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Enrico Manera
Una rassegna espositiva dedicata ad Enrico Manera, nell’ambito degli eventi della 5 Biennale Internazionale d’Arte di Ferrara.
Comunicato stampa
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Enrico Manera,“Il Gran Guignol della pittura” come correttamente definito da Maurizio Sciaccaluga, è un provocatore nato e come tale è uno degli italiani che ha riportato gli occhi del mondo sulla nuova arte figurativa del bel paese. Non perde occasione di ridicolizzare la società attuale e le sue insite contraddizioni. “Nelle sue mani, infatti le icone del contemporaneo proiettano la pittura in quei rutilanti , trionfanti e futuribili universi di creatività e fantasia che sono il fumetto, il cinema e pubblicità…”
I simboli delle case cinematografiche di Hollywood (Paramount, Columbia, Twenty Century Fox), i personaggi dei cartoni animati (Topolino, Batman), l’annuncio del terzo millennio, sono rappresentati nelle sue opere con uno stile originale, spiritoso e affabulante. La pittura lo interessa come finzione che esalta l’oggetto, il prodotto, la merce della società consumistica: Manera gioca una partita che è al contempo adulatoria provocatoria e demistificante. Nel suo celebre “Bozzetto originale per simultanea” rappresenta il tema dell’annuncio del nuovo millennio, molto sentito e mercificato nella società consumistica: la mano del robot e quella dell’Adamo di Michelangelo che si toccano nello spazio è tra le immagini realizzate per la Zecca e il Poligrafico dello Stato nel 1999, scelta per il primo francobollo del Terzo Millennio.
Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma collabora con le gallerie, attirando l’attenzione della critica, esponendo tra gli altri con Carla Accardi ed Enrico Baj, e dal 1979 inizia il sodalizio con Mario Schifano e con gli altri esponenti della “Scuola di piazza del popolo” Franco Angeli e Tano Festa. Le sue sperimentazioni però si sviluppano su percorsi di ricerca più personali, esprimendosi attraverso il riutilizzo delle immagini tratte dai fumetti. Nel 1980 è invitato alla mostra “20 anni di segnali”, dove ottiene il premio Salvatore Basile per l’omaggio a Pino Pascali. Dal 1982 apre lo studio a San Francisco. Nel 1988 ritorna a Roma per prender parte ai funerali di Tano Festa a cui dedica una mostra dal provocatorio titolo “Pensione Bronsky”.
A inizio anni novanta, allestisce innumerevoli mostre in Europa e America; nel 1997 gli viene commissionata una mostra dedicata a Sergio Leone al Museo civico di Spoleto; nel 1998 dedica un ciclo di opere, esposte all'Ex Mattatoio di Roma, a Massimo Troisi dal titolo “Cuore d’artista”. Le sue opere sono acquistate da collezionisti lungimiranti e da collezioni istituzionali prestigiose; l’Alitalia lo invita ad esporre a Milano presso l’aeroporto di Malpensa, in catalogo uno scritto di Achille Bonito Oliva. La Regione Emilia Romagna gli dedica una personale che raccoglie opere che vanno dalla metà degli anni ’70 al 2001. La casa editrice Maretti e Wilde Publisher pubblica un suo libro dedicato ad Angeli, Festa e Schifano dal titolo “Cafe' des artistes”.
Ironico e aggressivo il discorso di Enrico Manera è ritualmente portato a significare più il Sapere che il Fare. Enrico Manera non si limita come già ampiamente scritto da Achille Bonito Oliva al banale della decorazione, ma piuttosto alla divulgazione di certa storia dell’Arte. (…) Un temperamento onnivoro, una vena che sembra una sequenza da Blob, in una forma di citazione continua. Enrico Manera parte da lontano: lungo la strada rivisita, mischia, contamina, in una sorta di prestidigitazione applicata al braccio e alla mente. Tutto può essergli congeniale, nulla diventa per lui definitivo. Ha cominciato con il teatro, il cinema, poi la pittura, l’insegnamento di Monachesi. Con il colore nel DNA lo hanno definito anche “saccheggiatore” e il riferimento gli aderisce perfettamente, come una calcomania, la sua è l’esaltazione della calcomania, perché Enrico Manera è un artista “carta assorbente”. Ciò che lo ha preceduto come ciò che lo circonda entra direttamente in circuito nel suo modo personalissimo di esprimersi. L’occhio vede, metabolizza, restituisce. Enrico Manera si forma alla cosiddetta “Scuola di Piazza del Popolo” rappresentata soprattutto dal “trio maledetto” Schifano, Angeli, Festa. Anche Enrico Manera, seppur più giovane si sente parte del gruppo, ma non tanto dannato; per quante ne combini, non riesce mai a perdere la sua “paciosità” di fondo.(…) Cosi lo descrive Marino. Nella sua vasta produzione artistica appare evidente quanta influenza abbia esercitato la lezione di Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli dei quali Manera ne è il consapevole erede.
I simboli delle case cinematografiche di Hollywood (Paramount, Columbia, Twenty Century Fox), i personaggi dei cartoni animati (Topolino, Batman), l’annuncio del terzo millennio, sono rappresentati nelle sue opere con uno stile originale, spiritoso e affabulante. La pittura lo interessa come finzione che esalta l’oggetto, il prodotto, la merce della società consumistica: Manera gioca una partita che è al contempo adulatoria provocatoria e demistificante. Nel suo celebre “Bozzetto originale per simultanea” rappresenta il tema dell’annuncio del nuovo millennio, molto sentito e mercificato nella società consumistica: la mano del robot e quella dell’Adamo di Michelangelo che si toccano nello spazio è tra le immagini realizzate per la Zecca e il Poligrafico dello Stato nel 1999, scelta per il primo francobollo del Terzo Millennio.
Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma collabora con le gallerie, attirando l’attenzione della critica, esponendo tra gli altri con Carla Accardi ed Enrico Baj, e dal 1979 inizia il sodalizio con Mario Schifano e con gli altri esponenti della “Scuola di piazza del popolo” Franco Angeli e Tano Festa. Le sue sperimentazioni però si sviluppano su percorsi di ricerca più personali, esprimendosi attraverso il riutilizzo delle immagini tratte dai fumetti. Nel 1980 è invitato alla mostra “20 anni di segnali”, dove ottiene il premio Salvatore Basile per l’omaggio a Pino Pascali. Dal 1982 apre lo studio a San Francisco. Nel 1988 ritorna a Roma per prender parte ai funerali di Tano Festa a cui dedica una mostra dal provocatorio titolo “Pensione Bronsky”.
A inizio anni novanta, allestisce innumerevoli mostre in Europa e America; nel 1997 gli viene commissionata una mostra dedicata a Sergio Leone al Museo civico di Spoleto; nel 1998 dedica un ciclo di opere, esposte all'Ex Mattatoio di Roma, a Massimo Troisi dal titolo “Cuore d’artista”. Le sue opere sono acquistate da collezionisti lungimiranti e da collezioni istituzionali prestigiose; l’Alitalia lo invita ad esporre a Milano presso l’aeroporto di Malpensa, in catalogo uno scritto di Achille Bonito Oliva. La Regione Emilia Romagna gli dedica una personale che raccoglie opere che vanno dalla metà degli anni ’70 al 2001. La casa editrice Maretti e Wilde Publisher pubblica un suo libro dedicato ad Angeli, Festa e Schifano dal titolo “Cafe' des artistes”.
Ironico e aggressivo il discorso di Enrico Manera è ritualmente portato a significare più il Sapere che il Fare. Enrico Manera non si limita come già ampiamente scritto da Achille Bonito Oliva al banale della decorazione, ma piuttosto alla divulgazione di certa storia dell’Arte. (…) Un temperamento onnivoro, una vena che sembra una sequenza da Blob, in una forma di citazione continua. Enrico Manera parte da lontano: lungo la strada rivisita, mischia, contamina, in una sorta di prestidigitazione applicata al braccio e alla mente. Tutto può essergli congeniale, nulla diventa per lui definitivo. Ha cominciato con il teatro, il cinema, poi la pittura, l’insegnamento di Monachesi. Con il colore nel DNA lo hanno definito anche “saccheggiatore” e il riferimento gli aderisce perfettamente, come una calcomania, la sua è l’esaltazione della calcomania, perché Enrico Manera è un artista “carta assorbente”. Ciò che lo ha preceduto come ciò che lo circonda entra direttamente in circuito nel suo modo personalissimo di esprimersi. L’occhio vede, metabolizza, restituisce. Enrico Manera si forma alla cosiddetta “Scuola di Piazza del Popolo” rappresentata soprattutto dal “trio maledetto” Schifano, Angeli, Festa. Anche Enrico Manera, seppur più giovane si sente parte del gruppo, ma non tanto dannato; per quante ne combini, non riesce mai a perdere la sua “paciosità” di fondo.(…) Cosi lo descrive Marino. Nella sua vasta produzione artistica appare evidente quanta influenza abbia esercitato la lezione di Tano Festa, Mario Schifano e Franco Angeli dei quali Manera ne è il consapevole erede.
02
ottobre 2010
Enrico Manera
Dal 02 al 31 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
SPAZIO DOMUS TURCA
Ferrara, Via Del Turco, 37/a, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Turco, 37/a, (Ferrara)
Orario di apertura
tutti i giorni sabato e domenica su appuntamento
Vernissage
2 Ottobre 2010, ore 18.30
Sito web
www.biennaleferrara.com
Autore
Curatore