Quali saranno i modelli museali di riferimento nelle scelte metodologiche e quali quelli con cui siete giĂ in partnership?
I modelli di riferimento sono soprattutto quelli nazionali e stranieri in cui la didattica offre non solo un’attività tradizionale con la presenza di una guida o di un’audioguida. Il tentativo dei servizi educativi della Gnam è dunque rivolto soprattutto a fornire materiali didattici che permettano all’utente di prepararsi alla visita e di percorrere autonomamente il museo, scegliendo preventivamente temi e opere. L’aspirazione di tutta la redazione web è di poter comunque migliorare un servizio utile al pubblico, prendendo spunto dai modelli eccellenti che da sempre si avvantaggiano delle nuove tecnologie, come la Tate Gallery di Londra, il Moma di New York, il Museo d’Orsay di Parigi, ma anche modelli nazionali più simili alla nostra realtà , come la Gam di Torino.
Quale sarà il vostro pubblico di riferimento, oltre a quello scolastico, e con quali proposte pensate di “raggiungerlo”?
Il Servizio comunicazione, soprattutto attraverso il sito web, s’interessa di moltiplicare l’offerta della conoscenza e della divulgazione al pubblico di tutte le fasce di età , creando contenuti e spunti di approfondimento per la conoscenza del museo. Si avvale di pagine tradizionali, di brevi video e si sta cercando di realizzare file audio sostenibili anche da un pubblico disabile. Nei prossimi mesi sperimenteremo insieme all’Otebac (Osservatorio tecnologico del Mibac) un blog in cui il pubblico potrà cimentarsi direttamente con le proprie opinioni. Dal mese di maggio, inoltre, grazie a un finanziamento del Dipartimento per l’innovazione tecnologica del Mibac, sono stati realizzati i siti diversificati anche per i quattro musei satelliti collegati alla Gnam: Andersen, Boncompagni, Praz e Manzù. Per le scuole e per stimolare la visita anche individuale dei giovani al museo, nei prossimi mesi saranno disponibili sul web percorsi di approfondimento con ampi materiali scaricabili direttamente dal sito, corredati da video e schede da compilare personalmente dall’utente. Inoltre, verranno proposti materiali didattici ludici per incoraggiare la visita dei più piccoli con i propri genitori alle mostre in corso.
L’educatore museale e la formazione professionale. Quale può essere il ruolo del Museo e com’è l’esperienza del Master di Tor Vergata da voi co-organizzato?
L’esperienza degli stage, attraverso il canale privilegiato del master di Tor Vergata, mette in luce la grave carenza di disponibilità lavorativa delle strutture che si occupano di arte. Molti laureati o plurilaureati, anche di ottima preparazione, si avvicinano a questa esperienza pensando e sperando poi in un rapido inserimento. Purtroppo questo non rientra nelle possibilità di una istituzione statale. La formazione come cammino verso un inserimento sociale nel lavoro funzionerebbe molto meglio se fosse possibile, dopo un’accurata selezione, offrire anche un reale inserimento nel lavoro nell’ambito dell’istituzione presso la quale è stata effettuata la formazione.
Come percepisce l’attuale panorama romano e nazionale della didattica museale?
L’attenzione nei confronti di nuove frontiere, non tradizionali, per la didattica museale sono l’obiettivo di questa Soprintendenza e sono certa che presto anche altri musei romani e nazionali si cimenteranno in una didattica non esclusivamente in presenza, ma attraverso l’interattività mediata dal web.
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Master in Teoria e tecnica della comunicazione estetica e museale
Dottorato in Pedagogia Sperimentale alla Sapienza
a cura di annalisa trasatti
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