Incalmi. Galateo Ancestrale by Caterina Roppo Set up EDIT CULT_ph. Serena Eller
Per capire quale direzione prenderà il miglior design italiano nel 2025, bisogna fare un salto indietro nel tempo e tornare all’ultima edizione di Edit Napoli, la fiera con un’anima culturale che dal 2019 contribuisce a spostare più a sud il baricentro del progetto. Lo scorso ottobre, nella chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, l’artista Caterina Roppo e Incalmi, il brand veneziano di altissima manifattura, portavano in mostra Galateo Ancestrale, una collezione che è la sintesi perfetta della via italiana al progetto più sofisticato e, soprattutto, un saggio di quella autorialità spinta capace di fondere design e arte, destinata a diventare il segno distintivo dei progetti più ricercati e colti nell’epoca in cui il saper far è insidiato dal digitale e dalla IA. Nelle opere di Roppo e Incalmi, tessuto e metallo generano un’alchimia irripetibile da cui è impossibile tornare indietro. Sono opere che spingono un passo oltre la capacità, tutta italiana, di unire ingredienti diversi in un disegno unico, trasformando lo statico in dinamico, l’effimero in memoria, i materiali in nuova materia, un’installazione in scenografia. E, dunque, in emozione.
Negli ultimi anni, il design ha scelto spesso di raccontarsi attraverso le analogie con il cibo. Personalmente, mi trovo più a mio agio con la musica: un patrimonio secolare di manifatture e know how sta diventando sempre di più, proprio come nell’opera di Roppo e Incalmi, un enorme repertorio da ri-processare, remixare e, perché no, hackerare. E il designer italiano un dj ancora più visionario e raffinato di quanto non siamo abituati a pensarlo, simile a quelli della stagione in cui i dj hanno fatto la storia della musica. Nel 1996, DJ Shadow meravigliò il mondo con l’album Entroducing…: novantatré minuti di sample orchestrati con una batteria e una coppia di giradischi, un trionfo di citazioni ma anche un’opera d’autore unica e irripetibile che ricorda certi piatti stellati in cui ingredienti, tipici e non, definiscono sapori completamente inediti.
Come i grandi dj – e i migliori chef – i designer italiani più interessanti del 2025 saranno quelli che sapranno mettere a frutto la vocazione editoriale del fattobene, quell’attitudine visionaria che remixa il passato e il presente, ingredienti locali e tecnologia, alterando i primi con una logica alchemica. Per restare nell’ambito della cucina, il 2024 è stato anche l’anno del saggio di Alberto Grandi e Daniele Soffiati La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici. Abbiamo scoperto – e, a poco a poco, accettato – grazie a questo libro di non avere inventato moltissime delle ricette che sono motivo di orgoglio nazionale. Ma se è vero che quelle ricette non le abbiamo inventate, siamo stati, d’altro canto, bravissimi nel trasformarle ed evolverle ancora, portandole al grado di cottura e di perfezione che il mondo celebra e ci riconosce da tempo. E questo perché, da sempre, concepiamo il design come un laboratorio continuo, generativo. Il futuro è di chi saprà occupare quella stanza e usarne al meglio gli strumenti che offre.
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