Allestimento giallo vitaminico e verde fluo. Un po’ per esorcizzare l’aria di crisi e i tempi bui, un po’ per dire: fin qui, tutto bene. Sette anni non sono pochi, soprattutto se a compierli è una delle poche manifestazioni interamente dedicate ai giovani designer: onore delle armi –quindi- a Marva Griffin Wilshire (venezuelana naturalizzata milanese, un passato da PR e da corrispondente per American Vogue…) che del SaloneSatellite è ideatrice e curatrice, fin dalla prima edizione. In una Design Week alquanto sottotono, il Satellite 2004 è riuscito a resistere abbastanza bene, lasciando trapelare appena un po’ di fiacchezza.
In una miriade di oggetti&progetti (più di cento tra designer e scuole di design invitati) il problema –semmai- è a monte e si traduce in una sensazione latente di progressivo, inesorabile appiattimento: le intuizioni sono pochette e le fonti d’ispirazione decisamente datate; un esempio per tutti: la maggior parte dei giovani designer italiani impantanati in un revival pop che si reitera tra stanchezza e dejavu. O il minimal che imperversa tanto nel design giapponese quanto in quello nord europeo. Visto uno, nonostante la confezione sia spesso ineccepibile, l’impressione è di averli visti già tutti.
Il risultato? Un orizzonte in cui quasi nulla è realmente brutto (e questa sembrerebbe già una fortuna), molte cose sono carine, quasi tutte si lasciano dimenticare (e qui sta il dramma). Eccezioni a parte, s’intende. Un giro al salone cadetto da un lato rivela la situazione di empasse dilagante, dall’altro permette di imbattersi in alcune –rare, ma tant’è…- idee: semplici, divertenti, brillanti, ironiche, paradossali. Idee che –ci sembra- aprono più di qualche speranza per il futuro.
Come la serie di lampade di vetro di So – Design (Satoru Tahakashi): un globo luminoso da cui pende un esile scaletta a pioli, un’altra sfera che sembra un palloncino, immagini esili, leggerissime, che farebbero invidia ai designer più smaliziati. E non è un caso che da queste sia rimasto colpito anche Gijs Bakker (fondatore di Droog Design): tanto che indiscrezioni danno per certo che entreranno presto a far parte dell’istrionica collezione Droog. Sempre made in Japan le creazioni di Yasutoshi Mifune, costruite con rigore geometrico, ma attraversate da un irresistibile gusto surreale: dalla torretta di legno su cui bisogna arrampicarsi per scoprire un punto di vista privilegiato, al piccolo lavabo-fontana sospeso.
Continua a piacerci –l’avevamo già vista l’anno scorso- la carta da parati customized proposta da FlatLife – Almost Wallpaper, il momento poi appare particolarmente favorevole vista l’ondata neoromantica che ha fatto tornare in auge cretonne, ricami, tappezzerie etc. (giusto per fare un esempio: la londinese TwentyTwentyone ha deciso di rieditare, rigorosamente limited, le carte da parati disegnate da Lucienne Day) Ricamo –ma declinato in una chiave decisamente ironica- è quello proposto da Angelica Gustafsson Studio: un piccolo kit per realizzare a mezzopunto un classico delle immagini televisive, almeno fino a qualche anno fa. Lo riconoscete? È proprio il cerchio con le bande colorate della prova di trasmissione. L’idea –spiega lei- è di farne un cuscino, magari da mettere proprio sul divano da cui si guarda la TV. Per chiudere il cerchio.
Ricamo, più serigrafia –invece- per la poltrona di Max Jenny Superstudio, ispirazione retrò rielaborata con un esito interessante.
Un gradito ritorno al Satellite è quello di Francisco Gomez Paz e Gimena: mancavano dal 2001, il progetto presentato è la chaise longue Apero, cuoio crudo e tecnica artigianale, la stessa con cui si realizzano le selle in argentina. Il risultato è una struttura rigida, spartana (cuciture e acciaio a vista) decisamente affascinante che si è aggiudicata la menzione speciale per il Design Report Award.
Tra i materiali più amati –a sorpresa- quest’anno c’è la ceramica (felice riscoperta, da qualche tempo, anche per gli artisti contemporanei delle ultime generazioni) tra i tanti, una segnalazione d’obbligo è quella dei nostri Salvi + Zotta, autori dello stand -ma era quasi un’installazione- Spy Game. Ancora due nomi da tenere a mente: i Made in Newcastle, autori di un sistema di scaffalature a prova di caduta libri e il quartetto svedese Front. Che ha proposto una collezione –carta da parati, tavolo, appendiabiti e soprammobili- letteralmente design by animals.
link correlati
So-Design
Flatlife – Almost Wallpaper
Angelica Gustafsson Studio
Max Jenny Superstudio
Francisco Gomez Paz e Gimena
Front
mariacristina bastante
[exibart]
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Complimenti per l'articolo, vi segnalo l'indirizzo internet di
Yasutoshi Mifune
http://www.mifunedesignstudio.com che ho trovato via internet
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