Flashback Art Fair, Torino. Pinuccio Sciola, Seme di pace, Basalto. Courtesy MANCASPAZIO
Flashback, dal suo esordio, non è mai stata solo una fiera: è una narrazione in divenire, un progetto che ogni anno si trasforma e si espande. Quest’anno, in occasione della XIII edizione, in programma dal 30 ottobre al 2 novembre, Flashback Art Fair decide di non darsi un titolo: è un atto deliberato di resistenza, che equivale a rifiutare qualsiasi narrazione unica o definitiva.
Il racconto di questa fiera, dove l’arte è tutta contemporanea, si è sempre allungato nel tempo per restituire all’arte, anche a quella storicizzata, un legame forte e attuale con il presente. Il suo spazio è un luogo di accoglienza, un territorio non colonizzato, privo di vessilli, in cui ogni diversità può esprimersi e dove l’arte non segue le gerarchie imposte ma si muove in un ambiente fluido e orizzontale, libero da etichette e imposizioni. Scegliendo ora di non darsi un titolo è sintomatica della volontà di creare un habitat fertile, uno spazio denso, in continuo movimento, una “zona franca” dell’arte, che accoglie le differenze, le molteplici identità, le voci fuori dal coro come principi fondanti, celebrando la libertà dell’arte ma anche, e soprattutto, affermando con chiarezza l’intenzione di abbattere le barriere, fisiche e temporali e restituire visibilità all’invisibile.
I 20.000 mq del complesso di corso Lanza, in occasione della fiera, si trasformano attraverso i molteplici linguaggi dell’arte che le gallerie partecipanti restituiscono nella forma di un racconto sfaccettato e composito, un’inedita staffetta che, senza limiti temporali, scandisce il percorso espositivo dell’imponente palazzo razionalista.
Nella ricca proposta fieristica, possiamo già anticipare la presenza della Galleria Umberto Benappi, che proporrà LIBER di Aldo Mondino; la Galleria del Ponte, con Le Couple Viking di Pinot Gallizio, che rompe gli schemi della tradizione borghese, aprendo l’arte a una dimensione collettiva e democratica; e anche la Galleria Riccardo Boni, che offre le Delocazioni di Parmiggiani, evocative dell’invisibile e della memoria, di un’assenza ottenuta dalle tracce di fuliggine lasciate dagli oggetti nello spazio; o la Galleria dello Scudo con l’Hermaphrodite di Amedeo Modigliani, che ci mostra con tratti semplici e affilati un altro di quei mondi liminali, sulla soglia, che sfuggono alle norme e alle etichette e che Flashback indaga come valore fondante.
Ancora, la Galleria Mancaspazio presenta le “pietre sonore” di Pinuccio Sciola che, praticando tagli e incisioni nella materia, le fa cantare mostrando la capacità visionaria dell’artista; mentre Galleria Canesso con Luigi Miradori detto Genovesino e la sua Muzio Scevola davanti a Porsenna, dà una dimostrazione visiva del coraggio, della fermezza, dell’integrità morale del popolo romano davanti al nemico. Frascione Gallery invece ci conduce nel mondo di Bernardo Strozzi detto Il Cappuccino, che ricevette ricevette l’accusa, sostenuta dal procuratore fiscale Antonio Guido Castiglione, di esercitare la pittura in forme tali da recare disonore all’abito sacerdotale in quanto praticata in luoghi pubblici, per fini di lucro e includendo soggetti profani. Non da ultimo, Floris Van Wanroij Fine Art torna a Flashback con la pittura fiamminga del “maestro indipendente” Adriaen van Overbeke, un artista straordinariamente rappresentativo di un’arte che non si lascia incasellare. Il suo lavoro è testimonianza di una pittura che sfugge all’unicità del genio riconosciuto e parla invece della ricchezza nascosta nella marginalità, nella diversità, nella pluralità dei linguaggi.
Appuntamento dunque a Torino, in Corso Lanza, dal 30 ottobre al 2 novembre, con l’invito a perdersi e ritrovarsi in uno spazio senza definizioni, dove l’arte abita il presente senza doverlo spiegare e ogni sguardo può generare una nuova possibilità di senso, passione e stupore.
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