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Dal 1.IX.2000 al 17.IX.2000 | Un’oasi di provincia per la scultura figurativa contemporanea | Migliarino (fe), Villa Bottoni Dallago

di - 13 Settembre 2000

Noto per la presenza di alcune belle ville padronali, è proprio all’interno di una di queste, villa Bottoni-Dallago, che si tiene un evento espositivo, dal titolo “Sei scultori contemporanei”. Si tratta del terzo appuntamento annuale che conclude una riflessione sulla scultura contemporanea condotta nelle terre tra Migliarino e Ostellato; uno dei risultati di questa iniziativa lo si può riconoscere nella piccola raccolta permanente allestita nell’oasi naturalistica denominata “Le Vallette”, dove è stato inaugurato “CielOstellato”, un parco di Scultura Italiana Contemporanea che ospita già 21 sculture di grandi dimensioni. Motore dell’iniziativa è lo specialista Alfonso Panzetta, tra l’altro collaboratore de Il Giornale dell’Arte e nominato nella Commissione Acquisti di Opere d’Arte per le collezioni della Camera in occasione della XII e XIII Quadriennale e delle Biennali XLVII e XLVIII. Il connubio tra Panzetta e i Comuni di Ostellato e Migliarino è stato favorito dalla sensibilità delle amministrazioni che hanno inteso scommettere sulla valorizzazione delle risorse e dell’ambiente locali, credendo fortemente che il miglioramento della qualità della vita passi anche attraverso l’educazione culturale all’arte contemporanea.

Sono artisti che ben albergano in questo contesto verace e rurale della campagna estense. In sintesi si potrebbe dire che la loro arte si fa all’insegna di una convinta dedizione ad un figurativismo mosso da una intenzione marcatamente simbolista e surrealista. Sensibile è la sensazione di una volontà narrativa, perfino un po’ retorica se si vuole, eppure mai leziosa e sguaiata. Invece ciò che maggiormente colpisce è notare l’affinità esistente tra le opere e il contesto nel quale si inseriscono: la villa, il giardino, un paese intero nel quale si esalta il rapporto con gli elementi della natura, la terra dei campi d’intorno, l’acqua placida del fiume, l’aria della pianura e il fuoco delle pietre di cotto delle case rurali e padronali.
C’è la terra nel “Gigante d’argilla” di Sergio Zanni (n. 1942), nel “Percorso” di Adriano Avanzolini (n. 1945) per non dire del “Guerriero” di Franco Marchisio (n. 1960); c’è l’Acqua nel “Cancro” di Nicola Zamboni (n. 1943), o nel “Danubio” di Vito Quagliotti (n. 1946), o nella “Bambina con pesce” di Sara Bolzani (n. 1976); ci sono il cielo e l’aria nel “Canto delle Sirene” di Zanni, nelle “Ali” di Zamboni, nei “Galileo” di Quagliotti; e non è difficile scorgere il fuoco almeno nei “Pittori di guerra” di Zanni e ne “Le Armi” di Avanzolini.

Zanni è tra gli artisti più noti del panorama ferrarese: la sua arte raffinata e suggestiva, si piega a inventare strani esseri dal forte impatto evocativo che popolano lo spazio. Nel “Canto delle Sirene” sembra manifestarsi un liturgico incontro tra esili forme levigate dal vento e dall’acqua sulle cui sommità campeggiano i timpani vuoti che prendono voce dal vento che le attraversa. Nei “Pittori di guerra” si sente la grande tradizione del ‘900 italiano (da Sironi in poi), mentre il passo marziale delle strane figure proboscidate di “Andante un po’ greve” sembra piuttosto ricordate i martelli del video “The wall” dei Pink Floyd.
II bolognese Zamboni pone al centro del proprio lavoro l’uomo, invitando lo spettatore a riflettere sulle simbologie universali delle sue opere.
Bellissimo il suo salice piangente le cui lacrime (=foglie) cadute ricoprono una misteriosa figura che malinconicamente rimanda al doloroso rapporto tra uomo e natura, ma che si spinge anche oltre, fino all’evocazione di un dolore collettivo. Meno convincente appare invece la “Canoa”, dove il ready made è completato con un nudo femminile con copricapo orientale: un po’ frivolo risulta il fumettistico richiamo al viaggio nel fiume dei sensi.
Più articolato il messaggio dell’altro bolognese Avanzolini che utilizza materiali poveri per mettere in scena rappresentazioni simboliche basate su semplici forme geometriche, cerchio, punto, quadrato e croce che, per il valore iconografico e per essere l’uno il possibile contenitore dell’altro divengono quasi le misure sacra per comprendere il mondo. Gradevole appare soprattutto il labirintico “Percorso”.

Del varesino Quagliotti piace la manualità plastica nel forgiare le figure, ma al di là di questo v’è sempre un messaggio universale che scaturisce agile dalle composizioni, sia esso di critica alla falsa vittoria sui campi di combattimento (e viene a memoria il recente dramma dei Balcani nella “Nike” impiccata) o di denuncia nei confronti dell’inquinamento.
Ha accenti primitivi l’arte del torinese Marchisio; suggestivo l’uso della pietra di fiume con la quale l’artista riesce sapientemente a instillare, nello spettatore, la convinzione che le sue figure provengano da tempi remoti, sottoposte al fenomeno di erosione causato dal vento e dall’acqua. C’è forse anche un amore per il reperto archeologico nelle figure di Marchisio, imperfette e perciò misteriose, inquietanti per l’incompiutezza o per le loro amputazioni.
Della giovanissima monzese Sara Balzani, allieva di Zamboni, si segnalano la già profonda abilità tecnica e la personalità; se, infatti, in “Testa” sembra forse ricordare troppo Mitoraj, Sara sa invece ben riscattarsi nelle opere, verrebbe da dire “disegnate” con i fili di rame, a costruire figure aeree e leggerissime, che talvolta, come nel caso di “Bompresso”, sembrano assumere l’andamento astratto di un dipinto di Kandinskij.

Alfredo Sigolo


Mostra “Sei scultori contemporanei”, Migliarino (Fe), Villa Bottoni Dallago. Dall’ 1 al 17 settembre 2000. Orari: 2,4 e 5 settembre 18.00/24.00; 3 settembre 10.00/13.00 e 15.00/18.00; dal 6 al 17 settembre 17.00/19.00. Tel. 800 089523 (n° verde); e-mail: morena.menegatti@libero.it Ingresso libero. Catalogo £ 20.000.


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