Categorie: arteatro

arteatro_contaminazioni | For One Night Only | Londra, Camden Art Center

di - 22 Febbraio 2006

Tour tra gallerie, conferenze, lezioni e visite private sono sempre di più il terreno fertile sul quale gli artisti si muovono per lanciare strali satirici. Invitata a rispondere alla mostra di dipinti dell’artista Kerry James Marshall, Sonia Boyce ha presentato sei performance, tutte interconnesse tra loro, e cariche, appunto, di una particolare valenza satirica. Come in un precedente lavoro, dove la Boyce introduceva finti reperti etnografici nelle collezioni dei musei, anche queste performance si presentano come atti d’infiltrazione. All’entrata del Camden Art Center ci si imbatte in Road Ahead. Il video fa parte di una serie di lavori dal titolo The View From… in cui ogni situazione ha come protagonisti due persone legate assieme dall’intreccio dei loro capelli. Una coppia nera è vista di spalle mentre, con i capelli legati, cammina attraverso la galleria immersa nella prima luce dell’alba -fra gli sguardi e le reazioni di alcuni visitatori, in maggioranza bianchi- costringendo l’osservatore a riflettere sul proprio anonimo viaggio fino al farsi della sera. Come una connessione culturale, la chioma, tiene la coppia di colore unita, ma allo stesso tempo nega la libertà individuale del movimento. Il video genera così uno strano sentimento di simpatia, di partecipazione, poiché l’essere legati assieme rende più forte la relazione razziale.
Blending in è la performance live che riprende lo stesso motivo del video. Una coppia, questa volta un bianco e un nero, è anch’essa legata per i capelli e si muove quasi impercettibilmente per la galleria, come se si trattasse di due spettatori. Diversamente dal video, la fugacità dei loro attraversamenti sembra segnalare il rischio potenziale per la gente nera di perdere la propria identità a causa della cultura bianca. Tra i significati della parola inglese blending, troviamo: mescolare e sfumare l’uno nell’altro, riferimenti espliciti ad una certa peculiarità della pittura, ma soprattutto gioco allusivo ai lavori pittorici di Kerry James Marshall, raffigurazioni kitsch di coppie nere.

C’è un senso di colpevole voyeurismo nello scoprire l’esistenza di questa coppia che si aggira per lo spazio espositivo, nell’avvertire la sua riduzione a oggetto da esaminare, come una riflessione, tuttavia ironica, sulla rappresentazione dei corpi neri nei dipinti.
Il terzo lavoro della Boyce, discute in modo esplicito la sincerità di queste immagini attraverso un’azione di sound recording dei commenti di due visitatori della galleria: Conversation consiste in un’installazione di due cuffie audio attaccate a due silhouettes a matita di donne nere.
Robin Deaconb ha partecipato all’evento intervistando e registrando i visitatori nella stanza in cui venivano presentati una serie di video delle sue ultime performance site specific. Interessato a provocare, Harold Offen è risultato il più stravagante performer della serata. Travestito dallo stereotipico personaggio di Mammy di Via col Vento, accompagna gli spettatori in un tour per bagni e cucine del Camden Art Center, sottolineando il suo tradizionale ruolo domestico. All’avvicinarsi delle sale d’esposizione, Mammy sposta l’attenzione sulla bianchezza dei muri. L’assenza di cornici amplifica il suo colore nero. Esagerata nelle proporzioni fisiche e nei gesti, questa Mammy risulta poco convincente, ma è proprio questa esecuzione mal riuscita a creare una particolare e palpabile tensione. Alle interrogazioni del suo pubblico Mammy sfugge, cambiando repentinamente tono, poi siede in silenzio, disilludendo ogni facile sentimentalismo. In modo simile, il fallimento di Emma Wolukau-Wanambawa di cancellare la sua stessa presenza dalla galleria è stato più interessante di quanto il suo potenziale successo avrebbe potuto. Nascosta all’interno del muro con un visibile stratagemma di carta, lascia visibile, come dimenticato, solo un piede. Il bianco immacolato della galleria pare scolorire l’identità nera, proprio come Mammy aveva profeticamente anticipato. La porzione di piede e le pieghe di carta mostrano l’intenzione paradossale di attirare l’attenzione proprio nell’atto di sparire, inserita nel muro tra due pitture, come se fosse parte della mostra. Il costo di produzione dei lavori quasi irrisorio, l’improvvisazione e il deliberato insuccesso dei gesti rifuggono ogni promessa di intrattenimento. Aspettando uno spettacolo che non arriva mai si crea una sorta di noia introspettiva che porta lo spettatore a riflettere sulla propria fragilità.

paul clinton
traduzione di piersandra di matteo

link correlati
www.camdenartcentre.org
www.inva.org

[exibart]

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