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Brera mai vista – Il Maestro dei Dodici Apostoli
Concluso il terzo anno di attività, il ciclo Brera mai vista continua a proporre al pubblico della Pinacoteca dipinti poco noti conservati nei depositi, facendone oggetto di nuovi approfondimenti scientifici
Comunicato stampa
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Concluso il terzo anno di attività, il ciclo Brera mai vista continua a proporre al pubblico della Pinacoteca dipinti poco noti conservati nei depositi, facendone oggetto di nuovi approfondimenti scientifici.
Questa esposizione, resa possibile dal generoso sostegno di Banca Intesa e dall’amichevole collaborazione della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, offre l’occasione di riflettere su un anonimo artista ferrarese del Cinquecento che, lasciato in ombra dai fondamentali studi di Roberto Longhi sulla pittura del Rinascimento nei domini estensi, ha cominciato ad essere realmente conosciuto solo nel 1950, dopo un articolo di Claudio Savonuzzi apparso in «La critica d’arte».
Nonostante si siano succeduti vari tentativi di identificazione e benché egli abbia dipinto pale d’altare di una certa importanza per Ferrara e per il suo contado, sul Maestro dei dodici Apostoli incombe una lacuna anagrafica che potrebbe essere colmata in modo definitivo solo con un fortunato reperimento d’archivio. Benché figura di secondo piano rispetto ai grandi protagonisti della pittura del tempo di Alfonso I d’Este, egli fu comunque un artista dotato di un personale e specifico carattere e capace di un autonomo aggiornamento.
A illustrare due diversi momenti della sua attività, accanto alla Visitazione di Brera, proveniente dalla chiesa ferrarese della Madonnina, si espongono tre opere della Pinacoteca Nazionale di Ferrara: due dei Dodici Apostoli che tuttora danno il nome al pittore e la Pentecoste, che, insieme alla Resurrezione della stessa Pinacoteca e all’Ascensione degli Staatliche Museen di Berlino, faceva parte di un paliotto datato 1539, già in Sant’Antonio in Polesine.
Dopo l’articolo di Savonuzzi la personalità del Maestro dei Dodici Apostoli è stata ulteriormente definita da interventi successivi, anche recenti, di carattere monografico, e il suo catalogo è stato accresciuto di opere in parte già attribuite a Lorenzo Costa, Dosso Dossi, Ludovico Mazzolino. Emerge sempre meglio il profilo di un pittore la cui formazione deve essere avvenuta a contatto con alcuni dei protagonisti dell’ambiente ferrarese tra la fine del primo decennio e l’avvio del successivo, sensibili alla natura e alla pittura di Giorgione – Garofalo, Mazzolino – e che si pone soprattutto come continuatore del linguaggio eccentrico e influenzato dalle incisioni tedesche di Ludovico Mazzolino, per mostrare poi, nella produzione più matura, un interesse per Parmigianino, unito ad una assidua attenzione per Giulio Romano e le sue opere mantovane, in linea con gli interessi contemporanei di Garofalo, Battista Dossi e Gerolamo da Carpi. È rimasto finora in ombra l’inizio del suo percorso che nel catalogo di questa esposizione viene indagato da Alessandra Pattanaro con la proposta di alcune opere di nuova attribuzione.
Questa esposizione, resa possibile dal generoso sostegno di Banca Intesa e dall’amichevole collaborazione della Pinacoteca Nazionale di Ferrara, offre l’occasione di riflettere su un anonimo artista ferrarese del Cinquecento che, lasciato in ombra dai fondamentali studi di Roberto Longhi sulla pittura del Rinascimento nei domini estensi, ha cominciato ad essere realmente conosciuto solo nel 1950, dopo un articolo di Claudio Savonuzzi apparso in «La critica d’arte».
Nonostante si siano succeduti vari tentativi di identificazione e benché egli abbia dipinto pale d’altare di una certa importanza per Ferrara e per il suo contado, sul Maestro dei dodici Apostoli incombe una lacuna anagrafica che potrebbe essere colmata in modo definitivo solo con un fortunato reperimento d’archivio. Benché figura di secondo piano rispetto ai grandi protagonisti della pittura del tempo di Alfonso I d’Este, egli fu comunque un artista dotato di un personale e specifico carattere e capace di un autonomo aggiornamento.
A illustrare due diversi momenti della sua attività, accanto alla Visitazione di Brera, proveniente dalla chiesa ferrarese della Madonnina, si espongono tre opere della Pinacoteca Nazionale di Ferrara: due dei Dodici Apostoli che tuttora danno il nome al pittore e la Pentecoste, che, insieme alla Resurrezione della stessa Pinacoteca e all’Ascensione degli Staatliche Museen di Berlino, faceva parte di un paliotto datato 1539, già in Sant’Antonio in Polesine.
Dopo l’articolo di Savonuzzi la personalità del Maestro dei Dodici Apostoli è stata ulteriormente definita da interventi successivi, anche recenti, di carattere monografico, e il suo catalogo è stato accresciuto di opere in parte già attribuite a Lorenzo Costa, Dosso Dossi, Ludovico Mazzolino. Emerge sempre meglio il profilo di un pittore la cui formazione deve essere avvenuta a contatto con alcuni dei protagonisti dell’ambiente ferrarese tra la fine del primo decennio e l’avvio del successivo, sensibili alla natura e alla pittura di Giorgione – Garofalo, Mazzolino – e che si pone soprattutto come continuatore del linguaggio eccentrico e influenzato dalle incisioni tedesche di Ludovico Mazzolino, per mostrare poi, nella produzione più matura, un interesse per Parmigianino, unito ad una assidua attenzione per Giulio Romano e le sue opere mantovane, in linea con gli interessi contemporanei di Garofalo, Battista Dossi e Gerolamo da Carpi. È rimasto finora in ombra l’inizio del suo percorso che nel catalogo di questa esposizione viene indagato da Alessandra Pattanaro con la proposta di alcune opere di nuova attribuzione.
06
dicembre 2005
Brera mai vista – Il Maestro dei Dodici Apostoli
Dal 06 dicembre 2005 al 12 febbraio 2006
arte antica
Location
PINACOTECA DI BRERA
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Biglietti
€ 5 (compreso Pinacoteca) € 2.50 ridotto
Orario di apertura
8.30 -19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude 45 minuti prima)
lunedì chiuso
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA
Curatore