Barbie n. 1 del 1959 © Mattel, Inc.
Non chiamatela giocattolo, anche se ha le sembianze di una bambola. Di certo ha i suoi lati oscuri, che sono poi quelli della società perché, nel bene e nel male, Barbie è un’icona dei tempi e dei desideri e delle ambizioni delle persone che li hanno vissuti. A esplorarne la lunga storia è una mostra al Design Museum di Londra, realizzata in collaborazione con il produttore Mattel: in esposizione, più di 250 oggetti, tra cui 180 modelli di Barbie, dal 1959, anno in cui fu lanciato il marchio, a oggi. E a un anno dal criticato e acclamato film diretto da Greta Gerwig, con protagonisti Margot Robbie e Ryan Gosling. L’effetto scia sarà sicuramente positivo per l’engagement del pubblico ma la curatrice della mostra, Danielle Thom, ci tiene a sottolineare che il Design Museum ha avviato i rapporti con Mattel già tre anni fa, molto prima dell’uscita del film.
Inaugurata in concomitanza con il 65mo anniversario del lancio del marchio e considerando tutti gli accessori commercializzati, la mostra coinvolge moda, architettura e design ad ampio raggio, dall’arredamento ai veicoli. Tra i pezzi forti troviamo una rara prima edizione della primissima bambola lanciata dalla Mattel nel 1959, una “Barbie Alfa” nel senso cronologico del termine, dipinta a mano, vestita con un costume da bagno bianco e nero. In esposizione anche il prototipo originale della primissima Barbie parlante del 1968, che aveva un torso di plastica trasparente in modo che i rivenditori potessero vedere il meccanismo.
C’è poi la Barbie Day to Night del 1985: donna in carriera con tailleur di giorno ma pronta per una serata di festa risvoltando la giacca (a proposito di spirito del tempo). Immancabile la Barbie più venduta di tutti i tempi, la Totally Hair del 1992, con capelli acconciabili lunghi fino ai piedi, di cui sono stati venduti oltre 10 milioni di esemplari in tutto il mondo. Arriva poi l’epoca dell’inclusione e della multiculturalità , con bambole nere, ispaniche e asiatiche ma anche con la prima Barbie con Sindrome di Down.
Doveroso un tributo alle amiche di Barbie, tra cui la storica Midge e le amatissime Christie e Teresa, così come alla sorellina, Skipper. C’è una sezione dedicata a Ken, che ne racconta l’evoluzione dalla sua introduzione nel 1961 fino a oggi. Largo spazio agli accessori, come la prima Barbie Dreamhouse (un marchio registrato) del 1962. «Penso che le persone saranno piacevolmente sorprese nel realizzare fino a che punto il mondo di Barbie abbia effettivamente interagito con il nostro design. Non è un giocattolo progettato in modo isolato da ciò che accade intorno a noi», ha dichiarato Thom.
L’idea è quella di promuovere la mostra per una tournée a livello internazionale. «Spero vivamente che le persone capiscano il processo di pensiero dietro la mostra», ha continuato Thom. «In realtà è un argomento serio: il fatto che sia un giocattolo progettato per bambini e qualcosa di molto femminile codificato nella storia e nell’estetica, non ci impedisce di prenderlo sul serio come un fenomeno di design».
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