07 dicembre 2022

exibart prize incontra Uli 9 11 / Giulia Osella

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L’elemento che accomuna i due filoni delle mie opere è lo schema apparentemente metodico e preciso, pennellate ripetitive che prendono connotazioni differenti da tela a tela, con il disegno dettato dalle diverse tonalità di acrilico utilizzato.

Uli 9 11 / Giulia Osella

Qual è stato il tuo percorso artistico?

Da piccola ho avuto sempre la vicinanza alle arti grafiche, disegno a matita e acquerelli, ma la mia strada è proseguita distante da tutto ciò. Mi sono laureata in una triennale di medicina, sono attualmente infermiera in ambito chirurgico e sia nel lavoro che nella vita privata è prevalsa la metodicità, la programmazione, la rigidità dell’attenersi a evidenze scientifiche, modelli predefiniti e standardizzati.
Tutto lontano dalle emozioni che può scatenare l’espressione artistica, l’assecondare un’ispirazione, la profondità di poter tramutare emozioni, sensazioni in un qualcosa di concreto, in un’opera che e’ tua, una tua creatura, una parte di te che da astratta diventa reale.
Dopo molti anni, in un periodo di stravolgimento a livello personale, tutto ciò su cui avevo costruito la mia razionale e perfetta esistenza  e sotto il quale avevo seppellito la gioia dell’espressione artistica, è crollato.
E’ crollato e ha rimesso tutto in discussione, ha fatto rinascere qualcosa che c’è sempre stato dentro di me ma a cui non ho dato spazio.
Nelle opere che dipingo sono autodidatta, ma nonostante ciò, ricerco e testo continuamente nuove tecniche, nuovi materiali  e nuovi ausili per arricchire e perfezionare la stesura sulla tela, per valorizzare l’espressione. 

 

Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?

L’elemento che accomuna i due filoni delle mie opere e’ lo schema apparentemente metodico e preciso, pennellate ripetitive che prendono connotazioni differenti da tela a tela, con il disegno dettato dalle diverse tonalità di acrilico utilizzato. Ciò vuole esprimere la mia precedente visione della vita, il programmare e ricercare una vita perfetta, step dopo step, perfettamente il linea con quello che la società e i luoghi comuni, anche se indirettamente, ci “impongono”.
In realtà ogni pennellata è diversa, imperfetta, con inclinazione e intensità propria, per racchiuderla in una parola: unica.
Cerco di trasmettere l’unicità che sta dentro ognuno di noi, talvolta ancora assopita, non esplicita, non consapevole, mascherata ad una prima occhiata, dagli schemi regolari dell’esteriorità, dell’apparenza e della perfezione.
Il secondo filone di opere ripropone tale schema in contrapposizione alla stesura dell’acrilico in modo irregolare, fluido, vivo e privo di qualsiasi schematizzazione.
Qui viene rappresentata la presa di consapevolezza dove è protagonista il cambiamento, la rinascita interiore, dove ciò che era assopito nel profondo, sotto le maschere che consciamente o inconsciamente si indossa, prende il sopravvento e nel caos ci porta a ritrovare noi stessi, la nostra vera strada e unicità.

 

In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?

Con la condivisione! Il condividere cosa c’è nell’animo dell’artista, cosa ha portato alla nascita di ogni opera, quale evento o sentimento ha fatto si che scaturisse l’intuizione creativa.
La condivisione di emozioni, esperienze, sensazioni produce una connessione più “intima” tra chi crea e chi contempla l’opera, dando spunti di riflessione all’osservatore, dando la possibilità non solo di guardare un’opera, ma di contemplarla, percepire le emozione che hanno portato l’artista a crearla e sentirla non solo come un’immagine visiva ma come qualcosa di molto più profondo.
Credo fortemente che creare opere l’arte, o semplicemente contemplarle sia un atto terapeutico.
La nostra mente, affollata da pensieri, problemi, non smette mai di lavorare ed è in costante movimento senza tregua.
Spostare lo sguardo sull’arte, sul creare, sul trasmettere emozioni, sul percepire sensazioni osservandola porta a liberarsi da ansia tensioni e, come per incanto, affiorano in noi nuove intuizioni, si affacciano soluzioni  a problemi pratici e la calma prende, in modo naturale, il posto dello stress.
In prima persona ho vissuto grazie all’arte un vero e proprio cambiamento interiore, ma finché rimaniamo ancorati alla superficie, guardando con occhi sfuggenti ciò che ci circonda, non riusciremo a cogliere quante cose straordinarie può portare l’arte in ognuno di noi. 

 

Quali sono i tuoi programmi per il futuro?

Ho passato buona parte della la mia vita programmandola meticolosamente, e le cose più sorprendenti, stimolanti e inaspettate sono capitate quando ho smesso di programmare.
Non lascerò tutto al caso, ma credo anche che la vita non sbagli mai, e abbia un disegno per ognuno di noi.
Continuerò a creare, imparare, migliorare e credere che l’avere fiducia in se stessi, nelle passioni e nella vita.. non potrà che portare a risvolti meravigliosi, qualunque essi siano.

 

In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?

Dando la possibilità di creare location espositive, creare collaborazioni ed eventi con gallerie, supportando così soprattutto i giovani artisti.
Creando più fiducia e più spinta verso il mondo dell’arte, non solo per gli artisti ma anche per il pubblico, creando una sinergia che favorisca e trasmetta la passione per l’arte e la cultura. 

 

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