“Bologna non è New York!” avranno detto sicuramente i soliti (ignoti) detrattori dopo l’impetuoso risveglio dell’attività artistica, e culturale in genere, dovuta al motore MAMbo. Ovviamente lungi da chi scrive proporre impensabili paragoni, ciò non toglie che sotto gli occhi di tutti, invece, si prospetta l’alba di un risveglio. L’Agenzia 04 è stata una delle prime gallerie a credere in questo rinnovato fermento e lo ha fatto proprio cercando una connessione con quella Grande Mela da cui si accusa il capoluogo emiliano di essere tanto distante.
Explosion non è infatti la prima mostra che mette in relazione giovani artisti (perché questo è il target della galleria) italiani e americani, con interessanti iniziative che vanno oltre la convenzionale esposizione. Solida risulta a questo riguardo la collaborazione con la John Hopkins University, che consente di creare degli luoghi di confronto e dibattito con gli artisti d’oltreoceano. Quanto alle mostre, quello che fin qui descritto poteva sembrare uno sbilanciamento esterofilo, viene smentito. Le possibilità dedicate ai giovani nostrani sono tali e quali a quelle per gli stranieri, cosa non precipuamente diffusa, e gli “young” di casa nostra dalla loro dimostrano di non essere assolutamente da meno, confermando qualità e professionalità internazionali.
Anna Visani (Faenza, 1973) ad esempio, co-protagonista della bipersonale che attualmente occupa gli spazi della galleria, presenta un’installazione site specific concepita con materiali di recupero, che incornicia il resto dell’esposizione e ne risulta il principale attrattore dalla vetrina sulla strada. Il suo uso delicato delle forme, sfacciatamente femminile, fatto di leggere sospensioni e caotici grovigli, caratterizza proprio l’invasione della terza dimensione e condiziona, non solo lo sguardo, ma anche il passaggio. Obbligato, o
Un vuoto che cautela tuttavia il “tutto pieno” nelle tele di Grasso. Le sue esplosioni, spontanee o colpose che siano, vengono rappresentate con una tecnica iperdescrittiva, più che mimetica iperrealista, debitrice di molta pittura americana (Alex Katz e Richard Estes su tutti). Nella sua giovane ricerca però, oltre ai richiami mediatici alle esplosioni di diverso ordine e grado che assillano le cronache, l’impatto del “più vero del vero” è, come più volte è stato scritto per chi come lui ha fatto uso di tale stratagemma, raggelante, permette una presa di distanza il più delle volte ironica e dai toni surreali.
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claudio musso
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