Categorie: bologna

fino al 15.VI.2003 | Marco Tirelli | Bologna, GAM

di - 8 Maggio 2003

Un’intima relazione tra le opere presentate e l’architettura, tra i quadri esposti e lo spazio concesso all’artista: Peter Weiermair – direttore della GAM e curatore di questa importante personale dedicata a Marco Tirelli – parte da quest’aspetto. In mostra quarantaquattro opere del pittore. Ponendosi al centro ci si trova così immersi in una contemplazione d’infinite figure. Attorno alla stanza centrale ruotano poi altre stanze più piccole che, percorse e visitate, mostrano ognuna una serie di opere ad approfondire il nostro cammino nella poetica dell’artista.
Sono dipinti poligoni regolari e compositi, l’uno diverso dall’altro, disegnati a tre dimensioni con colori neutri. Eppure quando siamo davanti ai quadri di Tirelli non possiamo cadere in una lettura strettamente geometrica. Come Giorgio Verzotti sottolinea in catalogo, esse “sono la resa formale, per progressiva spoliazione dei tratti, di immagini del visibile, figure soggette all’esperienza, addirittura oggetti e arredi domestici. Una ricerca delle essenze che non dimentica la loro vicinanza ai fenomeni.”.
Un ruolo importante nell’opera di Tirelli è rivestito infatti dall’uso di simboli. Lui stesso più volte ha ribadito la necessità di sviluppare nei suoi lavori la ricerca di “immagini che abbiano una forte carica simbolica e da lì avviare un processo di trasformazione e trasfigurazione […] senza che tale pregnanza simbolica vada perduta”. Il risultato di questa interrogazione del reale è il continuo rimando ludico tra la realtà e la sua rappresentazione simbolica; e quest’ultima non corrisponde a un lato misterioso della realtà, ma è sospende il proprio senso convenzionale per trasporne un altro.
Per comprendere appieno il lavoro di Tirelli va infine approfondito il concetto di spazio. Tutte le sue figure emergono infatti da uno sfondo che è quasi sempre molto scuro. Sembrano venire dall’infinito, come se oltrepassassero una soglia solo per farsi solo immaginare. La superficie del quadro è quindi l’istantanea di una forma carica d’immaginario che si propone avvicinando all’Assoluto. Un Assoluto con cui da sempre la nostra mente cerca di entrare in contatto; un Assoluto che ha bisogno di assenza per manifestarsi. E nell’opera di Tirelli questa assenza è data proprio dallo sfondo scuro, dal buio che è “il luogo in cui ci si perde, il luogo in cui lo spazio è infinito e incommensurabile, privo di punti di orientamento”. Perché “la superficie è essa stessa virtuale”, come dice Tirelli, e la coscienza di questo è l’essenza stessa della pittura contemporanea: infatti con “gli spazi che essa crea, si possono aprire le porte dell’Immaginario”. Immaginario che l’artista ha cercato di creare.

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mostra vista il 29 aprile 2003


Marco Tirelli
a cura di Peter Weiermair
catalogo: monografia realizzata in coedizione Charta / Galleria Fumagalli
Bologna, Gam-Galleria d’Arte Moderna
Piazza della Costituzione 3
Orario: mar_dom 10 – 18 lun chiuso
Ingresso: 4 € ridotto 2 €
Info: tel 051.502859 – fax 051.371032 e-mail infogam@comune.bologna.it, sito www.galleriadartemoderna.bo.it


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