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Emilio Alberti – Mondi Liquidi
Emilio Alberti torna ad esporre in S. Pietro in Atrio, negli stessi spazi dove intervenne nel 1993 con una installazione appositamente concepita per dialogare con l’architettura della ex chiesa.
Comunicato stampa
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TESTO IN CATALOGO di Michele Caldarelli
Credo che Emilio Alberti sia in fondo un giardiniere appassionato, instancabilmente alle prese con le sue piantumazioni, potature, talee, innnesti... Lente reiterazioni e istantanee intuizioni caratterizzano il concretizzarsi dei suoi artefatti, come in ottemperanza alla necessità di controllo della crescita e del configurarsi della forma di organismi vegetali ma... non di piante o fiori si tratta anche se... scrivendo delle sue opere mi piace rievocare l'immagine del "Giardino dei sentieri che si biforcano" (argomentata da J.L.Borghes nell'omonimo scritto del 1941) non tanto per la trama quanto piuttosto per l'idea del racconto/labirinto, curioso elemento simbolico teso fra la cultura occidentale e quella orientale, una sorta di giardino cinese/all'inglese caratterizzato da un'intricata circonvoluzione di percorsi. L'idea del labirinto è centrale nel pensiero di Alberti come in quella di Borges e pervade tutta la sua produzione, anche dove non geometrizza le superfici ma, appunto, in qualità di terreno fertile accoglie il germinare e lo svilupparsi del pensiero in infinite sciarade, in declinazioni ondivaghe in seno ad uno spazio improbabile quanto certo nella sua evidenza fisica. Ricordo di aver già osservato come Emilio Alberti, ceramista, operi mescolando terra ed acqua in dosi calibrate, immerso nei propri pensieri, prefigurando le forme, compiutamente modellate... toccando con mano l’innocenza della materia, sperimentandone infinite trasfomazioni, alla ricerca dell’impasto perfetto né troppo molle né troppo refrattario a ricevere impronta… Ed ecco che, esaminando i dipinti, trovo ora quell'impronta digitale impressa/ingigantita sulla superficie di più di una tela... fatta di circonvoluzioni, trasformata in immagine enigmatica che nel suo essere biologica nella metonimia identità/verità mi ricorda le sinuosità dell'effigie del volto di Humbaba, celato da sette veli, custode misterioso della foresta degli dei e ucciso da Gilgamesh. L'epopea di questo eroe babilonese che sfida il divino, prefigura l'avventura di Teseo e la foresta/giardino, luogo oscuramente disorientante, prelude alla costruzione di Cnosso, con un comun denominatore espresso dalla decisionalità eroica. Il labirinto si rivela dunque luogo/logos delle verità e delle contraddizioni fra le quali si snoda il percorso, un percorso fatto di scelte che il filo di Arianna guida. Per Alberti, riprendendo il filo dell'impronta, è nel mesomorfismo incerto del primo impasto che si colloca la natura elementare di ogni opera compiuta... la cui materia accoglie il fondersi di grandi sogni elementari, articolati in brevi racconti enigmatici, quasi haiku, facendoci talvolta anche ironicamente perdere in un bicchier d’acqua. Una porzione minima però, già intellegibile, di quell'acqua profonda, carica di mistero, soglia degli abissi oceanici dell'inconscio. Ora navigatori, ora naufraghi immersi nella vastità delle acque genitrici, è li che sperimentiamo psichicamente l'ampiezza e la profondità del mistero. Sono acque di luce ed oscurità come lo spazio che ci sovrasta e ci contiene, ora rutilante nell'apparente nascere del giorno, ora tetro e voragine divoratrice di luce e stelle. Riflessioni e diffrazioni generati dall'acqua e dall'aria sono gli elementi più osservati ed elaborati da Alberti. La loro oscillazione, le metamorfosi cromatriche, gli istanti percettivi che nel flusso del divenire ce ne rivelano la natura fisica e ne permeano l'interpretazione simbolica, si ritrovano in ogni sua opera, espressi dai colori, rappresentati da metafore e simboli compositivi: meridiane, pendoli, gnomoni, labirinti, specchi d'acqua, onde e vortici... in un vero viaggio, anch'esso labirintico, fra gli elementi. Un viaggio, chiamato Tempo, la cui misteriosa natura sperimentiamo ad ogni istante, quasi senza rendercerne conto, e che Alberti ci invita a penetrare leggendo per immagini il dipanarsi del suo racconto, mentre la certezza fisica delle opere già si dilegua così come nuvole incerte nel cielo, trasportate dalla corrente nell'alveo del tempo all’estuario di questo fiume inesistente dove l’acqua salsa rifluisce mescolandosi a quella dolce, ai confini del mare della vita.
Michele Caldarelli, gennaio 2011
EMILIO ALBERTI Cenni biografici
Nato a Carugo (Como) nel 1952. Vive a Como. Si diploma all' Istituto Nazionale di Setificio di Como e al Liceo Artistico di Brera a Milano, frequenta l'Accademia di Brera interrompendola nel 1974, anno in cui inizia ad esporre. La sua ricerca sin dall'inizio attraversa gli ambiti di pittura, scultura, installazione e arte applicata, per una visione globale del "fare" artistico. Pratica la contaminazione e il dialogo tra le diverse forme di espressione. Nel 1974 entra a far parte dell' Associazione Belle Arti di Como nell'ambito della quale conosce i maestri dell' astrattismo Mario Radice, Aldo Galli, Carla Badiali. Alla ricerca e alla sperimentazione sui materiali affianca un'intensa attività espositiva, precisando la propria vocazione scultorea pur non rinunciando mai al colore: che si palesa sempre nella cromaticità dei materiali impiegati (la stessa pittura, del resto, è costantemente praticata sia come ricerca autonoma sia come supporto alla scultura). La volontà di esplorare diversi modi espressivi lo porta anche ad alcune incursioni nel campo della fotografia e della performance, come "Me stesso in vendita" ad Art Basel del 1978 e "Il volo di Icaro" a Fabiano (Lucca) nel 1985. Dal 1979 al 1984 vive frequentemente a Pietrasanta (Lucca), dove apprende l'arte del marmo e ha modo di instaurare contatti con il mondo artistico internazionale gravitante attorno ai luoghi del marmo. Nel 1984/85 ha numerosi soggiorni in Germania ed espone a Bonn, Francoforte, Stoccarda, Bruxelles, Anversa. Nel 1985 sperimenta le prime "Carte" ritagliate e dipinte da comporre sulla parete, che daranno luogo nel 1986 ai dipinti su tavola sagomata, cui seguiranno i bronzi smaltati e i "Dipinti-Sculture" in legno o PVC: opere tridimensionali che pongono in rapporto dialettico la pittura, la scultura e lo spazio in cui l'opera stessa si colloca. Nel 1986 espone i suoi marmi a Como in piazza San Fedele e tiene un laboratorio di scultura. A questa esperienza seguiranno altri laboratori e un periodo di attività didattica sperimentale nella scuola. Nello stesso anno partecipa a "Matita su carta" a Como, a cura di Luciano Caramel. Ha contatti con gli artisti comaschi Angelo Tenchio, Ico Parisi, Giuliano Collina, Francesco Somaini con il quale nel 1987/88 collabora alla realizzazione di un'opera monumentale. Negli stessi anni realizza alcune scenografie per il Teatro Città Murata di Como. Nel 1988 espone alla galleria Schubert di Milano il ciclo "Finestre" accompagnato da un racconto poetico-letterario di Gérard G. Lemaire. Si tratta di dipinti su tavole sagomate con elementi mobili o in rilievo, che tracciano un itinerario simbolico intorno al concetto di finestra: intesa come soglia, luogo di confine e di relazione tra interiorità e mondo esterno, individuo e altro-da-sè. Nel 1989 è invitato alla mostra "Italian Contemporary Art" a Kyoto e viene allestita una sua personale al castello di Carpi (Modena) dal Centro Documentazione Arte Contemporanea, presentata da Luisa Somaini. La sua iconografia si arricchisce di ulteriori elementi, che alludono al viaggio, alla riflessione sull'identità: ed ecco le valigie, gli specchi, le porte, le traiettorie e le scie luminose. Nel 1991 espone ancora alla galleria Schubert e in contemporanea alla galleria Il Salotto di Como con la personale "Incoerente Eternità" a cura di Pierre Restany, pubblicando per l'occasione un volumetto-catalogo di racconti brevi ispirati al ciclo di opere, con le quali precisa la propria ricerca intorno al tema del tempo e della luce. Nello stesso anno viene invitato alla mostra celebrativa di Piero della Francesca a New York, Buenos Aires, Firenze, Roma, Urbino. Nel 1992 realizza un'installazione alla galleria Marconi di Milano e sue opere vengono riprodotte su una serie di copertine delle riviste "Flare Architectural Magazine" e "Psychologos", con la quale inizia a collaborare. Realizza una serie di sculture in terracotta policroma, tecnica con la quale dà inizio anche al ciclo dei "Libri", che sviluppa il tema della memoria e del racconto. Nel 1993 l'Assessorato alla Cultura del Comune di Como cura la rassegna "Emilio Alberti - Tempo reale" con opere create appositamente per reinventare gli spazi della ex chiesa di S.Pietro in Atrio. Per l'occasione realizza anche la monumentale scultura-pendolo "Perpetuum mobile" per piazza Cavour antistante il lago, ora collocata all'Istituto Ca' d'Industria a Como. Sempre a Como nello stesso anno realizza una installazione sul Tempio Voltiano. Nel 1994 è invitato ad ARTEXPO di New York e dà vita con altri artisti alla rassegna d'arte ambientale "A filo d'acqua", sculture galleggianti nelle acque del lago, a Como. E' dello stesso anno la mostra "Racconti del solstizio" alla Galleria Schubert di Milano. Tra il 1994 e il '96 realizza diverse installazioni in spazi pubblici (tra cui "Volo a vela" lungo via Altamura a Foggia, "Galileo" in via Festa del Perdono a Milano e "Articolo 11" in piazza San Fedele a Como). Inizia a sperimentare la ceramica raku realizzando la serie dei "Piatti-sculture". Nel 1997 allestisce la personale "Tracce" alla Galleria Il Salotto di Como. Nel 1998 inizia una ricerca sull'interazione tra musica, arte visiva e ambiente, dando vita all'allestimento sonoro-visivo "Luoghi segreti" con il musicista Maurizio Mora. Un percorso attraverso un'iconografia simbolica che caratterizzerà la ricerca degli anni successivi: labirinti, impronte, vortici, specchi d’acqua che poi trafigge, taglia con la cesura netta di un pendolo, un filo a piombo, un raggio di luce, un’ombra. Nel 2000 espone alla Galleria La Fenice di Lugano. Fonda ARTEMI art project, un progetto interdisciplinare che unisce la sperimentazione e la ricerca artistica alla realizzazione di multipli, oggetti d'arte e di design. Nel 2005 è invitato alla Biennale di Ankara, Turchia. Nel 2006 presenta gli esiti della sua ricerca intorno al tema dell' acqua nella mostra "Giochi d'acqua" a Villa Imbonati, Cavallasca, Como. Continua poi a sviluppare la tecnica elaborata per questa serie, basata su stucchi, velature di colore, rilievi in metallo e inserti su tela. Verrà proposta al pubblico nel 2008 nella personale "D'acqua e Terra" alla Galleria Il Cubo, a San Fedele Intelvi (Co), a cura di Elena Di Raddo e nel 2009 con "Terre liquide", a cura di M. Caldarelli alla Galleria Il Salotto a Como.
Credo che Emilio Alberti sia in fondo un giardiniere appassionato, instancabilmente alle prese con le sue piantumazioni, potature, talee, innnesti... Lente reiterazioni e istantanee intuizioni caratterizzano il concretizzarsi dei suoi artefatti, come in ottemperanza alla necessità di controllo della crescita e del configurarsi della forma di organismi vegetali ma... non di piante o fiori si tratta anche se... scrivendo delle sue opere mi piace rievocare l'immagine del "Giardino dei sentieri che si biforcano" (argomentata da J.L.Borghes nell'omonimo scritto del 1941) non tanto per la trama quanto piuttosto per l'idea del racconto/labirinto, curioso elemento simbolico teso fra la cultura occidentale e quella orientale, una sorta di giardino cinese/all'inglese caratterizzato da un'intricata circonvoluzione di percorsi. L'idea del labirinto è centrale nel pensiero di Alberti come in quella di Borges e pervade tutta la sua produzione, anche dove non geometrizza le superfici ma, appunto, in qualità di terreno fertile accoglie il germinare e lo svilupparsi del pensiero in infinite sciarade, in declinazioni ondivaghe in seno ad uno spazio improbabile quanto certo nella sua evidenza fisica. Ricordo di aver già osservato come Emilio Alberti, ceramista, operi mescolando terra ed acqua in dosi calibrate, immerso nei propri pensieri, prefigurando le forme, compiutamente modellate... toccando con mano l’innocenza della materia, sperimentandone infinite trasfomazioni, alla ricerca dell’impasto perfetto né troppo molle né troppo refrattario a ricevere impronta… Ed ecco che, esaminando i dipinti, trovo ora quell'impronta digitale impressa/ingigantita sulla superficie di più di una tela... fatta di circonvoluzioni, trasformata in immagine enigmatica che nel suo essere biologica nella metonimia identità/verità mi ricorda le sinuosità dell'effigie del volto di Humbaba, celato da sette veli, custode misterioso della foresta degli dei e ucciso da Gilgamesh. L'epopea di questo eroe babilonese che sfida il divino, prefigura l'avventura di Teseo e la foresta/giardino, luogo oscuramente disorientante, prelude alla costruzione di Cnosso, con un comun denominatore espresso dalla decisionalità eroica. Il labirinto si rivela dunque luogo/logos delle verità e delle contraddizioni fra le quali si snoda il percorso, un percorso fatto di scelte che il filo di Arianna guida. Per Alberti, riprendendo il filo dell'impronta, è nel mesomorfismo incerto del primo impasto che si colloca la natura elementare di ogni opera compiuta... la cui materia accoglie il fondersi di grandi sogni elementari, articolati in brevi racconti enigmatici, quasi haiku, facendoci talvolta anche ironicamente perdere in un bicchier d’acqua. Una porzione minima però, già intellegibile, di quell'acqua profonda, carica di mistero, soglia degli abissi oceanici dell'inconscio. Ora navigatori, ora naufraghi immersi nella vastità delle acque genitrici, è li che sperimentiamo psichicamente l'ampiezza e la profondità del mistero. Sono acque di luce ed oscurità come lo spazio che ci sovrasta e ci contiene, ora rutilante nell'apparente nascere del giorno, ora tetro e voragine divoratrice di luce e stelle. Riflessioni e diffrazioni generati dall'acqua e dall'aria sono gli elementi più osservati ed elaborati da Alberti. La loro oscillazione, le metamorfosi cromatriche, gli istanti percettivi che nel flusso del divenire ce ne rivelano la natura fisica e ne permeano l'interpretazione simbolica, si ritrovano in ogni sua opera, espressi dai colori, rappresentati da metafore e simboli compositivi: meridiane, pendoli, gnomoni, labirinti, specchi d'acqua, onde e vortici... in un vero viaggio, anch'esso labirintico, fra gli elementi. Un viaggio, chiamato Tempo, la cui misteriosa natura sperimentiamo ad ogni istante, quasi senza rendercerne conto, e che Alberti ci invita a penetrare leggendo per immagini il dipanarsi del suo racconto, mentre la certezza fisica delle opere già si dilegua così come nuvole incerte nel cielo, trasportate dalla corrente nell'alveo del tempo all’estuario di questo fiume inesistente dove l’acqua salsa rifluisce mescolandosi a quella dolce, ai confini del mare della vita.
Michele Caldarelli, gennaio 2011
EMILIO ALBERTI Cenni biografici
Nato a Carugo (Como) nel 1952. Vive a Como. Si diploma all' Istituto Nazionale di Setificio di Como e al Liceo Artistico di Brera a Milano, frequenta l'Accademia di Brera interrompendola nel 1974, anno in cui inizia ad esporre. La sua ricerca sin dall'inizio attraversa gli ambiti di pittura, scultura, installazione e arte applicata, per una visione globale del "fare" artistico. Pratica la contaminazione e il dialogo tra le diverse forme di espressione. Nel 1974 entra a far parte dell' Associazione Belle Arti di Como nell'ambito della quale conosce i maestri dell' astrattismo Mario Radice, Aldo Galli, Carla Badiali. Alla ricerca e alla sperimentazione sui materiali affianca un'intensa attività espositiva, precisando la propria vocazione scultorea pur non rinunciando mai al colore: che si palesa sempre nella cromaticità dei materiali impiegati (la stessa pittura, del resto, è costantemente praticata sia come ricerca autonoma sia come supporto alla scultura). La volontà di esplorare diversi modi espressivi lo porta anche ad alcune incursioni nel campo della fotografia e della performance, come "Me stesso in vendita" ad Art Basel del 1978 e "Il volo di Icaro" a Fabiano (Lucca) nel 1985. Dal 1979 al 1984 vive frequentemente a Pietrasanta (Lucca), dove apprende l'arte del marmo e ha modo di instaurare contatti con il mondo artistico internazionale gravitante attorno ai luoghi del marmo. Nel 1984/85 ha numerosi soggiorni in Germania ed espone a Bonn, Francoforte, Stoccarda, Bruxelles, Anversa. Nel 1985 sperimenta le prime "Carte" ritagliate e dipinte da comporre sulla parete, che daranno luogo nel 1986 ai dipinti su tavola sagomata, cui seguiranno i bronzi smaltati e i "Dipinti-Sculture" in legno o PVC: opere tridimensionali che pongono in rapporto dialettico la pittura, la scultura e lo spazio in cui l'opera stessa si colloca. Nel 1986 espone i suoi marmi a Como in piazza San Fedele e tiene un laboratorio di scultura. A questa esperienza seguiranno altri laboratori e un periodo di attività didattica sperimentale nella scuola. Nello stesso anno partecipa a "Matita su carta" a Como, a cura di Luciano Caramel. Ha contatti con gli artisti comaschi Angelo Tenchio, Ico Parisi, Giuliano Collina, Francesco Somaini con il quale nel 1987/88 collabora alla realizzazione di un'opera monumentale. Negli stessi anni realizza alcune scenografie per il Teatro Città Murata di Como. Nel 1988 espone alla galleria Schubert di Milano il ciclo "Finestre" accompagnato da un racconto poetico-letterario di Gérard G. Lemaire. Si tratta di dipinti su tavole sagomate con elementi mobili o in rilievo, che tracciano un itinerario simbolico intorno al concetto di finestra: intesa come soglia, luogo di confine e di relazione tra interiorità e mondo esterno, individuo e altro-da-sè. Nel 1989 è invitato alla mostra "Italian Contemporary Art" a Kyoto e viene allestita una sua personale al castello di Carpi (Modena) dal Centro Documentazione Arte Contemporanea, presentata da Luisa Somaini. La sua iconografia si arricchisce di ulteriori elementi, che alludono al viaggio, alla riflessione sull'identità: ed ecco le valigie, gli specchi, le porte, le traiettorie e le scie luminose. Nel 1991 espone ancora alla galleria Schubert e in contemporanea alla galleria Il Salotto di Como con la personale "Incoerente Eternità" a cura di Pierre Restany, pubblicando per l'occasione un volumetto-catalogo di racconti brevi ispirati al ciclo di opere, con le quali precisa la propria ricerca intorno al tema del tempo e della luce. Nello stesso anno viene invitato alla mostra celebrativa di Piero della Francesca a New York, Buenos Aires, Firenze, Roma, Urbino. Nel 1992 realizza un'installazione alla galleria Marconi di Milano e sue opere vengono riprodotte su una serie di copertine delle riviste "Flare Architectural Magazine" e "Psychologos", con la quale inizia a collaborare. Realizza una serie di sculture in terracotta policroma, tecnica con la quale dà inizio anche al ciclo dei "Libri", che sviluppa il tema della memoria e del racconto. Nel 1993 l'Assessorato alla Cultura del Comune di Como cura la rassegna "Emilio Alberti - Tempo reale" con opere create appositamente per reinventare gli spazi della ex chiesa di S.Pietro in Atrio. Per l'occasione realizza anche la monumentale scultura-pendolo "Perpetuum mobile" per piazza Cavour antistante il lago, ora collocata all'Istituto Ca' d'Industria a Como. Sempre a Como nello stesso anno realizza una installazione sul Tempio Voltiano. Nel 1994 è invitato ad ARTEXPO di New York e dà vita con altri artisti alla rassegna d'arte ambientale "A filo d'acqua", sculture galleggianti nelle acque del lago, a Como. E' dello stesso anno la mostra "Racconti del solstizio" alla Galleria Schubert di Milano. Tra il 1994 e il '96 realizza diverse installazioni in spazi pubblici (tra cui "Volo a vela" lungo via Altamura a Foggia, "Galileo" in via Festa del Perdono a Milano e "Articolo 11" in piazza San Fedele a Como). Inizia a sperimentare la ceramica raku realizzando la serie dei "Piatti-sculture". Nel 1997 allestisce la personale "Tracce" alla Galleria Il Salotto di Como. Nel 1998 inizia una ricerca sull'interazione tra musica, arte visiva e ambiente, dando vita all'allestimento sonoro-visivo "Luoghi segreti" con il musicista Maurizio Mora. Un percorso attraverso un'iconografia simbolica che caratterizzerà la ricerca degli anni successivi: labirinti, impronte, vortici, specchi d’acqua che poi trafigge, taglia con la cesura netta di un pendolo, un filo a piombo, un raggio di luce, un’ombra. Nel 2000 espone alla Galleria La Fenice di Lugano. Fonda ARTEMI art project, un progetto interdisciplinare che unisce la sperimentazione e la ricerca artistica alla realizzazione di multipli, oggetti d'arte e di design. Nel 2005 è invitato alla Biennale di Ankara, Turchia. Nel 2006 presenta gli esiti della sua ricerca intorno al tema dell' acqua nella mostra "Giochi d'acqua" a Villa Imbonati, Cavallasca, Como. Continua poi a sviluppare la tecnica elaborata per questa serie, basata su stucchi, velature di colore, rilievi in metallo e inserti su tela. Verrà proposta al pubblico nel 2008 nella personale "D'acqua e Terra" alla Galleria Il Cubo, a San Fedele Intelvi (Co), a cura di Elena Di Raddo e nel 2009 con "Terre liquide", a cura di M. Caldarelli alla Galleria Il Salotto a Como.
05
febbraio 2011
Emilio Alberti – Mondi Liquidi
Dal 05 al 27 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DI SAN PIETRO IN ATRIO
Como, Via Odescalchi, (Como)
Como, Via Odescalchi, (Como)
Orario di apertura
lunedì - venerdì 16,30 - 19,30 sabato e domenica 10,30 - 12,30 16,30 - 19,30
Vernissage
5 Febbraio 2011, ore 18
Sito web
www.emilioalberti.it
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