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L’art dealer Gabriele Seno è stato condannato per aver tentato di vendere un dipinto falso di Josef Albers per € 320.000. Che cosa lo ha tradito? La «tecnica di applicazione del colore» e «la firma» sull’opera, secondo la sentenza del giudice. Lo scorso settembre, il Tribunale di Milano lo ha dichiarato colpevole, con una pena di detenzione sospesa di un anno e otto mesi e una multa di € 4.000.
Il dipinto incriminato è Study for Homage to the Square, un esemplare giallo e arancione della celebre serie inaugurata da Albers nel 1950, con i quadrati inseriti uno dentro l’altro. Gabriele Seno sostiene di averlo ereditato dal padre (che l’avrebbe acquistato nel 1986) e che il certificato di autentica sia semplicemente andato perduto. Ma per la Josef and Anni Albers Foundation e il suo direttore esecutivo, Nicholas Fox Weber, non ci sono dubbi: si tratta di un falso. La conferma arriva anche dalla storica dell’arte Jeannette Redensek, direttrice del catalogo ragionato dell’artista alla Fondazione.
«La gente pensa che siano facili da falsificare in quanto essenzialmente sono tre quadrati, ma in realtà [i falsi] sono abbastanza riconoscibili», spiega Nicholas Fox Weber al Financial Times in merito al caso di Gabriele Seno, e sia lui che Dario Jucker, l’avvocato italiano che ha rappresentato la Fondazione Albers, insistono sull’importanza di un certificato d’autenticità. «Le opere devono essere controllate dalla Fondazione Josef e Anni Albers».
Eppure Alessandro Secca, l’avvocato di Gabriele Seno, si dichiara – secondo quanto riportato dal Financial Times – assolutamente certo dell’innocenza del suo cliente, che adesso sta presentando ricorso alla sentenza.
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