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exibart prize incontra Yukang Tao

di - 30 Gennaio 2025

Come hai scoperto la tua passione per l’arte? Ci sono stati momenti o persone particolari che hanno influenzato il tuo percorso?

La mia passione per l’arte è emersa in modo piuttosto inaspettato. Inizialmente, ho intrapreso una laurea in ingegneria e l’arte non era qualcosa verso cui mi sentivo attratto nei miei primi anni accademici. Tuttavia, addentrandomi nel mondo dei media digitali, ho capito che l’arte poteva offrire uno spazio per esplorare le complessità sfumate della vita che i metodi rigidi dell’ingegneria non riuscivano a cogliere pienamente. Questa scoperta mi ha permesso di fondere il mio approccio logico e basato sui dati dell’ingegneria con un’esplorazione artistica più fluida ed emotiva nei media digitali.
Non c’è stata una persona specifica che ha influenzato il mio percorso, ma piuttosto una serie di esperienze personali e osservazioni della società che mi hanno spinto verso questa fusione tra arte e tecnologia.

Ci sono temi o concetti ricorrenti che esplori attraverso la tua arte? Cosa ti ispira maggiormente?

Crescendo in Cina, sono stato circondato da strutture sociali profondamente radicate nei valori confuciani e etero-patriarcali, e come uomo gay, sono sempre stato consapevole della mia “alterità”. Queste pressioni culturali, combinate con l’ascesa della tecnologia e della sorveglianza, hanno influenzato significativamente il mio lavoro.

Puoi raccontarci di un progetto o di un’opera a cui tieni particolarmente e spiegarci il motivo?

Uno dei miei progetti più importanti è “Re-Freaks”, in cui approfondisco la trasformazione dell’identità umana attraverso i mezzi tecnologici. In questo lavoro, esploro come gli individui diventino “freaks” agli occhi della società a causa della loro divergenza dalla norma, sia per questioni di genere, razza o sessualità. Ciò che rende questo progetto particolarmente significativo per me è il suo focus su come la tecnologia amplifichi e allo stesso tempo oscuri queste differenze, spesso appiattendo l’individualità in dati o spettacolo. Questo lavoro cattura la tensione tra l’essere osservati e l’essere invisibili, una dualità che ho personalmente affrontato nella mia vita. “Re-Freaks” è una riflessione del mio desiderio di rompere con le categorizzazioni sociali e creare una comprensione inclusiva e in continua evoluzione dell’identità umana.

In che modo l’interazione con il pubblico influisce sulla tua pratica artistica? Ti capita di modificare il tuo lavoro in risposta ai feedback che ricevi?

L’interazione con il pubblico svolge un ruolo cruciale nel mio lavoro, poiché molte delle mie opere sono radicate nella tecnologia e nei media, che sono intrinsecamente interattivi. Il modo in cui gli spettatori interpretano e interagiscono con l’opera, basato sui loro background, prospettive e contesti culturali, spesso porta a strati di significato che non avevo inizialmente considerato. Questa relazione dinamica tra il pubblico e l’opera mi entusiasma, poiché trasforma il processo in un’esperienza collaborativa. Anche se prendo seriamente in considerazione i feedback, non modifico sempre l’opera in base a essi. Tuttavia, le interpretazioni e le emozioni che emergono dal pubblico spesso mi spingono a riconsiderare il mio approccio per progetti futuri, spingendomi ad esplorare i temi da angolazioni diverse.

Cosa pensi della commercializzazione dell’arte contemporanea? Pensi che possa compromettere l’integrità dell’opera o la sua funzione critica?

La commercializzazione è una parte inevitabile del mondo dell’arte contemporanea, soprattutto poiché la tecnologia porta l’arte in spazi come i social media. Sebbene la commercializzazione possa a volte rischiare di mercificare l’espressione artistica, riducendola a un prodotto piuttosto che a un’esperienza, credo anche che non debba necessariamente compromettere l’integrità dell’opera. La funzione critica dell’arte – sfidare le norme, stimolare il dialogo e spingere i confini – può ancora esistere all’interno di un contesto commerciale. Anzi, infiltrandosi in spazi commerciali, l’arte può talvolta raggiungere un pubblico più ampio e provocare discussioni importanti che potrebbero non essere state possibili all’interno di circoli artistici più isolati. È un equilibrio delicato, ma che può essere gestito senza perdere l’essenza fondamentale dell’opera. Alla fine, si tratta di mantenere l’autenticità nella propria visione creativa, indipendentemente dalle pressioni esterne.

Re-Freaks

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