Fabio Fabbi, nato nel 1861, fu allievo di Augusto Rivalta presso l’Accademia di Firenze. Dopo aver dedicato la sua giovinezza alla scultura, nel 1886 sposa definitivamente il vero amore, la pittura. Anche in questo campo, però, ritornano le figure plastiche e i lineamenti ben definiti propri degli esordi scultorei.
La mostra è un viaggio attraverso gli interessi principali che hanno segnato la vita dell’artista. E così cominciamo con una camminata attraverso la vivacità dei colori, l’intensità dei suoni e quel fascino di mistero e di proibito dell’ambiente musulmano e dell’Egitto in particolare. I rossi, i blu, i gialli sgargianti di tappeti, le pose sinuose e un po’ erotiche di schiave in vendita, il tutto immerso in un bagno di sole cocente. Ci sono atmosfere probabilmente vissute nell’esistenza reale dell’artista, ma c’è anche il punto di partenza per la creazione di ambienti di sogno.
Poi avanziamo tra le “memorie di Casanova”, in luoghi un po’ mitici e un po’ idilliaci tra ninfe e satiri. E poi entriamo in boschi che si specchiano su acque leggermente increspate, su sfondi tenui di cielo color pastello.
Partiti da un genere orientalista ci siamo avvicinati ad un naturalismo che tende sempre più al realismo. Infatti Fabbi ci conduce per mano a scoprire punti nascosti di Bologna oppure a rivivere in modo rinnovato quelli più famosi di questa città e di altre.
L’Associazione “Bologna per le Arti”, con il patrocinio del Comune di Bologna, ci offre l’opportunità di conoscere un pittore che compenetra nelle opere la propria individualità e l’universalità delle tecniche. La varietà dei temi si fonde in un punto di vista che vuole soddisfare principalmente i bisogni di una classe medio-borghese di fine secolo per mezzo di un’”arte da salotto”.
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