcangelo dei Teatri 2005 e recentemente presentato, in parte rivisto, a Vie.Scena contemporanea festival di Modena, è in scena, in un duo-doppio, corto-circuito e specchio alla rovescia, il padre Fosco Sieni.

Ma è con Corpi d’Oro, progetto sviluppato durante un laboratorio per tre donne ultrasessantenni a Drodesera Festival 2006, che l’onere di custodire la memoria del gesto, come residuo in una partitura coreografica strutturata e implausibile, si lega, con esiti sorprendenti, ad una qualità gestuale indissolubilmente segnata da pesantezza e stanchezza, resistenza e determinazione. All’interno di una vecchia casa diroccata, tre anziane signore di-segnano con i loro movimenti la stessa impossibilità di danzare. Eppure, nelle pieghe dei gesti quotidiani appena accennati, impossibilitati a eseguire in modo compiuto la pur complessa partitura coreografica, si compone come un atto di resistenza alla caducità del corpo, un modo di ribellarsi alla propria fisica impossibilità di danzare ancora. Ma l’operazione di Sieni non è solamente un’interrogazione sulla terza età o sulla finitezza del corpo, sembra piuttosto il luogo dove si dispone per scene successive una rarefatta e intima visione del proprio futuro, una riflessione sulle sue volontà di coreografo e danzatore. E l’immagine che ci regala è di stoica resistenza alla fine, con lui da un lato che, come un burattinaio, aiuta le donne a ricordare le partiture coreografiche e nonostante la percezione della finitezza e dell’impossibilità dei corpi, continua a farle danzare.
L’idea di resistenza, presente in molti lavori di Sieni, si declina anche in quello strettamente storico e memoriale: Resistenza con la R maiuscola. Volti della memoria (gennaio 2005) è un progetto fotografico che, sfruttando la tecnica dei cartelloni pubblicitari, traccia una possibile storia umana attraverso i ritratti fotografici di ex partigiani, dopo averne raccolto il ricordo personale attraverso una frase significativa. “È occhio che squarta da un manifesto la sensibilità di chi guarda”, dice Sieni nella presentazione dell’opera.

Non si narra la Resistenza attraverso storie di eventi o nomi, cambiati spesso con quelli di battaglia, ma attraverso i volti di quanti hanno combattuto la propria battaglia di sopravvivenza, quei volti che non sono mai campo neutro, quei volti che sono il risultato di anni e ferite.”
Su questa linea s’innesta una delle sue opere più recenti, un viaggio poetico e silente che dà vita alla videoinstallazione Adagi Partigiani. Un anziano torna nei luoghi di Cappuccetto Rosso -storico spettacolo di Sieni- nel bosco danza una complicata serie di partiture coreografiche; ma è solo, tutta la vitalità della selva, una volta animata dai cappuccetti, lupi e asinelli sembra ora perduta per sempre. Non rimane che un vecchio partigiano che solo, resiste danzando.

link correlati
www.sienidanza.it
www.bfies.it
www.drodesera.it
www.viefestivalmodena.com

jacopo lanteri


Si è parlato di:
Corpi d’Oro – Il buonumore e il malumore 2006
visto a Drodesera – Festival di Dro Luglio 2006
Adagi Partigiani – Videoinstallazione
Osso – visto a Vie – Scena Contemporanea Festival di Modena, Ottobre 2006
Volti della Memoria
Realizzato in collaborazione con TRA ART rete regionale per l’arte, PortoFranco, Comune di Firenze – Assessorato alla Cultura


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