Il progetto Carta Bianca è teso a lasciare la massima libertà alla galleria ospitata. Successivamente la galleria di Grénoble restituirà il favore a Plastica. I quattro artisti francesi presenti sono accolti nel piccolo spazio della galleria, che ancora una volta si trasforma, coinvolgendo la percezione del luogo stesso. La prima stanza è occupata da un gigantesco cubo morbido, fatto di cuscini di due metri, ad opera di Thierry Brunet. Ovviamente la costruzione per la sua accoglienza, la sua presunta comodità interna, lascia al visitatore molti appigli per differenti interpretazioni, che rimandano l’una all’altra. Intorno all’installazione sono disposte sulle pareti le opere di Cécile Prim; fotomontaggi su alluminio, e una piccola installazione luminosa,Lecture. L’artista si mette in gioco, immergendosi in ambienti artificiali che si trasformano, con la visibile presenza dell’autrice, in scenari onirici: fiori dalla corolla carnosa la inghiottono, ma un ingrandimento ci fa scoprire che trattasi, invece, di una trama di lana morbida dove la Prim si abbandona.
S’innesca un gioco anamorfico, simile al sogno. La prima stanza sembra dedicata all’abbandono, a forme uterine e accoglienti; nella seconda Hubert Marcelly installa due calchi di sé, in gesso, due figure umane, cloni dell’autore in piedi su una parete, che si puntellano al pavimento con due bastoni: la galleria apre alla terza dimensione e, coinvolti nel gioco dell’artista, si ha la sensazione che lo spazio sia percorribile nella sua totalità.
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Niccolò Manzolini
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