‘Eterogeneo’ è forse l’aggettivo più adatto per descrivere
la collezione che don Casimiro Bettelli ha costituito nel corso della sua vita;
una raccolta importante, che si compone di grafiche soprattutto, ma che non
esclude la pittura e alcuni pezzi di scultura.
Dopo la morte del sacerdote, avvenuta nel 1998, il
patrimonio è stato donato alla diocesi di Modena, che lo ha concesso in
comodato alla Galleria Civica cittadina, sede in cui ora è esposta una parte
della collezione, a dieci anni di distanza dalla prima mostra, allestita subito
dopo la scomparsa di Bettelli.
Una selezione di opere, quindi, disposte in poche sezioni
che documentano da un lato i maggiori interessi e i filoni culturali più
rappresentati nell’insieme, dall’altro un metodo di raccolta che si è
sviluppato a partire dalla frequentazione delle più “moderne” gallerie modenesi
e italiane che, a partire dagli anni ‘60, cominciavano a esporre e vendere
opere della Pop Art italiana, delle neo-avanguardie, fino a esempi emblematici
della Transavanguardia.
Dedicatosi anche alla poesia e riconosciuto quale valido
autore cristiano del Novecento, Bettelli iniziò a interessarsi all’arte
contemporanea in particolare grazie alla frequentazione di
Carlo Cattellani, con cui condivise un viaggio a
New York; il sodalizio portò i due, assieme ad altri intellettuali e artisti,
ad aderire al manifesto
Le Coeur de l’art est catholique.
La prima sezione della mostra presenta i percorsi
trasversali della ricerca di don Bettelli e mette a confronto i lavori di
artisti locali, quali
Carlo Barbieri,
Raffaele Biolchini,
Cesare Soli, amici personali e di lunga data del prelato, con
le opere di personaggi noti come
Tano Festa,
Mario Schifano,
Enrico Baj e
Mario Ceroli.
Nuclei più compatti caratterizzano le successive due sale
di Palazzo Santa Margherita: Burri e Fontana nella prima, la Transavanguardia
nella seconda. Un
Cretto di
Burri,
ma anche due serie di
Bianchi e Neri e un volume di poesie con tre incisioni; “concetti
spaziali”, litografie e una scultura in ceramica di
Lucio Fontana. Opere che dialogano le une con
le altre e che testimoniano le scelte coraggiose – e talvolta controcorrente,
se collocate in un ambiente provinciale – effettuate da Bettelli tra gli anni ‘60
e ‘70.
Chiude l’allestimento il
Tesoro: grafiche e dipinti di
Cucchi,
De Maria,
Chia,
Clemente e
Paladino introdotte da un testo di Achille
Bonito Oliva, che s’inseriscono appieno nella Transavanguardia, instaurando un
forte legame tra la collezione e la storica mostra
Transavanguardia
Italia-America,
svoltasi a Modena nel 1981.
Ci si augura che venga presto completata la catalogazione
(ora in corso) della raccolta e che nuove pubblicazioni sfruttino il materiale
ancora inedito. Attraverso un nuovo sguardo mediato da un attento
collezionista, potrebbe rivelare sorprese e nessi inaspettati nella cultura
artistica della seconda metà del Novecento.