Categorie: arteatro

arteatro_contaminazioni | gruppo nanou

di - 1 Giugno 2010
Il
percorso di ricerca che il ravennate gruppo nanou ha intrapreso con il progetto Motel – Faccende
personali
non mette in discussione
soltanto la costruzione dello spettacolo teatrale, ma tenta di interrogare le
modalità fruitive dello spettatore. Fino a che punto l’azione performativa
diviene funzionale alla messa in scena di una costruzione drammaturgica? Può
l’azione scenica essere semplice contorno della linea diegetica della
narrazione? E quando la diegesi si muove all’esterno dello spettacolo stesso,
cosa è tenuto a guardare lo spettatore?
Ospitata
dal festival Fabbrica Europa di Firenze, la seconda stanza della trilogia
pensata da gruppo nanou radicalizza e stravolge gli elementi presentati
attraverso la prima tappa dello stesso progetto. Motel – Prima stanza si svolge in un ambiente asettico e straniante in
cui i performer Rhuena Bracci e
Marco Valerio Amico compiono
gesti minimali e apparentemente insignificanti, lasciando che la perturbazione
dello spazio e degli oggetti scenici (due sedie, un tavolo, una tovaglia, un
tappeto, una gabbietta per gli uccelli) raccontino la trama inquietante di un
evento del quale il pubblico può percepire solo il riverbero.
In
questi oggetti è custodita una dimensione fantasmagorica e straordinaria dalla
quale si diramano i brandelli di una drammaturgia surreale, costruita
attraverso la simulazione del montaggio cinematografico di frammenti scenici
non consequenziali: un suggeritore dalle vesti vampiresche presenta su un gobbo
messaggi enigmatici, una donna senza volto in una veste rosso fuoco appare
improvvisamente sullo sfondo della scena, mentre i performer sembrano
continuamente turbati da un tempo ermetico e immobile.

La
seconda stanza di Motel perde
la sua neutralità. Il bianco e le luci pallide costruite dal light designer Fabio
Sajiz
, i suoni minimali composti
da Roberto Rettura lasciano
spazio a un ambiente caldo e avvolgente: nella stanza di questo albergo in
stile anni ‘50 si stagliano un divano, due poltrone di pelle rossa, un tavolino
di legno sul quale sono poggiati dei bicchieri e dei cappelli, una lampada da
terra in stile Castiglioni e
uno specchio a scomparsa. Allo stesso modo, come a voler riprendere l’exploit
finale del primo episodio, una violenta esplosione di bassi e una voce
inquietante sembrano precipitare lo spettatore nel punto zero della messa in
scena. Non volevo svegliarti, ma c’è qualcosa che
devi vedere
, dice una voce maschile dando il via a un insieme
di immagini rapide e violente. Nel motel si è compiuto un omicidio.
Se
lo spettacolo sembra basarsi su un respiro drammaturgico, provocatoriamente
evocato nella prima tappa del progetto, in realtà gruppo nanou estremizza i
meccanismi messi in moto con Motel – Prima stanza. Come in quest’ultimo lavoro, l’azione diviene la
conseguenza di un racconto che accade in uno spazio escluso dalla scena
teatrale. Di questo luogo, che sta al di là dello spazio scenico, è dato vedere
solo l’accendersi di luci, la proiezione delle ombre di finestre e di porte che
si aprono verso un altrove efferato in cui l’enigmatico atto omicida ha luogo.
La
narrazione, presente eppure esclusa dal palcoscenico, viene filtrata dalla
stanza del motel, per svelarsi in una costruzione drammaturgica cubista che
smonta e dilania tempo e spazio per appiattirli sulla stessa superficie. Lungi
dall’essere chiamato a decifrare un codice incomprensibile, il pubblico assiste
all’apertura dei meandri di infinite dimensioni dinanzi alla quale è costretto
a pluralizzare il proprio sguardo. Prima voyeur lasciato a spiare questa stanza
d’albergo come da una serratura, lo spettatore finisce per essere testimone
invisibile di un evento efferato eppure silenzioso come i quadri di Hopper.

Come
nelle tele dell’artista americano, i personaggi messi in scena da gruppo nanou
non sono mostrati nella loro intimità ma nell’istante in cui avviene il
distacco dalla loro stessa personalità: come cadaveri, come assassini sorpresi
nel folle atto omicida, amanti impazziti che ripetono come macchine le azioni
di una scena serializzata; macchie di colore prigioniere di un frammento
dimensionale eternamente uguale a se stesso.
Eleganti,
fluidi, sensuali, i movimenti di Bracci scivolano sulla pelle dei divani e
delle poltrone come scivolerebbero le donne dei film di Wong Kar Wai. La performer lascia intravedere frammenti di
mani, di piedi; stesa sul divano tira su la sua veste rossa, lascia vedere le
cosce, le accarezza. Eppure anche questa sensualità, nel momento in cui viene
esibita, sembra non appartenere più al suo corpo e si mostra al pubblico
attraverso i riflessi di uno specchio frammentato che scompone ancora una volta
l’immagine.
Come
Wong Kar Wai in 2046, gruppo
nanou costruisce il proprio spettacolo ai margini della scena, come nei film di
David Lynch lascia emergere da
questi bordi di cornice elementi ambigui, destabilizzanti e ironici (in un
frammento dello spettacolo i tre performer si esibiscono in un balletto tratto
da Bande a parte di Godard), come nei quadri di Ryan Mendoza mette in scena personaggi polisemantici, come nelle fotografie di Gregory
Crewdson
racconta ambiguità
relazionali.

Ma
questo impianto di citazioni si scompone e ricompone in una geografia
rizomatica. Di questo rizoma la scena teatrale è solo un punto di passaggio, di
intersezione, il possibile punto focale di molteplici prospettive in cui i
personaggi si ritrovano per caso, per sbaglio, per piccoli e banali eventi
casuali. E la meravigliosa capacità di gruppo nanou diviene rendere lo sguardo
dello spettatore altrettanto casuale, pur immergendolo in una dimensione
emozionale permeata di tensione e sorprendente adrenalina. Da qualche parte, in
un angolo sperduto dell’universo, in una dimensione parallela, una stanza di
motel ci attende.


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Jan
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Un
Motel al Festival Vertigine

Nanou
nel 2006

matteo antonaci

la
rubrica arteatro è diretta da piersandra
di matteo


dall’otto al
9 maggio 2010

gruppo
nanou – Motel. Prima & Seconda Stanza

Stazione
Leopolda

Viale Fratelli
Rosselli, 5 – 50144 Firenze

Info:
www.ffeac.org

[exibart]

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