Chiamato a progettare
nuove forme da Richard Ginori – tanto da aggiudicarsi il prestigioso Grand Prix
all’Esposizione parigina del 1925 – ne rivoluziona la produzione raggiungendo
in breve tempo una fama internazionale. “L’industria è la maniera del XX
secolo, è il suo modo di creare. Nel binomio arte e industria, l’arte è la
specie, l’industria la condizione”. Non a caso, dopo la nomina a direttore nel
1923, ne sostiene la produzione in serie, per un’ampia diffusione destinata al
largo consumo, per la quale disegna le campagne pubblicitarie e si adopera
affinché l’azienda sia presente tra le più importanti rassegne nazionali ed
estere.
Produzione industriale
e gusto artistico è il binomio strategico adottato per lanciare nuove
tipologie, nella progettazione di oltre mille pezzi per la Manifattura di
Doccia. Ciste, urne, vasi, anfore, orci ma anche statuine e piccoli
soprammobili sono il risultato di un connubio di citazioni archeologiche,
motivi neoclassici e atmosfere metafisiche.
Temi della mitologia
greca e romana vengono adattati al suo personalissimo gusto Décò per
un’iconografia colta e al tempo stesso ironica, come Donne su Nubi o Tutto passa, ma anche soggetti
estrapolati dal mondo circense e da momenti di vita quotidiana. Ballerine,
contadini, putti alati, figure mitologiche e oggetti fluttuano nello spazio tra
elementi architettonici, fondi geometrici e vedute urbane. Figure stilizzate in
oro zecchino vergate a punta d’agata emergono dal fondo bianco sostituito dal Blu
gran fuoco dal 1928.
Un’importante e
imprevista selezione di vasi, piccoli oggetti, coppe, urne, calamai, piatti,
placche e piastrelle – in parte penalizzate alla vista, perché alcune teche
sono addossate alla parete – per un totale di oltre cento pezzi tra porcellane,
maioliche e terraglie (1922-1930), fanno da cornice alla punta di diamante
della mostra: l’inedito grande vaso con coperchio Fabrizia. Disegnato nel 1924 ed
esposto l’anno successivo a Parigi, è riapparso sul mercato solo recentemente
per essere acquistato da un privato. Appartiene alla serie Le mie donne, eleganti nudi dalla
linee sinuose e stilizzate, dagli atteggiamenti disinvolti e le acconciature
antiche, che si muovono tra fiori, drappi e nuvole.
Così come Fabrizia, seducente
protagonista dell’harem di Ponti. Adagiata su un letto di nubi, sospese nel blu
intenso di un cielo notturno. Tra rigore formale e sintesi estrema.
Ponti
da Ca’ di Fra’
Ponti
designer a Palazzo Reale di Milano
mostra visitata il 20 settembre
2010
la rubrica design è diretta da valia barriello
dal 2 luglio al 10 ottobre 2010
Giò Ponti – Un protagonista del
Déco tra classicismo e modernità
Teatro Civico di Castello
Via De Candia –
09124 Cagliari
Orario: tutti i
giorni ore 10-13 e 17-20
Info: tel. +39 0706777660;
teatro.civico@gmail.com
[exibart]
Fino all'8 dicembre Roma Convention Center – La Nuvola ospita l'edizione 2025 di "Più libri più liberi", la fiera nazionale…
Da Benni Bosetto a Rirkrit Tiravanija, passando per un omaggio a Luciano Fabro: annunciate le mostre che animeranno gli spazi…
Un viaggio in quattro cortometraggi per raccontare quattro luoghi storici di Verona attraverso la calligrafia, la scultura, la musica e…
In occasione della mostra al Centro Culturale di Milano, abbiamo incontrato Nina e Lisa Rosenblum, figlie del celebre fotografo americano…
Andrea De Rosa porta in scena il Dracula nella scrittura di Fabrizio Sinisi: il Teatro Astra di Torino si tinge…
Intervista a Bettina M. Busse, curatrice della prima grande retrospettiva austriaca dedicata a Marina Abramovic: in mostra all'Albertina Museum, le…